Riassunto analitico
Nel corso di questa tesi mi sono occupata di dare una definizione iniziale sugli studi di traduzione, che inizialmente non erano nemmeno considerati come una disciplina vera e propria, fino a quando lo studioso Holmes non fece una rappresentazione grafica su ciò di cui si occupa la traduzione. Da questa rappresentazione, ho cominciato a fare un’analisi sulle varie teorie di traduzione che sono state elaborate dall’antichità, da studiosi come Cicerone e San Girolamo, fino ai giorni nostri. Ciò che è emerso, è che la traduzione ha varie sfaccettature, nel senso che può essere di diverse tipologie: per esempio, si è parlato di traduzione letterale, pragmatica, semantica, comunicativa, culturale, ma anche della classificazione di Jakobson in tre categorie di traduzione, che sono la traduzione intralinguistica, interlinguistica e intersemiotica, concludendo con la teoria dell’invisibilità della traduzione elaborata da Venuti. Questa teoria ha un ruolo centrale nella traduzione, di qualsiasi tipologia essa sia, in quanto un traduttore deve sempre fare in modo che il testo tradotto non sembri una traduzione ma, al contrario, dia la parvenza di essere un testo originale: questa è la vera sfida della traduzione. Dopo uno sguardo generale agli studi di traduzione, sono andata più nel dettaglio facendo un discorso sull’inglese come lingua franca, partendo da una definizione generale e spiegando il motivo per cui proprio l’inglese piuttosto che altre lingue si è diffuso nel mondo come lingua franca. In seguito sono andata ad analizzare l’uso dell’inglese come lingua franca nel mondo, i suoi tratti distintivi, la sua relazione con il multiculturalismo e il multilinguismo, e la sua diffusione attraverso l’insegnamento, illustrando anche diversi esempi di conversazioni in inglese fra persone di diverse nazionalità e lingue e un questionario rivolto a queste persone in cui si chiede loro se sentano o meno l’inglese come lingua franca come una loro identità linguistica. Da questo questionario ho dedotto che l’obiettivo della maggior parte dei parlanti d’inglese non nativi è quello di parlare un inglese che si avvicini il più possibile a quello dei parlanti nativi. Tuttavia, questa volontà non si riflette solo nella lingua parlata, ma anche nella lingua scritta, in particolar modo nella traduzione. Basandomi su questa premessa, ho redatto la terza ed ultima parte della mia tesi, in cui ho tradotto dall’italiano all’inglese e revisionato due sezioni di un sito web: il CAPP Unimore. Nella prima sezione ho tradotto e fatto successivamente dei commenti sulle mie scelte di traduzione, mentre nella seconda sezione ho sia tradotto alcune parti che sul sito non erano state tradotte che revisionato quelle parti che erano già state tradotte, facendo poi dei commenti sulla revisione. Ciò che ho potuto concludere da quest’analisi di traduzione è che nel tradurre da una lingua all’altra, in questo caso dall’italiano all’inglese, ci sono vari fattori da prendere in considerazione: per esempio, che diversi termini propri di una lingua non possono essere tradotti letteralmente in un’altra lingua, in quanto sono collegati a un contesto culturale, economico o politico di un determinato paese, o in altri casi si tratta di espressioni idiomatiche che non hanno un equivalente in un’altra lingua, per cui necessitano una traduzione pragmatica, cioè legata al contesto. Questi fattori molto spesso portano i traduttori a fare degli errori di diverse tipologie mentre traducono, e il più delle volte si tratta di interferenze linguistiche con la lingua di partenza. Per cui, ciò che ho concluso dalla mia analisi è che il traduttore, per evitare errori di traduzione, dovrebbe acquisire quanto più possibile una conoscenza appropriata della lingua in cui traduce, in modo da avere padronanza di quella lingua.
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Abstract
I began this dissertation by providing an initial definition of translation studies, which originally were not even considered as a real discipline, until Holmes provided a graphic representation about what translation deals with. From this representation, I started my analysis of the different translation theories that have been developed from the ancient times, by scholars as Cicero and Saint Jerome, until today. What has emerged is that translation has various aspects, since it can be of different types: for example, I have talked about literal, pragmatic, semantic, communicative and cultural translation, and even about Jakobson’s classification of translation into intralingual, interlingual and intersemiotic translation, concluding with the theory of the invisibility of translation developed by Venuti. Such theory plays a central role in any kind of translation, since a translator has always to make sure that the translated text does not look as a translation but, on the contrary, appears as an original text: this is the real translation challenge.
After a general overview on translation studies, I focused on English as a lingua franca, or ELF, beginning from a general definition and explaining the reason why English rather than other languages spread around the world as a lingua franca. Afterwards, I analyzed the use of English as a lingua franca around the world, its distinctive aspects, its relationship with multiculturalism and multilingualism and its diffusion through teaching, even by illustrating various examples of conversations in English among people coming from different countries and speaking different languages, and a questionnaire addressed to these people in which they are asked whether they see ELF as part of their linguistic identity or not. From this questionnaire I deduced that the purpose of the majority of the non-native speakers of English is to imitate native speakers as closely as possible. However, this willingness is not reflected just in spoken language but also in written language, particularly in translation.
Basing on this premise, I wrote the third and last part of my dissertation, where I translated from Italian into English and revised two sections of a website: the CAPP website. In the first section I translated and subsequently I made some comments about my translation choices, while in the second section I either translated some parts that on the website had not been translated or revised those parts that had already been translated, making then some comments on the revision. What I could conclude from this translation analysis is that while translating from one language into another, in this case from Italian into English, there are various aspects that need to be taken into consideration: for example, that numerous terms typical of one language cannot be translated literally into another language, since they are connected with the cultural, economic or political context of a specific country, or in other cases they are idiomatic expressions that do not have an equivalent in another language, so they need a pragmatic translation, related to the context. Such elements often lead translators to make mistakes of different kinds while they translate, and in most cases there are linguistic interferences with the source language. Hence, what I concluded from my analysis is that the translator, in order to avoid translation mistakes, should acquire as much as possible an appropriate knowledge of the target language, and also cultural context.
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