Riassunto analitico
Il principio del ne bis in idem è divenuto negli ultimi anni oggetto di numerosi studi e decisioni sia nazionali che sovranazionali e trova oggi nuova legittimazione per sedere tra i diritti fondamentali dell’uomo; tuttavia, rispetto al passato, esso ha mutato la propria fisionomia: non più istituto solo endopenalistico, ma garanzia così estesa da coprire contemporaneamente rami diversi (penale e amministrativo, penale e civile ecc.). Tale inedita estensione, in realtà, se da un lato può dirsi sicura conseguenza della esponenziale pervasività della giurisprudenza CEDU, dall’altro è soprattutto dovuta ai recenti moti di convergenza proprio dei diversi rami dell’ordinamento, invero sempre più somiglianti e per mezzi e per fini. L’utilizzo infatti del cd. doppio binario sanzionatorio, cioè la convergenza di sanzioni sia amministrative che penali su di un unico fatto, unitamente alla nascita della cd. matière pénale di matrice europea, ha determinato notevoli problemi di compatibilità tra il nostro ordinamento (così come quelli di tanti altri Stati) ed i diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione EDU e dalla Carta di Nizza. Il presente studio si prefigge dunque l’obbiettivo di dare una nuova configurazione all’istituto del ne bis in idem in modo tale da fornire indicazioni essenziali per il coerente riparto degli illeciti penali ed amministrativi. Dopo alcune premesse di natura tecnica e metodologica, il lavoro analizzerà il case-law delle Alte Corti Europee, utilizzando gli strumenti forniti dallo studio del concorso di norme e dimostrando l’impossibilità di ricavare da tali giurisprudenze una ratio unitaria sottesa al divieto di bis in idem che possa guidare tale opera di ripensamento. L’assenza di una ratio chiara e distinta in ambito europeo fornirà l’occasione per proporre una soluzione alternativa, ancorata saldamente ai principi costituzionali – soprattutto per ciò che riguarda il diritto alla difesa – eppure innovativa. Invertendo il metodo utilizzato durante l’analisi casistica – desumere la ratio dalla struttura di volta in volta attribuita all’istituto – il lavoro ne ricostruirà prima la ratio da cui trarre le conseguenze per la coerente configurazione degli elementi che lo caratterizzano: cosa sia vietato (il “ne”), il momento in cui il divieto sorge (il “bis”), e le circostanze che lo determinano (l’”idem”). La compiuta elaborazione di tali aspetti richiederà tuttavia di fare i conti con il complesso tema del rapporto tra diritto penale e diritto amministrativo (sanzionatorio), che da decenni spinge la dottrina alla ricerca di criteri di riparto, così come richiesto dal principio di sussidiarietà. Una volta poste in luce le irrazionalità determinate dal sistema del doppio binario, il problema sarà affrontato alla luce della funzione di volta in volta sottesa alle diverse sanzioni, in un’ottica non formalistica ma attenta agli scopi di ogni ramo dell’ordinamento. L’attenzione sulla diversità di tali scopi e sull’importanza della funzione cui ogni sanzione è tesa permetterà infatti di evidenziare la diversità teleologiche che differenziano diritto penale e diritto amministrativo: mentre il primo deve sempre essere ispirato alla rieducazione del reo (e solo in certi casi può permettersi momenti anche retributivi), privilegiando dunque gli aspetti propri del disvalore d’azione senza scadere in istinti di prevenzione generale, il secondo deve mirare al ripristino degli squilibri generati dall’illecito, accentuando dunque il focus sugli aspetti propri del disvalore d’evento. Le ricadute di questa differenziazione forniranno le basi per la definitiva stabilizzazione di una concezione del ne bis in idem originale e capace di offrire una guida – de lege lata e de lege ferenda – per l’attività interpretativa dei giudici nazionali ed europei e per la soluzione dei problemi connaturati al doppio binario sanzionatorio.
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Abstract
The ne bis in idem principle has in recent years been the subject of numerous national and supra-national studies and decisions and finds today a new legitimacy to sit down among the fundamental human rights; however, with respect to the past, its physiognomy has changed: no longer only confined to criminal law but so extended to cover simultaneously different branches (criminal and administrative law, criminal and civil law). This unusual extension, if on the one hand may be considered as a consequence of the exponential pervasiveness of the ECHR jurisprudence, on the other is mainly due to the recent convergence of the various “branches” of the legal system, more and more resembling in means and purposes. The use of the so-called double track sanctioning system, that is, the convergence of both administrative and criminal sanctions on a single fact, together with the birth of the s.c. matière pénale at the European level, has caused considerable problems of compatibility between our system (as well as those of many other states) and the fundamental rights enshrined in the ECHR and the Nice Charter.
The present study therefore aims to give a new configuration to the ne bis in idem institute in such a way as to provide essential guidance for the consistent distribution of criminal and administrative offenses.
Following some technical and methodological considerations, the work will analyze the case-law of the European High Courts, using the tools provided by the doctrine on the concurrency of norms and demonstrating the inability to derive from these case-laws a unitary ratio under the prohibition of bis in idem. The absence of a clear and distinct ratio in the European case-law will provide the opportunity to propose an alternative solution, firmly attached to constitutional principles – especially to the right of just defense – and yet innovative. By reversing the method used during the case-law analysis – deducing the ratio from the principle configuration – the paper will reconstruct the ratio from which to draw the consequences for the coherent configuration of the elements that characterize it: what is banned (the "ne"), the moment the prohibition arises (the "bis"), and the circumstances that determine it (the "idem").
The elaboration of these aspects will, however, require account of the complex theme of the relationship between criminal law and administrative (sanctioning) law, which for decades has driven the doctrine to seek allocation criteria, as required by the principle of subsidiarity. Once the irrationality of the double track system has been highlighted, the problem will be addressed in the light of the function from time to time given to different sanctions, from a non-formalistic point of view, but attentive to the purposes of every branch of the system. The attention to the diversity of these aims and to the importance of the function to which every sanction is stretched will allow to highlight the teleological differences that differentiate criminal law and administrative law: while the former must always be inspired by the re-education of the offender (and only in certain cases can also present “retributive” moments), thus privileging the proper aspects of the “action disvalue” without falling into the instincts of general prevention, the latter must aim at restoring the imbalances generated by the offense, thus emphasizing the focus on the aspects of the “event disvalue”. The implications of this differentiation will provide the basis for the definitive stabilization of a concept of the ne bis in idem original and capable of offering a guide for the interpretation activities of national and European judges and for the solution of the problems underlying the double track system.
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