Riassunto analitico
La nefrolitiasi calcica idiopatica (NCI) è una patologia a prevalenza elevata nella popolazione generale, stimata attorno al 6-8% in Italia. La patologia è caratterizzata dalla formazione di calcoli a composizione prevalentemente di ossalato di calcio e più raramente di fosfato di calcio, non è riconducibile a nessun noto processo patologico che alteri il metabolismo del calcio, dell’ossalato o del fosforo. La dieta sembra avere un ruolo importante nell’inibizione o formazione dei calcoli di ossalato di calcio. Recentemente, anche il microbiota intestinale è stato proposto come possibile punto chiave nel processo di formazione dei calcoli. È stato condotto uno studio clinico osservazionale comparativo senza farmaci presso il Centro Calcolosi Renale dell’U.O.C Medicina Interna e Lungodegenza Critica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Il disegno sperimentale ha previsto l’arruolamento di 2 gruppi di volontari in parallelo, appaiati per età e per sesso (gruppo calcolotici e controlli). Per ogni partecipante sono stati raccolti dati anagrafici, anamnestici e alimentari rilevati tramite l’utilizzo del questionario di tipo food frequency. Un campione fecale per le analisi del microbiota intestinale è stato prelevato al fine di svolgere analisi meta genomiche (16S rRNA microbial profiling). Ogni partecipante ha poi completato una raccolta delle urine di 24 ore per la determinazione del profilo di rischio litogeno urinario (pH, volume, creatinina, sodio, potassio, cloro, calcio, fosforo, magnesio, acido urico, ammonio, ossalato, solfato, urea, citrato) e per il calcolo delle sovrasaturazione per i sali litogeni. Le analisi statistiche relative ai questionari alimentari hanno mostrato differenze statisticamente significative, tra controlli e calcolotici, nelle frequenze di consumo e quantità di alcuni alimenti e dei gruppi alimentari e quindi nell’intake giornaliero medio di alcuni macronutrienti come proteine animali, lipidi animali, grassi saturi totali e in alcuni micronutrienti, come calcio e riboflavina. Per quanto riguarda il profilo di rischio litogeno urinario, le analisi svolte hanno mostrato differenze statisticamente significative tra controlli e calcolotici, in particolare i livelli di calciuria, ossaluria, sovrasaturazione CaP sono risultati statisticamente più elevati nei calcolotici rispetto ai controlli, mentre i livelli di sovrasaturazione da acido urico sono risultati statisticamente inferiori nei calcolotici rispetto ai controlli. Le analisi metagenomiche hanno mostrato che il numero di specie batteriche (indice di alfa-diversità) presenti nei soggetti calcolotici era significativamente inferiore rispetto ai controlli non calcolotici, espressione di una maggiore disbiosi. Sono inoltre state rilevate differenze statisticamente significative nell’abbondanza relativa di 23 specie batteriche, tra cui Bifidobacterium breve, Citrobacter koseri e Bacteroides uniformis, più rappresentate nei controlli. Non sono state dimostrate differenze statisticamente significative per la presenza dell’Oxalobacter formigenes, batterio con nota capacità di degradazione dell’ossalato, tra controlli e calcolotici. Tra i batteri ossalato-degradanti è stata riscontrata una presenza significativamente maggiore (p=0.03) di Enterococcus faecalis nei controlli rispetto ai calcolotici (abbondanza relativa rispettivamente di 0.00229% e 0.00010%). Si conferma il dato, già presente in letteratura, secondo cui i soggetti calcolotici hanno abitudini alimentari e fattori di rischio metabolici urinari significativamente diversi rispetto ai controlli non calcolotici. A livello del microbiota intestinale, la calcolosi calcica idiopatica si associa a una maggiore disbiosi. Sono necessari ulteriori studi per chiarire il ruolo fisiopatologico delle alterazioni del microbiota intestinale e delle sue interazioni con la dieta nella calcolosi renale.
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