Riassunto analitico
La presente tesi si propone di analizzare la complessa tutela del minore figlio di genitore detenuto, affrontando il delicato equilibrio tra le esigenze della giustizia e il diritto del minore a preservare un legame affettivo con il proprio genitore, anche all’interno del contesto detentivo. La ricerca si articola in quattro capitoli, volti a esplorare il quadro normativo e le prassi adottate per proteggere il minore, in un tema di rilevante impatto sociale e giuridico. Il primo capitolo fornisce un’analisi del panorama normativo nazionale e internazionale. Si ripercorrono le principali riforme dell’ordinamento penitenziario, dalla legge 354/1975 alla legge Finocchiaro (L. 40/2001) e alla L. 62/2011, con riferimento specifico alla tutela del rapporto tra madre e figlio. L’analisi si estende agli strumenti di diritto internazionale, quali la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, le Regole di Bangkok, la CEDU, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e le Regole penitenziarie europee, nonché alla Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, evidenziando come queste normative sostengano la continuità del legame genitoriale. Nel secondo capitolo, si approfondisce la situazione delle madri detenute e dei loro figli, con particolare attenzione ai rischi psicologici e affettivi che gravano sui minori presenti in ambiente carcerario. Si illustrano soluzioni alternative, come gli istituti a custodia attenuata per madri detenute (ICAM) e le case-famiglia protette. Di particolare rilievo è l’esperienza diretta presso la casa-famiglia protetta di Milano, dove si è raccolta la testimonianza del direttore Andrea Tollis e di una madre detenuta, fornendo uno spaccato autentico dell’importanza di tali strutture nel tutelare l’integrità della relazione madre-figlio. Vengono altresì trattati il diritto all’affettività e le modalità di comunicazione tra detenute e figli. La sezione si conclude con una riflessione sulle proposte di riforma legislativa e sugli interventi necessari per migliorare il rapporto tra madri detenute e figli, promuovendo soluzioni che favoriscano la continuità affettiva e il benessere dei minori anche in contesti di restrizione. Il terzo capitolo esplora la posizione dei padri detenuti e il significato del ruolo paterno, considerando le difficoltà specifiche che i padri affrontano nel mantenere il vincolo con i figli e il differente e penalizzante trattamento riservato loro. Si discutono le attuali disposizioni sui colloqui e la corrispondenza, riflettendo su come tali diritti possano essere migliorati per garantire una più equa tutela dell’affettività. Viene inoltre approfondito il ruolo del volontariato e delle organizzazioni non governative nel sostegno ai genitori detenuti. Infine, il quarto capitolo propone un’analisi comparata delle prassi di tutela dei minori figli di genitori detenuti nei paesi nordici, soffermandosi sul sistema penitenziario di Svezia, Danimarca e Norvegia. La raccomandazione del Consiglio d’Europa del 4 aprile 2018 è qui considerata come punto di riferimento per una riforma che ponga il minore al centro della gestione della pena. Si evidenziano infine le buone prassi che potrebbero essere integrate nel sistema italiano, con l’auspicio di un approccio che assicuri la continuità affettiva del minore anche in situazioni di restrizione, tracciando prospettive di riforma che pongano l’interesse superiore del fanciullo al centro dell’ordinamento.
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