Riassunto analitico
Il testo analizza l'evoluzione della teoria critica della razza (Critical Race Theory - CRT) negli Stati Uniti e il suo impatto sull'applicazione delle affirmative actions nel contesto statunitense ed europeo. La CRT nasce negli anni '70 come reazione al fallimento del movimento per i diritti civili nel superare le disuguaglianze razziali strutturali. I suoi principi fondamentali comprendono il riconoscimento del carattere non biologico della razza, l'individuazione del razzismo sistemico incorporato nelle istituzioni e nelle leggi, e l'importanza di dare voce alle esperienze delle comunità emarginate. Attraverso l'analisi di importanti sentenze della Corte Suprema americana, come Brown v. Board of Education e Grutter v. Bollinger, il testo mostra come la CRT abbia influenzato il dibattito sui diritti civili e sull'uso della razza come fattore nelle ammissioni universitarie. L'avvento delle azioni affermative, volte a promuovere l'inclusione di gruppi storicamente svantaggiati, è esaminato nel contesto del Revised Order No. 4 del Dipartimento del Lavoro e del caso Regents of the University of California v. Bakke. Vengono approfondite le argomentazioni a favore e contro l'uso di preferenze basate sulla razza, sottolineando come il dibattito si sia spostato dalla questione della giustizia compensativa alla necessità della diversità e sulla legittimità delle istituzioni. Il testo evidenzia l'influenza della giudice Sandra Day O'Connor nella sentenza Grutter v. Bollinger, che ha riconosciuto la legittimità dell'uso della razza nelle ammissioni universitarie per promuovere la diversità. Tuttavia, la recente decisione della Corte Suprema in Students for Fair Admissions v. President and Fellows of Harvard College ha dichiarato incostituzionali tali pratiche, aprendo un nuovo capitolo nel dibattito sulle azioni affermative. Confrontando il fenomeno migratorio negli Stati Uniti e in Europa, il testo mette in luce le diverse dinamiche storiche e sociali che hanno plasmato le relazioni tra gruppi etnici e l'approccio alle questioni di cittadinanza e diritti. Mentre negli Stati Uniti la presenza di afroamericani è radicata nella storia della schiavitù e della segregazione, in Europa il razzismo è più strettamente legato all'eredità del colonialismo. L'esperienza italiana è analizzata in dettaglio, evidenziando come le politiche di immigrazione e di accoglienza abbiano affrontato le sfide poste dai flussi migratori, in particolare dalla crisi umanitaria nel Mediterraneo. Vengono discussi i problemi legati alla detenzione amministrativa nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e al fenomeno del caporalato, che sfrutta la vulnerabilità dei migranti irregolari. Infine, il testo affronta il ruolo dei discorsi d'odio (hate speech) e della disinformazione (fake news) nell'alimentare atteggiamenti xenofobi e populisti, sottolineando l'importanza dello sviluppo di un pensiero critico (critical thinking) per contrastare tali fenomeni e promuovere una maggiore consapevolezza e partecipazione democratica. Si affronta anche la questione dell’accesso alla cittadinanza e la vulnerabilità dei minori migranti, come le seconde generazioni e i minori stranieri non accompagnati, per i quali il sistema educativo può rappresentare sia una sfida che un'opportunità di integrazione. Viene introdotto anche il concetto di "diritto all'indifferenza", in contrasto con la rivendicazione della differenza, come chiave per una società più inclusiva. Il testo termina analizzando L'articolo 3 della Costituzione italiana, che sancisce il principio di uguaglianza, specificatamente sulla presenza del termine "razza". L’aspetto ha un carattere oggettivo, reale e concreto, a differenza di “razza” che non gode di questi caratteri di concretezza, proprio perché scientificamente non esiste. il significato letterale delle parole sia di enorme rilevanza e quanto sia importante trovare una traduzione uguale e condivisa da tutti i lettori.
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