Riassunto analitico
Il seguente lavoro intende fornire un'analisi di alcune delle ragioni che hanno portato gli autori postcoloniali a riesaminare e riscrivere i classici della letteratura inglese. L'analisi si suddivide in quattro capitoli in cui, attraverso l'osservazione di alcune coppie di romanzi canonici e postcoloniali, ho cercato di mettere in luce come la riscrittura del classico sia per l'autore delle ex-colonie un modo per liberarsi della dominazione europea sulla propria cultura, fino ad allora definita come “altra”. Nel primo capitolo, l'analisi ha come obbiettivo quello di fare una piccola introduzione storica sull'argomento trattato. Si parte da una breve osservazione sulla storia del fenomeno coloniale e di come esso si sia evoluto nell'imperialismo. Si prosegue poi con l'osservazione di come gli autori postcoloniali abbiano ricostruito una lingua da poter definire propria e che fosse in grado di rendere conto di quella storia che l'imposizione imperiale dei paesi europei gli aveva negato. Le parti finali del capitolo invece sono dedicate al rifiuto degli scrittori postcoloniali di essere catalogati come autori postmoderni e alle motivazioni che li conducono a sfidare il canone inglese riscrivendolo. Nel secondo capitolo, lo studio si sofferma sull'osservazione della prima coppia di romanzi: Robinson Crusoe, classico della letteratura inglese del Settecento scritto da Daniel Defoe, e la sua riscrittura postcoloniale Foe dell'autore sudafricano J.M.Coetzee. La sfida del romanzo di Coetzee è di riscrivere il personaggio di Robinson e la sua storia, dal punto di vista dei personaggi emarginati Susan e Venerdì. La distruzione del mito del selfmade man, guida il lettore attraverso un romanzo metanarrativo che rivela l'incapacità dell'autore di scrivere una storia per Venerdì. L'elemento coloniale, a cui è stata strappata la lingua, non potendo essere “parlato” dall'autore bianco che non riesce a comprendere il suo modo di esprimersi, deve trovare un modo suo personale per esprimere la sua storia. Nel terzo capitolo, l'analisi si focalizza sulla rivisitazione dell'autrice caraibica Jean Rhys che con il suo romanzo Wide Sargsso Sea, dà la sua rilettura del romanzo vittoriano di Charlotte Brontë Jane Eyre. La Rhys nella sua riscrittura vuole dare a Bertha, l'elemento coloniale che nella storia della Brontë viene rinchiuso e dimenticato in soffitta, una voce per prendere la parola e raccontare la sua storia. La rinominata Antoinette in Wide Sargasso Sea ha la possibilità quindi di spiegare le ragioni che l'hanno condotta dalla pazzia, all'oblio della soffitta di Thornfield Hall e per finire al suicidio. Nel quarto capitolo, invece , i romanzi su cui si focalizza l'attenzione sono The nature of Blood di Caryl Phillips e la sua riscrittura dell'Othello di Shakespeare. La narrazione di Phillips è frammentaria. Si intrecciano le voci di diversi personaggi, tutti quanti costretti ad affrontare il dolore del fallimento della loro ricerca identitaria all'interno di una società che non è in grado di accettarli e che li emargina a causa di un pregiudizio. Per terminare, le conclusioni forniranno una sintesi di come questi diversi tipi di riscrittura del classico siano mossi dal desiderio degli autori postcoloniali di fornire al mondo la propria versione della storia e di riappropriarsi di quell'identità che fino ad allora gli era stata negata.
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