Riassunto analitico
La mia tesi si propone di esaminare i rapporti tra la politica sovietica e il partito comunista italiano nell’immediato dopoguerra, in particolare in riferimento alla “svolta” avviata da Stalin con la fondazione del Cominform nel settembre del 1947. Sulla base di un continuo dialogo con i risultati e le ipotesi della storiografia in materia, l’obiettivo principale è quello di dimostrare, come, a partire dalla conferenza di Szklarska Poreba, il leader sovietico abbia impresso ai paesi dell’Europa centrale e orientale, così come ai partiti comunisti dell’Europa occidentale, un corso politico totalmente nuovo, non esitando a fermare e piegare gli uomini e le forze che erano intenzionati a proseguire il cammino lungo le “vie nazionali”. Attraverso un decisivo mutamento di rotta introdotto nei lavori dell’incontro, Stalin trasformò la conferenza in un’occasione per porre fine alla grande coalizione antifascista e a quel che era sorto in Europa con la nascita quasi ovunque di governi di coalizione comprendenti le forze antifasciste. Alla definizione di un coordinamento tra la politica estera sovietica e la politica nazionale dei partiti comunisti europei alla fine della guerra, fece seguito, dunque, pochi anni più tardi, la brusca svolta determinata dalla polarizzazione internazionale. Con il rapporto Zdanov l’Urss tornava a far propria quella visione bipolare nel mondo che già alla fine degli anni ’20 aveva caratterizzato la sua politica e che condannava in partenza ogni idea di equidistanza, di neutralità e di non allineamento, e il Cominform, con la sua organizzazione permanente, avrebbe dovuto essere il fattore essenziale per dar vita al “campo” in Europa. Da qui il ruolo di spartiacque che è del tutto legittimo attribuire a quel che è avvenuto a Szklarska Poreba nel settembre del 1947, e che impone di distinguere gli anni 1945-1947 da quelli successivi. Tale distinzione si riflette nella stessa articolazione della mia ricerca, che può essere suddivisa in due blocchi: i primi due capitoli mirano ad approfondire le basi, le concezioni e le motivazioni della politica di Stalin all’indomani della Seconda guerra mondiale, e l’interazione tra Mosca e il partito comunista italiano prima del momento di svolta del 1947, con uno sguardo attento alla politica nazionale di Togliatti, che costituisce un modello della politica comunista in quegli anni, in consonanza con gli indirizzi di politica estera di Stalin. Il terzo e quarto capitolo, invece, si propongono di mostrare come la fondazione del Cominform abbia dato avvio al processo di crisi e di dissoluzione del sistema dell’alleanza antifascista e alla sua sostituzione con l’ordine internazionale basato sul sistema bipolare, indagando le concezioni e gli orientamenti che presiedettero alla sua nascita e al suo precoce declino politico, e le conseguenze che il nuovo organismo ha avuto sul gruppo dirigente e sul corso politico del PCI. Ci si trovava, infatti, di fronte non soltanto ad una precisa richiesta di mutamento della linea politica, ma al problema del riconoscimento del ruolo di guida dell’Unione Sovietica e del suo partito. E cioè al problema dell’accettazione o meno dei compiti che nella nuova situazione internazionale Stalin intendeva assegnare ai partiti comunisti dell’Europa occidentale.
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