Riassunto analitico
Viviamo in un mondo in celere e progressivo sviluppo informatico. Tutta la società odierna ne è impregnata e non può prescindere da esso. Ma se da un lato le recenti innovazioni in campo tecnologico offrono indubbie e ingenti opportunità e migliorie (tanto ai privati, quanto alle istituzioni governative), dall’altro offrono il fianco a possibili (e tutt’altro che infrequenti) attacchi informatici. Data l’originalità delle minacce che invadono il panorama globale ed europeo, ci si domanda se gli Stati siano pronti ad affrontare e vincere le nuove sfide digitali; quanto sia possibile trasporre le norme di diritto internazionale disciplinante il mondo offline all’interno del cyberspace; e a quali strumenti possano ricorrere le organizzazioni internazionali (con particolare occhio di riguardo all’Unione Europea) per far fronte a siffatte inedite emergenze.
Tale elaborato si propone di indagare sugli interrogativi de quo, consapevole della carenza di norme pattizie e consuetudinarie in materia, dovuta alla sua recente acquisizione. L’analisi verrà suddivisa in due parti. Nella prima, si affronteranno gli strumenti che il diritto internazionale classico (e in species, la Carta delle Nazioni Unite) offre per fronteggiare minacce alla pace e alla sicurezza internazionale ovvero violazioni degli obblighi internazionali. Nello specifico, si porrà l’accento sulle misure restrittive imposte dall’Unione Europea, investigandone i profili di legittimità. Ci si domanda quali siano i soggetti di diritto internazionale legittimati ad applicare le sanzioni e se Stati diversi rispetto a quello leso possano godere di analogo diritto di autotutela. Questi ultimi, infatti, a fronte di una violazione di interessi collettivi, paiono essere indubbiamente autorizzati a adottare misure lecite. Ci si domanda, tuttavia, fino a quanto possa essere riconosciuta loro la facoltà di agire mediante contromisure, allorquando non siano diretti titolari della violazione di un loro diritto soggettivo.
Nella seconda parte, invece, verranno esaminate le misure restrittive adottate recentemente dall’Unione Europea in campo cyber, sollevando il problema concernente l’attribuzione della responsabilità statale in una materia così complessa quale quella cibernetica, e prospettando possibili soluzioni, pur nella consapevolezza della loro problematica attuazione. Infine, la ricerca troverà compimento nello studio della casistica relativa alle minacce informatiche, mediante l’analisi del caso WannaCry.
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