Riassunto analitico
La tesi analizza in maniera contrastiva la presenza delle potenziali minacce linguistiche e delle possibili azioni riparatorie della Cortesia linguistica nelle sentenze emesse dalle Corti di Cassazione di Regno Unito, Francia e Italia. L’obiettivo è quello di delineare le differenze e le analogie che esistono tra i tre corpus di testi sia dal punto di vista giuridico sia da quello linguistico con riguardo alla Politeness. L’analisi parte dalla presentazione delle teorie pragmatiche elaborate nel corso del secolo scorso da Goffman (1967), Brown & Levinson (1987) e Kerbrat-Orecchioni (1992): la nozione di face positiva e negativa, i concetti di Face Threatening Act e di Face Work e la Weightiness del FTA saranno importanti al fine di comprendere l’analisi pragmatica dei fenomeni a livello testuale. Si è ritenuto importante sottolineare due elementi, la deferenza e la non-personne, che svolgono la funzione di distanziamento tra i soggetti dell’interazione, conferendo un tono solenne e autorevole alle parole del giudice. Alla luce delle potenziali minacce e delle azioni riparatorie, le differenze emerse sono riconducibili sia all’appartenenza del corpus di testi a due sistemi giuridici differenti, i testi francesi al Civil law e quelli inglesi al Common law, sia alle modalità comunicative riconducibili agli strumenti forniti da ogni lingua. Pertanto, le differenze legate all’appartenenza a due sistemi giuridici diversi sono legate alla modalità decisionale della Corte di Cassazione: il giudice della Cour de Cassation francese e della Corte di Cassazione italiana pronuncia la sentenza, applicando ed interpretando in maniera oggettiva la norma, mentre il giudice della Supreme Court prende la decisione dopo aver riunito in aula i giudici del collegio che si sono espressi in merito al caso. Le analogie presenti tra i tre corpus sono rappresentate dalla presenza delle minacce linguistiche che la Corte, per sé o per l’organo a cui dà voce, indirizza verso la faccia positiva o negativa del proprio interlocutore, quelle che l’avvocato delle parti, riportato dal giudice, indirizza verso la faccia negativa delle Corti e la presenza di azioni riparatorie quali l’uso dei verbi modali e del costrutto passivo per attenuare la minaccia o dare più importanza al soggetto e non a chi o a cosa si imputa l’azione. Dall’analisi è emersa una differenza tra Francia e Italia: entrambe le nazioni ricorrono all’uso della non-personne per garantire l’oggettività dell’argomentazione, ma il francese usa il costrutto impersonale che mostra l’elemento della Politeness, mentre l’italiano si avvale del verbo deontico dovere per sottolineare l’obbligatorietà della richiesta e dell’infinito sostantivato per sottolineare la durata dell’azione nel tempo e la sua oggettività.
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