Riassunto analitico
Il carcinoma mammario rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità oncologica, con 1.67 milioni di nuovi casi stimati per l’anno 2012 a livello globale. In particolare, costituisce il tumore maggiormente diffuso nelle donne dei paesi industrializzati in età compresa tra i 35 e 55 anni. I principali fattori associati alla comparsa di tale neoplasia sono l’età, il sesso, la razza, l’anamnesi familiare, fattori mestruali e riproduttivi, la predisposizione genetica, la dieta, le sostanze ormonali e le radiazioni ionizzanti. Dal punto di vista istologico si distinguono due principali forme neoplastiche: carcinoma duttale e carcinoma lobulare. Grazie allo screening mammografico, introdotto a partire dagli anni ottanta, è possibile effettuare una diagnosi precoce e quindi migliorare le possibilità di guarigione delle pazienti. I trattamenti ad oggi disponibili sono di tipo chirurgico, radioterapico, chemioterapico e farmacologico. Accanto ai farmaci tradizionali, negli ultimi anni si è assistito all’impiego di farmaci biologici con azione diretta contro specifici target molecolari. A questa categoria appartiene l’anticorpo monoclonale Trastuzumab, il cui utilizzo è ormai consolidato nelle forme tumorali caratterizzate da una overespressione della proteina Her2 o dalla amplificazione del gene omonimo. Recenti studi hanno identificato nella pathway PI3K/AKT/mTOR una delle principali vie coinvolte nella patogenesi del carcinoma mammario, nonché potenziale bersaglio di terapie a target molecolare. È stato, infatti, approvato dalla FDA l’inibitore di mTOR Everolimus per il trattamento delle pazienti in post menopausa con carcinoma mammario positivo per i recettori ormonali. Lo scopo di questa tesi consiste nella valutazione di 25 pazienti affette da carcinoma mammario con assetto positivo per i recettori ormonali e mancata iperespressione di HER2. Dove possibile, l’analisi è stata effettuata sia sulle biopsie del carcinoma primitivo che sulle metastasi, per un totale di 33 campioni di DNA. L’analisi è stata eseguita mediante spettrometria di massa MALDI-TOF, attraverso la piattaforma SEQUENOM, un sistema di primer-extension multi-target che raggiunge livelli di sensibilità di circa il 2-5%. Lo studio ha previsto l’applicazione del pannello OncoCarta versione 2.0 che permette di studiare contemporaneamente 18 oncogeni e di identificare fino a 152 mutazioni. Le mutazioni più frequenti sono state riscontrate a livello dei geni PIK3CA e AKT1. Nello specifico, nelle biopsie mammarie sono state identificate le mutazioni E545K (20%) del gene PIK3CA ed E17K (40%) del gene AKT1. Le medesime mutazioni sono state identificate con un frequenza del 16% nei campioni metastatici. Di particolare rilievo è il caso di una paziente nella quale sono state identificate entrambe le mutazioni prima citate. In seguito alla mancata risposta alla terapia ormonale, l’aggiunta al piano terapeutico dell’inibitore di mTOR ha portato ad un significativo aumento della PFS, fornendo così un riscontro clinico reale al potenziale ruolo di tali mutazioni. Da quanto osservato è possibile pertanto affermare che i dati ottenuti in questo studio concordano con quanto al momento riportato in letteratura, con particolare riferimento agli studi BOLERO-2 e TAMRAD, supportando l’importanza della pathway di PI3K nel carcinoma mammario e la sua implementazione come fattore prognostico-predittivo nel percorso terapeutico del paziente oncologico.
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