Riassunto analitico
La figura del magistrato onorario ha sempre suscitato un acceso dibattito, principalmente a causa della sua posizione ambigua all’interno dell'ordinamento giuridico italiano. Nel corso del tempo, la magistratura onoraria ha subito una trasformazione significativa, evolvendosi da un ruolo ancillare e meramente accessorio all’apparato giurisdizionale a una componente strutturale ed essenziale del sistema giudiziario, sempre più simile, nella sostanza, ai magistrati di carriera. Nonostante l’ampliamento delle competenze e delle funzioni attribuite ai magistrati onorari, le riforme normative susseguitesi non sono riuscite a riconoscere pienamente il ruolo effettivamente ricoperto dai magistrati onorari, facendo appello a principi – quello dell’onorarieà e della volontarietà del servizio – che non corrispondono più alla realtà del loro impegno quotidiano e che appaiono sempre più dissonanti rispetto al dettato costituzionale. In tale contesto, l’intervento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha assunto un ruolo determinante nel sollevare le criticità emergenti dalla legislazione interna. Nonostante le indicazioni della Corte e le sollecitazioni provenienti dalla Commissione europea, il quadro normativo italiano ha continuato a mantenere una posizione ambigua, ostacolando la transizione verso una regolamentazione che rispetti pienamente i diritti dei magistrati onorari. Il quadro giurisprudenziale è complesso e coinvolge, oltre alle alte Corti, anche i giudici di merito in orientamenti tra loro spesso contrastanti. Il parametro costituzionale di riferimento per questa magistratura, rappresentato dall'articolo 106 della Costituzione italiana, offre un punto di partenza significativo, ma insufficiente per comprendere il complesso intreccio di posizioni e questioni irrisolte che si celano dietro una normativa disorientante e farraginosa. L’obiettivo del presente lavoro è dunque quello di mettere in luce le criticità ancora esistenti, frutto di una legislazione disorganica e talvolta incoerente, che si presta a interpretazioni disinvolte e non garantisce a questa categoria professionale i diritti e le tutele a essa dovuti, né rispetta pienamente i principi costituzionali e comunitari.
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