Riassunto analitico
Il presente lavoro di tesi ha come intento quello di esaminare l'attuale dibattito in materia di minimi retributivi, sia in ambito nazionale che sovranazionale. L'elaborato partirà illustrando il corrente panorama normativo del nostro ordinamento, in considerazione del fatto per cui, come è risaputo, i minimi retributivi non sono stabiliti dalla legge ma esclusivamente per mezzo della contrattazione collettiva. Nel secondo capitolo del presente lavoro di tesi, si evidenzia come l'accrescersi degli eventi socio-economici che avevano portato il legislatore ad adottare provvedimenti settoriali allo scopo di assicurare il diritto al giusto salario ai lavoratori "atipici", abbia spinto due dei più importanti partiti politici nazionali, vale a dire il Movimento Cinque Stelle ed il Partito Democratico, a presentare due proposte di legge riferite all'istituzione di una retribuzione minima legale intercategoriale. Vengono dunque, nel corso del secondo capitolo, analizzate similitudini e differenze che sussistono tra il Disegno di Legge 658/2018 e il Disegno di Legge 1132/2019, i quali, diversamente dalla delega contenuta nel Jobs Act, conferiscono alle rappresentanze sindacali e datoriali un compito fondamentale in tema di determinazione dei minimi retributivi. Dopodiché, nel terzo capitolo, vengono prese in esame, a titolo comparativo, le legislazioni riguardanti i minimi retributivi di tre diversi Stati europei (Germania, Regno Unito e Francia), con l'obiettivo di porre in rilievo i diversi sistemi dagli stessi impiegati per disciplinare la materia. Infine, nell'ultimo capitolo del presente elaborato, si è voluto analizzare il dibatto sulla retribuzione minima legale a livello dell'Unione Europea: nello specifico, viene analizzato il contenuto del c.d. Consultation Document del 14 gennaio 2020, dei provvedimenti in tema salariale raccolti nella famigerata direttiva 96/71/CE, riguardante il distacco transnazionale dei lavoratori, con alcune sentenze della Corte di Giustizia ad esse connesse ed infine, si è voluta offrire un'analisi del documento più significativo della c.d. "svolta sociale" dell'UE, vale a dire il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali del 2017.
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