Riassunto analitico
Per molto tempo gli studi sulla metafora si sono limitati al livello linguistico, considerando la metafora unicamente come una questione di parole piuttosto che di pensiero e azione. La metafora è per molti soltanto un artificio retorico utilizzato nella letteratura e nella poesia: sotto questa prospettiva tradizionale la metafora ha semplicemente una funzione ornamentale e caratterizza un linguaggio lontano dalla nostra quotidianità. In questo lavoro viene adottata una prospettiva opposta a quella tradizionale, in linea con le teorie sviluppate da Lakoff e Johnson (1999, 2003), mettendo in luce la pervasività delle metafore nella nostra vita: non solo il nostro linguaggio quotidiano è costituito in buona parte da strutture metaforiche, ma il nostro stesso sistema concettuale è in parte metaforico, per cui noi pensiamo e agiamo metaforicamente. La metafora, ben lungi dall’essere una questione di puro linguaggio, ha dunque una natura concettuale ed è uno strumento cognitivo che ci permette di comprendere e conoscere la realtà che ci circonda. La pervasività della metafora nella nostra vita emerge anche dal fatto che ne facciamo uso continuamente, ma il più delle volte inconsapevolmente: in alcuni casi il modo di pensare metaforico ci appare come il più normale, se non addirittura come l’unico modo possibile. Ciò accade, ad esempio con i concetti astratti, che vengono generalmente compresi metaforicamente nei termini di concetti più concreti. Dopo aver sottolineato la natura concettuale della metafora e la sua importante funzione cognitiva, l’attenzione si sposta su un’altra questione, ovvero la potenziale universalità di certe strutture metaforiche. Seguendo il lavoro di Kövecses (2005), viene mostrato come le differenze osservabili nell’uso delle metafore linguistiche da parte di parlanti di lingue e culture diverse, siano molte volte solo superficiali e come alla base ci siano spesso le stesse metafore concettuali. Tuttavia viene anche sottolineato che le metafore concettuali possono essere potenzialmente universali solo su un piano estremamente generale. Infatti, su un piano più specifico le metafore possono variare da cultura a cultura, per via dell’influenza del contesto socio-culturale di appartenenza o anche per l’adozione di diversi stili o preferenze cognitive. Tra le metafore potenzialmente universali rientrano, ad esempio, quelle di cui ci serviamo per concettualizzare le nostre emozioni. Le metafore con cui concettualizziamo la nostra vita emotiva sono al centro dell’analisi dei capitoli finali di questo lavoro: attraverso un confronto linguistico tra italiano e inglese vengono messe in evidenza le somiglianze e le differenze nella concettualizzazione metaforica delle emozioni tra queste due lingue. Le metafore linguistiche confrontante sono attinte da un romanzo di Elizabeth Gilbert Eat, Pray, Love (2006) e dall’edizione italiana Mangia, prega, ama (2007). Infine, vengono analizzati alcuni esempi di metafore linguistiche, naturalmente anche in questo caso relativi al dominio delle emozioni, estrapolati da due commedie shakespeariane, Twelfth Night or What You Will e The Taming of the Shrew, con l’intento di mostrare che spesso anche le espressioni linguistiche più creative hanno origini dalle stesse metafore concettuali che impieghiamo nella comunicazione quotidiana.
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Abstract
Metaphor studies have focused on language alone for a very long time, considering metaphor a matter of words rather than a matter of thought or action (Lakoff & Kövecses, 2003). Metaphor is for most people just a rhetorical device widely adopted in poetry and literature: according to this traditional perspective, metaphor has just an ornamental function and characterizes a language far from the one we use in our everyday life. In this work, following the studies of Lakoff and Johnson (2003), we will adopt a perspective opposed to the traditional one, so as to highlight the pervasiveness of metaphor in our everyday life: not only our ordinary language is largely metaphorical but most of our conceptual system is also metaphorically structured. In other words, the way we think and behave is very much a matter of metaphor. Far from being a matter of language alone, metaphor has a conceptual nature and is a cognitive device that allows us to understand the reality. Evidence of the pervasiveness of metaphor in our life is also the fact that we use metaphors constantly without being aware of that: sometimes the metaphorical way of thinking is perceived as the “normal” way of thinking, or even the only possible one. That is for example what happens when we deal with abstract concepts that are generally metaphorically understood in terms of more concrete ones.
After having underlined the conceptual nature of metaphor and its fundamental cognitive function, the attention focuses on another central question, that is, the potential universality of certain metaphorical structures. Following the work of Kövecses (2005), we shall show how the differences in the use of linguistic metaphors by speakers of different languages and cultures are often just superficial and how usually they are based on the same conceptual metaphors. However, we will point out that conceptual metaphors can be potentially universal only at a very generic level. In fact, at a more specific level they may vary from culture to culture, because of the influence of a different social-cultural context and the eventual adoption of different cognitive styles and preferences.
Among the potentially universal conceptual metaphors, we can group the ones that are used to conceptualize our emotional states. The metaphors we employ to understand and conceptualize our emotional life are the focus of the analysis in the last two chapter of this work: more to the point, we shall compare and contrast the conceptualization of emotions in English and Italian. The linguistic metaphors under study are selected manually from the novel Eat, Pray, Love (2006) written by Elizabeth Gilbert, and the Italian version Mangia, prega, ama (2007).
Lastly, some examples of linguistic metaphors of emotions taken from two Shakespearian comedies, Twelfth Night or What You Will and The Taming of the Shrew, will be briefly analysed. This shall enable us to demonstrate that, although linguistic form may vary with the socio-cultural context, even the most creative metaphorical expressions may derive from the same conceptual metaphors we use in everyday life.
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