Riassunto analitico
La tesi parte dall’analisi del termine fake news, approfondito attraverso i concetti di echo chambers e confirmation bias, passando per le attività di polarizzazione e di debunking. Nel secondo capitolo il fenomeno della disinformazione viene inquadrato all’interno del periodo di emergenza relativo alla diffusione del coronavirus: si parla per questo di health literacy, con studi che testimoniano i preoccupanti livelli di alfabetizzazione sanitaria degli utenti e la potente attrattività delle fake news in termini di interazione e condivisione. Nel terzo capitolo, infine, vengono analizzati i casi della Brexit e delle ultime due elezioni americane che hanno decretato la vittoria di Trump nel 2016 e Biden nel 2020, eventi fortemente influenzati dalla propaganda e con dinamiche ancora oscure. Ciò che emerge dallo studio è la necessità dell’utente di sapersi orientare all’interno di questa infodemia senza precedenti, in cui notizie false si mescolano a fonti attendibili. I social non sono i primi responsabili della diffusione di disinformazione, ma, a causa della loro natura, lasciano ad essa terreno fertile, in quanto al loro interno ognuno è editore di sé stesso. Immaginare una società in cui le fake news vengono eliminate sembra un’utopia: questo prevedrebbe una censura importante nei confronti degli individui, come recentemente sta succedendo per la prima volta, non più liberi di esprimere la propria opinione. Varrebbe la pena rinunciare ad essa, o sarebbe più corretto investire su un approccio critico e consapevole del singolo utente per provare ad arginare questo fenomeno?
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Abstract
The thesis starts from the analysis of the term fake news, explored through the concepts of echo chambers and confirmation bias, passing through the activities of polarization and debunking. In the second chapter the phenomenon of disinformation is framed within the period of emergency related to the spread of the coronavirus: for this reason the text talks about health literacy, with studies that testify the worrying levels of health literacy of users and the powerful attractiveness of fake news in terms of interaction and sharing. In the third chapter, finally, are analyzed the cases of Brexit and the last two American elections, which decreed the victory of Trump in 2016 and Biden in 2020, events strongly influenced by propaganda and with still obscure dynamics. What emerges from the study is the user's need to know how to navigate within this unprecedented infodemic, in which fake news are mixed with reliable sources. Social networks are not primarily responsible for the spread of disinformation, but because of their nature, they leave fertile ground for it, as within them everyone is their own publisher. Imagining a society in which fake news are eliminated seems utopian: this would involve a major censorship of individuals, as recently is happening for the first time, no longer free to express their own opinion. Would it be worth giving it up, or would it be more correct to invest on a critical and conscious approach of the single user to try to stem this phenomenon?
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