Riassunto analitico
L’ambito di applicazione della Convenzione di Berna per la Protezione delle Opere Letterarie e Artistiche include le opere derivate all’Articolo 2, Paragrafi (3) e (5). L’Articolo 2(5) introduce anche un'altra nozione fondamentale per la Convenzione: il requisito di originalità. Per poter essere protette da diritto d’autore, le opere devono avere carattere di “creazioni intellettuali”. La Convenzione definisce questo concetto in termini vaghi, e lascia gli Stati Membri liberi di determinare il proprio standard di originalità. La presente tesi si focalizza sulla definizione di opera derivata e sui diritti riconosciuti dalla Convenzione agli autori di opere derivate. Inoltre, la tesi analizza il concetto di originalità proposto da due Membri autorevoli della Convenzione: l’UE e gli U.S.A. In aggiunta, la tesi si concentra sugli approcci alla derivazione di due Paesi di Common Law, gli Stati Uniti e il Regno Unito, focalizzandosi sui vantaggi e gli svantaggi di queste due dottrine opposte. Attraverso l’analisi delle disposizioni contenute nella Convenzione e con il supporto delle Guide alla Convenzione pubblicate dalla WIPO, è stato possibile definire le opere derivate come opere risultanti dalla trasformazione degli elementi originali di un’opera preesistente. La Convenzione tutela le opere derivate come opere originali, per cui agli autori di opere derivate vengono riconosciuti gli stessi diritti degli autori di opere primarie. Per quanto riguarda l’originalità, l’UE ha svolto un processo di armonizzazione dei suoi standard, esigendo che le opere siano il risultato della “creazione intellettuale dell’autore”, non ostacolata da limitazioni funzionali o tecniche. Le corti statunitensi sostengono invece che una “modica quantità di creatività” sia richiesta dalla Costituzione, nella cosiddetta “Clausola sul Diritto d’Autore”. Infine, dalle fonti emerge che sia l’approccio standard-based statunitense che quello rule-based britannico alla derivazione siano efficienti in termini di flessibilità verso futuri sviluppi tecnologici, nonostante adottino strategie differenti.
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Abstract
The scope of the Berne Convention for the Protection of Literary and Artistic Works includes derivative works in Paragraphs (3) and (5) of Article 2. Article 2(5) also introduces a central notion of the Convention: the originality requirement. In order for works to be copyrightable, they must be “intellectual creations.” The Convention defines this prerequisite in broad terms and leaves States free to determine their own standards of originality. This thesis focuses on the definition of derivative work and on the rights granted to derivative works’ authors in the Berne Convention. Moreover, the thesis discusses the notions of originality adopted by two prominent contracting parties to the Convention: the EU and the U.S. An analysis is also conducted on the attitudes taken by two Common Law countries, the U.S. and the U.K., on derivation, focusing on the benefits and disadvantages of these opposite approaches. Through the analysis of the provisions of the Convention and with the support of the WIPO Guides to the Convention, it was possible to define derivative works as works resulting from the transformation of the original elements of pre-existing works. The Convention protects derivative works as original works, thus their authors are granted the same rights as authors of primary works. As concerns originality, the EU has carried out a process of harmonisation of its standard, requiring that works are the “author’s own intellectual creation”, resulting from unconstrained creative choices. On the other hand, U.S. courts have argued that a “modicum of creativity” is required for copyright by the U.S. Constitution, in the so-called “Copyright Clause.” Finally, evidence showed that both the U.S. standard-based approach and the U.K. rule-based philosophy on derivation are effective in providing flexibility towards future technologies, though they adopt different strategies.
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