Riassunto analitico
Il lavoro di tesi magistrale qui presentato si è basato sullo studio di vari affioramenti ubicati in tre intervalli pelitici della successione langhiano-serravalliana della Formazione Marnoso – Arenacea (FMA). Gli intervalli in questione sono: 1) Castagno d’Andrea – Corella; 2) Ronta – Podere Filetta – Monte Citerna – Capanne di Favaglie (Aquadalto); 3) Prati Piani – Case Termine (Visignano). La successione torbiditica (FMA) nella quale si sono depositati gli intervalli pelitici studiati è costituita principalmente da emipelagiti e torbiditi siltoso-marnose con un’estensione di svariati chilometri. La genesi di questi intervalli pelitici è controversa; molti autori li considerano come enormi corpi di frana messi in posto da fenomeni gravitativi sottomarini (megaslump), ovvero complessi di trasporto di massa (MTCs), costituiti in massima parte da depositi extraformazionali. Successivamente, altri studi hanno evidenziato la presenza di processi legati alla fuoriuscita di fluidi freddi, testimoniati da carbonati autigeni metano-derivati, strutture autoclastiche, Soft Sediment Deformations, ecc.) che fanno ipotizzare una genesi più complessa degli intervalli: i fenomeni d’instabilità sedimentaria complessa sarebbero per lo più intrabacinali e in parte legata a flussi di metano. In questo scenario l’origine degli intervalli pelitici sarebbe legata alla tettonica e all’evoluzione geodinamica dell’avanfossa, dove, a seguito della migrazione verso N-E del fronte appenninico, si generano dei thrust ciechi che sollevano i depositi di bacino generando alti strutturali, permettendo la sedimentazione di frazioni più fini sulla sommità di essi. I thrust divennero la via preferenziale per i fluidi circolanti ricchi in metano, alcuni forse derivanti in parte dalla dissociazione dei clatrati. L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato di descrivere in dettaglio i 3 intervalli pelitici elencati in precedenza, focalizzandomi principalmente sulla ricerca delle cause e dei processi responsabili della genesi delle strutture d’instabilità sedimentaria. Da un punto di vista pratico, in affioramento è stato svolto: • Lo studio di dettaglio in campagna delle varie facies, delle strutture e delle tipologie di deformazione presenti nell’intervallo pelitico. • L’osservazione delle strutture legate a fluidi (carbonati autigeni, presenza di icnofossili, condotti, ecc.) confrontati con incassanti strutture legate a fenomeni traslativi.
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