Riassunto analitico
“Nella maggior parte dei casi non è il denaro che ti permette cose nuove. É la crescita e la capacità di trovare prodotti o servizi di cui la gente ha bisogno, usando la creatività per dare loro nuove opportunità” (Travis Kalanick, CEO di Uber).Uber rispecchia a pieno questa frase del suo co-fondatore e CEO Travis Kalanick e oggi rappresenta uno dei maggiori esempi della sharing economy, la cosiddetta economia collaborativa. Varie attività trovano nuovo slancio nella pratica dell’economia della condivisione sviluppando veri e propri modelli di business. In questo contesto Uber svolge un’attività di matching tra utenti che richiedono di percorrere un determinato tragitto in auto e altri che svolgono l’attività di autisti. Al momento l’azienda è la più popolare nell’ambito del trasporto pubblico non di linea, ha una valutazione di circa 70 miliardi di dollari e opera in circa 500 città in 67 diversi paesi. Con questo sistema attraverso pochi e semplici click si può richiedere un passaggio alla più vicina macchina di Uber ad un costo preventivato al momento della prenotazione. Il modello presentato da Uber ha saputo cogliere nel segno sia per le sue caratteristiche di scalabilità e ripetibilità che per la capacità di sfruttare le norme poco chiare riguardanti il sistema di trasporto pubblico non di linea. La società ha rotto gli equilibri di un settore storicamente amministrato nella maggior parte dei paesi. Approfittando delle zone grigie della normativa vigente, anche riguardo all’inquadramento delle piattaforme multilaterali. Uber è stata in grado di avere costi molti inferiori rispetto alla concorrenza tradizionale, poi sfruttati per imporre tariffe più convenienti e ottenere una larga fetta del mercato esistente. La crescita del colosso californiano è stata velocissima e sulla scia del suo successo sono sorte agguerrite concorrenti che operano sfruttando strutture molto simili tra cui Lyft, Ola, GrabTaxi e Didi Chuxing. É importante sottolineare che queste concorrenti considerate insieme nel 2015 presentavano una valutazione pari solamente al 42% di quella di Uber. Anche se non sembrano rallentare la sua crescita, Uber sta incontrando una serie si ostacoli inerenti sia alla sua natura di piattaforma e nel contempo offerente servizi di trasporto sia a causa delle opposizioni dei tradizionali operatori del mercato. Dalla non chiara definizione della natura di questi nuovi soggetti economici emergono ulteriori problemi riguardanti la definizione di coloro che prestano lavoro per la piattaforma come autisti e le conseguenti liti in materia fiscale riguardanti il regime contributivo e la tutela dei vari soggetti coinvolti. Per quanto riguarda le opposizioni degli operatori tradizionali del mercato dei trasporti pubblici non di linea, Uber ha scelto di operare in mercati nella maggior parte fortemente amministrati e questo ha generato molti problemi alla società di San Francisco. L’aspetto della regolamentazione dei nuovi contesti economici è uno dei principali temi di discussione quando si tratta di Uber. Si deve capire se sia giusto limitare le nuove forme di innovazione considerando il fatto che si sono creati nuovi spazi di mercato. Vi è da un lato la paura di aprire la strada a potenziali monopolisti, mentre dall’altro vi è la convinzione di non potere rimanere chiusi a nuove potenzialità di crescita per proteggere gli interessi di alcune categorie. Nel cercare una soluzione normativa occorre oltrepassare le forme di tutela degli interessi corporativi esistenti e garantire nel contempo le giuste garanzie per gli utenti e per gli autisti.
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