Riassunto analitico
Il presente elaborato di tesi esplora le difficoltà, soprattutto sul piano sociale e identitario, con le quali gli alunni con background migratorio sono spesso costretti a confrontarsi nell’incontro con un nuovo contesto di vita. La migrazione, vissuta in maniera diretta o come evento che ricade sugli equilibri della propria famiglia, rappresenta inevitabilmente un evento destabilizzante e potenzialmente traumatico per la persona, specialmente per i più giovani. A partire da queste premesse ci si propone, intrecciando lo sguardo pedagogico con quello clinico, di esplorare le modalità attraverso le quali la relazione educativa può rivelarsi un fondamentale strumento di cura e supporto per chi ha vissuto il trauma della migrazione, utile ad affrontare le circostanze di crisi e a trasformare queste ultime in opportunità di crescita. La relazione educativa, se pensata come co-costruzione condivisa e reciproca di significati, garantisce lo sviluppo nella persona di capacità sorprendenti, fondamentali nel passaggio dalla condizione di vulnerabilità, tipica in chi sperimenta la migrazione, a quella, senza dubbio più vantaggiosa, di resilienza. L’elaborato è composto da quattro capitoli. Il primo presenta il fenomeno migratorio come evento storico, sociale ma soprattutto psicologico e indaga le criticità, principalmente dal punto di vista identitario, con le quali chi vive la migrazione è costretto a confrontarsi. Si considera in particolare il caso dei minori stranieri non accompagnati e delle cosiddette seconde generazioni. Il secondo capitolo approfondisce il concetto di trauma migratorio ed illustra l’approccio etnopsichiatrico alla sofferenza e alla malattia. Emerge, attraverso il riferimento al modello degli psicoanalisti Georges Devereux e Tobie Nathan, l’importanza e il ruolo della cultura di ognuno nella gestione della sofferenza. La cultura è pensata come chiave per interpretare la psiche e il comportamento dell’individuo, sostenendolo, in senso anti etnocentrico, verso nuovi equilibri. Il terzo capitolo si focalizza nello specifico sull’analisi della realtà scolastica del nostro paese e sulla condizione vissuta dagli alunni con background migratorio. Si evidenzia la necessità di garantire supporto e benessere dal punto di vista emotivo ed affettivo anche, e soprattutto, nei contesti educativi a chi ha vissuto il trauma della migrazione. Per farlo insegnanti ed educatori sono chiamati all’acquisizione di indispensabili competenze interculturali, relazionali ed affettive. Infine, nel quarto ed ultimo capitolo, si considera l’importanza di assumere un approccio etnopedagogico nei contesti educativi: mettendo in relazione la dimensione pedagogica con quella etnopsichiatrica si discute del ruolo dell’apprendimento in qualità di “leva” utile al superamento di stati critici nella persona e si valorizza l’importanza, anche nel contesto scolastico, della creazione di un universo condiviso di significati. Per farlo la narrazione diventa strategia irrinunciabile, fondamentale tanto nei contesti terapeutici quanto in quelli educativi. Grazie a queste considerazioni è dimostrata la possibilità e l’importanza di educare alla resilienza indagando come la relazione a scuola e l’alfabetizzazione emotiva siano centrali per i più giovani nel superamento della crisi e nell’attivazione di sorprendenti risorse e capacità creative.
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