Riassunto analitico
Di un eroe, il Guerriero di Legnano, noto come Alberto da Giussano, e dei simboli di cui è stato portatore nell’età risorgimentale prima e, dalla fine della prima Repubblica poi, si occupa la ricerca. Questa si articola nell’analisi del suo uso politico dal momento che viene assorbito nello spettro simbolico del partito politico della Lega. La Lega Nord, come movimento politico, nasce il 22 novembre 1989, inatteso prodotto dell’«eccezione italiana», catalogato come un esempio, una prova ulteriore della peculiarità del Paese. Ritualità e simbologia assumono un ruolo determinante nella costruzione dell’identità della Lega Nord che, per creare nella base un senso di comune appartenenza emotiva e affettiva sceglie di privilegiare un linguaggio che richiami la patria negata, l’avversione verso i meridionali o verso i migranti successivamente, l’ostilità nei confronti dei partiti istituzionali, l’epopea medioevale dei Comuni. Una scelta fondata sul modello comunicativo della dissacrazione simbolica dell’immaginario collettivo fino a quel momento intoccabile, dal Risorgimento ai padri nobili della patria, alla patria stessa, che serviva a porre le basi anche di una riconoscibilità esterna al gruppo. In questo contesto viene etnicamente mitizzato il romantico passato celtico dei padani, mentre il richiamo alla Lega Lombarda protagonista della lotta contro Barbarossa, ha invece un carattere politico. Serve però un eroe. Viene trovato in Alberto da Giussano, l’eroe con la croce di San Giorgio, simbolo della lotta contro Barbarossa. Il Carroccio, il carro da guerra milanese, che fu un simbolo municipale, diventa l’emblema del federalismo del Nord. Pontida è il ponte fra l’identità etnica e quella politica. Di Pontida e Alberto da Giussano il leader del partito, Umberto Bossi, attua una reinterpretazione con l’attribuzione di significati nuovi e trasformandoli da elementi di unione a elementi centrale del discorso sulla secessione leghista, sull’indipendenza del Nord dai cosiddetti nemici: ora il nemico è interno e rappresentato dallo Stato centralizzato, ora è il barbaro migrante, il rom, l’islamico, ora è il nemico della famiglia, sintetizzato nella fobia del «gender». Declinazioni delle quali si è scelto di verificare la sussistenza attraverso la somministrazione di questionari, a cittadini di generazioni diverse e, attraverso la realizzazione di interviste, nei militanti, esponenti e dirigenti del partito leghista.
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Abstract
The research is about a hero, the Warrior of Legnano, known as Alberto da Giussano, and about the symbols of which he was a bearer in the Risorgimento age before and, from the end of the first Republic then. This is articulated in the analysis of its political use since it is absorbed in the symbolic spectrum of the Lega party. The Lega Nord, as a political movement, was born on 22 November 1989, an unexpected product of the "Italian exception", listed as an example, a proof of the peculiarity of the country. Rituality and symbology play a decisive role in building the identity of the Lega Nord that, to create at the base a sense of common emotional belonging chooses to favor a language that recalls the homeland, the aversion for the southerners or migrants, the hostility for the institutional parties, the medieval epic of the Municipalities. A choice based on the communicative model of the symbolic desecration of the collective imaginary until then untouchable, from the Risorgimento to the noble fathers of the homeland, to the homeland itself, which served to lay the foundations also of a recognizability outside the group.
In this context the romantic Celtic past of the padani is ethnically mythologized, while the reference to the Lega Lombarda protagonist of the fight against Barbarossa, has instead a political character. But a hero is needed. It is found in Alberto da Giussano, the hero with the cross of San Giorgio, symbol of the fight against Barbarossa. The Carroccio, the Milanese war chariot, which was a municipal symbol, becomes the emblem of Northern federalism. Pontida is the bridge between ethnic and political identity. Di Pontida and Alberto da Giussano the party leader, Umberto Bossi, carries out a reinterpretation with the attribution of new meanings and transforming them from elements of union to central elements of the discourse on the Northern League, on the independence of the North from the so-called enemies: now the enemy is internal and represented by the centralized state, now it is the barbarian migrant, the Islamic, now it is the enemy of the family, summarized in the phobia of the "gender". Declensions of which we chose to verify the existence through the administration of questionnaires, to citizens of different generations and, through the implementation of interviews, in militants, exponents and leaders of the League party.
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