Riassunto analitico
Questa tesi descrive il fenomeno della tratta di cui sono vittime molte ragazze nigeriane, il loro inserimento nella società italiana e il loro rapporto col reperimento dei documenti a loro necessari per la propria permanenza sul suolo italiano. La ricerca viene svolta attraverso: incontri con le vittime di tratta presso il Comune di Reggio Emilia e il progetto Rosemary, interviste con i soggetti coinvolti (compresi gli operatori), l’osservazione del metodo utilizzato dalle associazioni per accogliere gli utenti al fine di conoscere la situazione di queste persone prima del loro accesso ai progetti e alle associazioni e infine come cambia la loro vita dopo questa esperienza quando riescono a uscire dalla rete dello sfruttamento. Nel primo capitolo è presente una descrizione della normativa che riguarda l’immigrazione e la prostituzione, prendendo in considerazione le norme più rilevanti che regolano la presenza degli immigrati sul territorio italiano e la situazione delle vittime di tratta. Gli immigrati sono soggetti che lo Stato deve salvaguardare e proteggere, oltre che gestirne l’accoglienza, poiché a volte, a causa della loro vulnerabilità, data da un passato difficile e una condizione socio-economica problematica, diventano vittime di sfruttamento. In tale capitolo analizzo inoltre la normativa più recente, ad esempio il Decreto Salvini “Immigrazione e Sicurezza” del 2018 e le reazioni della popolazione a tale normativa. Nel secondo capitolo mi occupo del ruolo dei mediatori in rapporto alle ragazze nigeriane vittime di tratta, l’importanza di questa figura e i suoi obiettivi. Secondo Lindquist (2015) tale figura ha una morale ambigua, poiché è visto come un soggetto il cui obiettivo è quello di massimizzare il proprio guadagno sfruttando le interazioni tra due parti; secondo l’autore è per questo motivo ritenuto spesso inaffidabile. Bierschenk (2002) invece parla di una mediazione “specializzata”, ovvero quella realizzata dai soggetti che non solo si impegnano a ottenere un profitto, ma che vogliono anche mantenere una coerenza sociale. Secondo l’autore la mediazione “specializzata” è esercitata da coloro che hanno determinate competenze, che possono essere linguistiche, relazionali e organizzative. Secondo quanto emerge dalla ricerca, il mediatore a volte agisce nel proprio interesse sfruttando le fragilità delle ragazze, altre volte invece si impegna ad aiutare le persone bisognose di aiuto favorendo loro sbocchi occupazionali e l’inserimento nella società. In questo capitolo descrivo inoltre le singole figure con cui le ragazze entrano in contatto, come ad esempio la madam, i clienti, le associazioni di volontariato come Rabbunì e le istituzioni come il Comune di Reggio Emilia. Nel terzo capitolo analizzo le conoscenze dei migranti riguardo agli aspetti burocratici che li coinvolgono nell'ottenimento dei documenti e riporto le interviste svolte con ragazzi immigrati non vittime di tratta e con ragazze nigeriane vittime di tratta al fine di poter confrontare le due diverse situazioni in merito all’autonomia acquisita nel seguire il percorso di elaborazione dei documenti. Le persone intervistate hanno avuto un passato fatto di violenze e soprusi. Il viaggio per l’Italia è spesso stato difficoltoso, ma la loro partenza è stata causata da una situazione ben più difficile nel Paese d’origine. Per questo motivo i soggetti intervistati hanno sicuramente in comune la voglia di migliorare la propria vita e quella dei propri familiari, il bisogno di trovare un luogo più adatto in cui vivere e nel quale lavorare per guadagnare più di quanto potessero fare nel proprio Paese. L’obiettivo di questa tesi è quello di comprendere la concezione che le ragazze immigrate vittime di tratta nigeriane hanno dei documenti e della burocrazia italiana, e la loro autonomia nello scegliere il canale di mediazione.
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