Riassunto analitico
“[…] l’écrivain que je suis ose prendre la parole pour délirer un peu sur la traduction”. Con queste parole Édouard Glissant apre il suo discorso inaugurale alle Onzième Assises de la Traduction littéraire tenutesi ad Arles, nel 1994. Si sa che i poeti e gli scrittori hanno un rapporto molto speciale con le parole e ciò vale anche e soprattutto quando si parla di Édouard Glissant, poeta e filosofo martinicano: analizzando l’etimologia del verbo “délirer” si evince che il significato primario, derivante dal latino “delirare”, significa propriamente “uscire dal solco” e che dunque, conformemente al significato etimologico, Glissant intende deviare, allontanarsi dalla via convenzionale che ha caratterizzato le riflessioni sulla traduzione (Delpech-Hellsten, 2014), iscrivendo il suo intervento e quelli futuri sulla questione, all’interno della sua Poetica della Relazione. Questo approccio risulta perfettamente in linea con la poetica filosofica dell’autore, che nel corso della sua feconda produzione letteraria ha sempre cercato di “uscire dal solco” dei “pensieri di sistema” e dei “sistemi di pensiero” caratteristici della millenaria tradizione filosofica occidentale, al fine di sviluppare una poetica, più che una filosofia, di cui la sua opera diviene testimonianza. L’obiettivo di questo lavoro è quello di ripercorrere le tracce delle riflessioni di Glissant sulla traduzione all’interno della sua opera saggistica, al fine di sottolineare l’importanza attribuita a quest’arte che diventa applicazione del pensiero e della Poetica della Relazione: relazione tra popoli, individui, culture, identità e lingue che entrano in contatto. Inoltre, il processo traduttivo si configura come processo di creolizzazione, in virtù dell’imprevedibilità del testo e del linguaggio verso il quale si approderà. Nel primo capitolo, viene illustrato il profilo biografico e intellettuale dell’autore, per mettere in risalto alcune delle occasioni e degli incontri che hanno contribuito alla sua produzione letteraria e alla formazione del suo originale pensiero. Nel secondo capitolo si è quindi intrapreso un percorso di lettura dell’opera saggistica dell’autore, andando a individuare i punti nevralgici della sua poetica, che dal lieu incontournable, l’arcipelago caraibico, si espande al Tout-monde contemporaneo, che trova la sua massima espressione nella produzione letteraria. L’ultimo capitolo è consacrato all’interesse che Glissant ha dimostrato nei confronti della traduzione, in ambito letterario, e alle riflessioni teoriche che ne scaturiscono: un approccio originale, nato dal riconoscimento dell’importanza della molteplicità linguistica, e che vede nella pratica del tradurre la possibilità inedita di mettere in relazione questa diversità; un approccio fuori dal comune, in quanto non intenzionato a fornire delle linee guida o un metodo per la pratica traduttiva, bensì fondato sull’idea che la traduzione sia un processo di creazione e produzione di un linguaggio inedito, portatore di sensi nuovi e imprevedibili.
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Abstract
“[…] l’écrivain que je suis ose prendre la parole pour délirer un peu sur la traduction.” These are the words pronounced by Édouard Glissant during the opening speech for the Onzième Assises de la Traduction littéraire, held in Arles in 1994. It is commonly known that poets and writers have a very special relationship with words and this is even more effective when we speak about Édouard Glissant, poet and philosopher from Martinique. If we analyze the etymology of the French verb “délirer” [literally “be delirious”], we discover that the original meaning comes from the Latin verb “delirare” that specifically means “leaving the path”, “divert”. Therefore, by pronouncing this opening sentence, Glissant wants to divert from the traditional thoughts about translation (Delpech-Hellsten, 2014), in order to include his thought as part of his Poetics of Relation. This approach is perfectly coherent with Glissant’s philosophical poetics whose aim is to “divert” from “system thinking” that characterized the Western philosophical tradition, in order to develop, through his literary work, a poetics that goes beyond the philosophy. The aim of this work is to retrace Glissant’s thoughts and propositions on translation in his essays, in order to underlie the importance of this art as a tangible representation of Glissant’s thought: in particular, the Poetics of Relation conceived as a relation between people, human beings, cultures, identities and languages constantly in contact. Furthermore, the translating process appears as the creolization process because of the unpredictability of both text and language produced by translation. The first chapter is dedicated to the biographical and intellectual profile of the author, in order to highlight the occasions and the influences that contributed to constitute his literary production and his innovative thought. The second chapter proposes the reading of Glissant’s essays in order to focus on the pivotal aspects of his poetics: from the lieu incontournable, the Caribbean archipelago, to the contemporary Tout-Monde, best represented by the means of literature. The third chapter deals with the interest of Glissant for literary translation and his theoretical considerations on this field. The original approach of the author comes from the recognition of the importance of the linguistic multiplicity that sees in translation the possibility to relate this diversity. An exceptional approach that does not aim to provide guidelines or to suggest a theoretical method for translating, but rather based on the idea of translation as a creative act, capable of producing a completely new language and bearing new and unpredictable meanings to the text.
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