Riassunto analitico
La tesi ha per oggetto la prosecuzione degli studi triennali riguardanti un imponente serie di affioramenti di rocce carbonatiche, situate in località San Savino (Predappio), poste in corrispondenza di un’importante struttura appenninica (Linea di Forlì), la cui genesi si fa risalire in maniera dubitativa al Miocene Superiore. In letteratura, questi depositi sono stati indicati come legati a trasporto gravitativo in massa e appartenenti alla Formazione di Tetto, di età Messiniana superiore. Lo studio della tesi è consistito in un lavoro di campagna durante il quale si sono riconosciute le facies e la stratigrafia dei corpi, integrandole con analisi petrografiche ed isotopiche (δ 13C; δ 18O). Queste analisi hanno permesso di evidenziare la presenza di strutture e caratteristiche riconducibili ai carbonati metano-derivati. Questi si formano tramite l’attività batterica in condizioni di ossidazione anerobica del metano, associata a riduzione dei solfati; la quale può promuovere la precipitazione di minerali carbonatici (calcite, aragonite, dolomite), data dall’aumento dell’alcalinità correlata a degradazione della materia organica. Essendo l’espulsione dei fluidi frequentemente legata a importanti strutture tettoniche, tali carbonati permettono di evidenziare nel record geologico le fasi principali che hanno costituito il prisma di accrezione appenninico durante il Neogene. Carbonati autigeni fossili sono presenti diffusamente nell’Appennino Settentrionale, generatisi a partire dal Burdigaliano fino al Pliocene e collocati, per la quasi totalità, in sedimenti a grana fine, all’interno di bacini legati a diversi contesti geotettonici. Il lavoro di campagna ha consentito di riconoscere la posizione primaria e la successione stratigrafica dei corpi carbonatici, la cui base è all'interno di depositi drappeggianti la scarpata del prisma di accrezione, durante lo stadio di chiusura della Formazione Marnoso-Arenacea. Lo studio delle facies e la relativa analisi geochimica hanno permesso di ricostruire il paleoambiente di formazione di questi corpi: nella porzione inferiore sono state riconosciute dapprima facies calcareo marnose, aventi fauna chemiosimbiontica, corrispondenti a fasi di bassi tassi di risalita di fluidi freddi, alternate a facies brecciose rappresentanti ambienti con tassi di risalita maggiori; superiormente lo studio delle facies ha mostrato la presenza di facies laminate microbialitiche, di genesi legata a seepage, non evaporitica e correlabili con affioramenti già studiati nell'area di Brisighella, di età Messiniana inferiore. Lo studio di queste microbialiti, precedentemente interpretate come appartenenti al Calcare di Base evaporitico, dimostra che, in letteratura, all'interno di questo termine siano compresi carbonati di genesi differente e che quindi parte di questi carbonati non siano legati ad ambiente evaporitico. Questo fatto, unitamente all’assenza di clasti gessosi all’interno delle facies brecciate, permette di considerare questi affioramenti come antecedenti all’instaurarsi di un ambiente evaporitico, di età limitata al Messiniano inferiore. Lo spessore cospicuo dei depositi brecciati associato con i valori fortemente arricchiti del δ 18O in questo tipo di facies, possono essere interpretati come indicanti dissociazione dei gas idrati, forse legati ad un drop del livello del mare antecedente alla formazione delle microbialiti di seepage e quindi precedente alla deposizione dei gessi, questo pone interrogativi sui rapporti tra crisi di salinità ed abbassamento del livello del mare che saranno affrontati in studi successivi.
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