Riassunto analitico
Questo lavoro, diviso in quattro capitoli, affronta l’antico topos del terrore meridiano, vale a dire la credenza secondo cui il mezzogiorno è un’ora sacra ed epifanica. A partire dall’analisi delle origini di tale credenza, che affonda le sue radici nel mondo greco, si tenta di tracciare i diversi significati che essa assume in rapporto alla filosofia antica e alla cultura ottonovecentesca. Il primo capitolo intende fornire una sintesi generale del motivo meridiano e delle ragioni, anche morfologiche, che concorrono a denotare il mezzogiorno come ora sacra e foriera di apparizioni demoniache e fantasmatiche. Al contempo offre una lettura cursoria delle principali figure mitologiche che il senso comune così come autorevoli fonti classiche ascrivono a questa epoca. Il secondo capitolo prende avvio dal “grande meriggio” nietzschiano, in stretto riferimento allo Zarathustra, e si occupa di indagare la declinazione lirica e filosofica che il motivo meridiano assume nell’impianto interpretativo del filosofo tedesco. Contestualmente e in rapporto a Nietzsche, viene esaminata la tragedia euripidea de Le baccanti; da qui si approda all’analisi del racconto manniano La morte a Venezia, ove il mezzodì assume molteplici significati. Il terzo capitolo costituisce la parte centrale della ricerca. Vi analizzo il tema del meriggio che – a partire dalla letteratura leopardiana e dannunziana – si ripresenta nella poetica di Ungaretti, Montale e Pavese. Al contempo vengono presi brevemente in rassegna alcuni racconti (come quello di Poe, di Hesse, di Forster, di Bontempelli e di Steinbeck), esemplificativi dell’atmosfera pànica, utilizzata come espediente narrativo oltre che come concezione metafisica della realtà. Il quarto e ultimo capitolo compie una piccola incursione nei domini della storia delle religioni per portare alla luce le implicazioni del cristianesimo con i culti solari nonché l’atavica importanza conferita al tempo meridiano. Vi analizzo anche i fattori che hanno contribuito allo slittamento del terrore diurno a quello notturno, spostamento che trae la sua origine proprio dal cristianesimo e dalla valenza morale che questi ha attribuito alla dicotomia luce/bene e tenebre/male. Per quanto attiene alla metodologia, ho tentato di sviluppare il lavoro lungo un duplice versante, in cui all’analisi bibliografica, corredata da note e approfondimenti, si alternano spunti di ricerca.
|
Abstract
This work, divided into four chapters, starts with an analysis of the midday topos in its role of Pan’s hour, and then engages in a critical reading of works imbued with the intent of expressing terror at noon, the time for epiphany par excellence.
The first chapter seeks to provide a general overview of the midday motif and the reasons, also morphological, that collude to denote noon as a sacred hour and a harbinger of demoniac and ghostly apparition. At the same time, it offers a cursory reading of the principal mythological figures that popular belief as well as authoritative classical sources ascribe to this time.
The second chapter starts from the Nietzschean “great noon”, referring strictly to Zarathustra, and investigates the lyrical and philosophical aspect that the midday motif assumes in the interpretative framework of the German philosopher. Simultaneously and in relation to Nietzsche, it examines the Euripides' tragedy The Bacchae; from here moves on to an analysis of the Mann’s Death in Venice, where midday assumes multiple meanings.
The third chapter constitutes the central focus of the study. In it I analyse the theme of midday that – starting from the literature of Leopardi and D’Annunzio – crops up again in the poetics of Ungaretti, Montale and Pavese. At the same time a few stories are briefly reviewed (such as those of Poe, Hesse, Forster, Bontempelli and Steinbeck), examples of the Panic atmosphere used as a plot device and also as a metaphysical conception of reality.
The fourth and final chapter makes a small incursion into the domain of the history of religions to uncover the implications of Christianity with the solar cults and the atavistic importance conferred on midday. In it I also analyse the factors that have contribuited to the postponement of daytime terror to night time, a shift that originates precisely from Christianity and the moral value that it has attributed to the dichotomy between light and darkness, and good and bad.
As regards the methodology, I sought to develop the work along two fronts, in which the bibliographic analysis, accompanied by notes and insights, alternates with starting points for research.
|