Riassunto analitico
Il commercio internazionale costituisce un pilastro fondamentale per lo sviluppo economico nazionale e un elemento chiave per il coinvolgimento delle nazioni nello scenario mondiale. La sua rilevanza emerge anche dalla sua influenza nel modellare il diritto internazionale. Nonostante numerose convenzioni ne abbiano tentato la regolarizzazione, poche sono riuscite ad ottenere un successo duraturo. Tra i risultati più significativi si annovera la Convenzione di Vienna (CISG), in grado di fornire un quadro normativo uniforme grazie all’ampia adesione e alla partecipazione di nazioni caratterizzate da differenti tradizioni giuridiche nella fase di stesura. Tra i temi affrontati dalla Convenzione si osservano le disposizioni riguardanti le responsabilità del venditore in caso di violazione del contratto. Questa tesi si propone di esaminare, mediante un’analisi comparata, se l’applicazione degli articoli relativi alle responsabilità del venditore avvenga in maniera uniforme nei Paesi di Cina, Italia e Stati Uniti. La ricerca è stata condotta attraverso il confronto di casi provenienti dalle nazioni sopracitate, ponendo l’accento sul ritardo nella consegna, sull’onere della prova in presenza di difetti o di non conformità della merce consegnata e sulla malafede del venditore. I risultati hanno evidenziato una forte polarizzazione tra l’Italia e gli Stati Uniti, in cui il primo ha interpretato la Convenzione senza l’ausilio del diritto nazionale, mentre il secondo ha spesso menzionato il Codice Commerciale Uniforme (Uniform Commercial Code) americano con l’obiettivo di risolvere le questioni non esplicitamente trattate dalla Convenzione. Nello spettro la Cina si posiziona più vicina all’approccio degli Stati Uniti, principalmente a causa della noncuranza dimostrata nei confronti delle disposizioni contenute nella CISG, pur riconoscendone l’applicazione. Tuttavia questo atteggiamento varia in base al giudice o all’arbitro nominato e alla loro rispettiva scuola di pensiero, consentendo così alla Cina di assumere una posizione mediana tra i due poli.
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Abstract
International trade is a cornerstone of national economic development and a critical feature of a nation’s engagement on the global stage. Its significance is reflected in its influence in shaping international law. Although several conventions have sought to regulate this area, only a few have achieved lasting success. One of the most notable successes is the Vienna Convention (CISG), which managed to provide a uniform legal framework thanks to its broad acceptance and the participation of countries with different legal backgrounds in the drafting process. Among the issues addressed by the Convention are provisions concerning seller’s liability in the cases of breach of contract by the vendor. This thesis aims at examining, through a comparative analysis, whether the articles pertaining to the regulation of seller’s liability are applied uniformly across China, Italy, and the United States. The research has been conducted through the comparison of cases coming from the selected countries, with a focus on delayed delivery, burden of proof in case of defects or non-compliance and seller’s bad faith. The outcomes revealed a significant polarization between Italy and United States. The former interpreted the Convention without relying on domestic law, whereas the United States often mentioned the Uniform Commercial Code (UCC) for the purpose of finding a solution to issues not expressly addressed in the Convention. In the spectrum, China leans more towards the approach adopted by the United States, largely due to their disregard for the provisions of the CISG, despite acknowledging its application. Nevertheless, this attitude varies depending on the appointed judge or arbitrator and their respective school of thought, allowing for a median position between the two poles.
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