2024-03-29T11:55:36Z
http://morethesis.unimore.it/ETD-db/NDLTD-OAI/oai.pl
oai:morethesis.unimore.it:etd-06282011-162808
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06282011-162808/
Effetti pro-aritmici della somministrazione intramiocardica di cellule staminali mesenchimali in un modello sperimentale di infarto miocardico acuto
ELEUTERI, RITA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Le malattie cardiovascolari rappresentano attualmente la principale causa di morte nel nostro Paese, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia e tra queste un ruolo principale è da attribuire all'infarto miocardico.
Negli ultimi dieci anni, la terapia dell'infarto miocardico ha determinato una riduzione del tasso di mortalità consentendo la sopravvivenza di un numero maggiore di pazienti i quali tuttavia richiedono controlli costanti dello stato di salute e terapie continuative per lunghi periodi di tempo. Conseguenza dell'infarto miocardico acuto è un danno permanente che determina una riduzione della funzione contrattile del cuore. La zona infartuata va incontro ad un fenomeno di rimodellamento e la funzione contrattile si deteriora. L'evoluzione naturale del quadro è la dilatazione e la progressiva ulteriore perdita di contrattilità che conduce all'insufficienza cardiaca.
La terapia cellulare è una strategia terapeutica innovativa nei processi di riparazione e rigenerazione miocardica dopo infarto acuto. Nonostante i promettenti dati ottenuti in studi pre-clinici l'applicazione sull'uomo non ha dato i risultati attesi In letteratura emergono risultati contrastanti sia per quanto riguarda la scelta del tipo di cellula staminale che ha maggiore probabilità di differenziare verso i cardiomiociti sia per quanto riguarda la modalità di somministrazione della stessa, endovenosa o intramiocardica.
Nel nostro laboratorio è in corso di sperimentazione un protocollo che valuta gli effetti della somministrazione di cellule staminali mesenchimali da midollo osseo in un modello animale di infarto miocardico.
Le finalità della ricerca sono:
1) individuare i meccanismi alla base della differenziazione delle cellule staminali in cardiomiociti
2) individuare le eventuali aritmie cardiache riconducibili all'impianto di cellule staminali
3) individuare il meccanismo che innesca e sostiene le manifestazioni aritmiche
Il modello animale utilizza Conigli New Zealand di sesso maschile. Il protocollo di studio è stato approvato dal Comitato Etico per studi su piccoli animali dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
Nell'animale previa sedazione, viene indotto infarto miocardico acuto mediante legatura reversibile della coronaria anteriore attraverso una toracotomia. Il successo di induzione dell'infarto miocardico è confermato dalla comparsa di sopraslivellamento del tratto ST maggiore a 0.2 mV nelle derivazioni I, II e aVL. L'identificazione dell'area ischemica viene effettuata mediante visualizzazione diretta (cianosi epicardica seguita da risposta iperemica dopo la riperfusione) ed ecg. A questo punto si somministrano le cellule. Le attuali esperienze sono state ottenute con somministrazione di cellule mesenchimali precedentemente prelevate e selezionate che vengono iniettate nella zona periinfartuale identificata. All'animale vengono impiantati elettrodi ecg pericardici per mappatura ecgrafica. Il follow-up prevede la registrazione dell'elettrocardiogramma ad intervalli di tempo regolari: 1°, 2°, 3°, 7°, 15°, 30° giorno.
I risultati ottenuti fino ad ora (1,2) riportano che il numero di aritmie sopraventricolari era sovrapponibile negli animali trattati con le sospensioni cellulari rispetto a quelli trattati con soluzione fisiologica nei giorni precedenti all'intervento, per poi aumentare nel gruppo trattato dopo l'induzione dell'evento. Il picco di eventi è stato registrato al 7 giorno. Sono in corso valutazioni della morfologia del tracciato e valutazioni istologiche.
MATTIOLI ANNA VITTORIA
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06282011-162808/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06282011-162808/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-07022011-182733
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022011-182733/
T cell activation after HIV primary infection predicts viral set-point and time to therapy: study performed by polychromatic flow cytometry
SBARDELATTI, SIMONA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
The progression of HIV infection is highly variable among patients, and indeed HIV+ subjects can live up to twenty years without any therapy, or must start treatment after a couple of years. It is known that the immune system plays an important role in controlling the infection, and a fine characterization of the immune changes that occur after infection is assuming a growing relevance. Accordingly, the aim of this study was to identify the events that occur during primary HIV infection (PHI), and their association with viro-immunological parameters and disease progression.
By 8 color-polychromatic flow cytometry we analyzed T cell activation and the polyfunctionality of HIV-specific response in lymphocytes from 11 HIV+ patients during PHI and in the following 6 months. Patients have been clinically followed for up to 6 years.
Concerning the quality and magnitude of T lymphocytes in response to gag and nef proteins, we observed an increase of CTL activity at 3 months after infection. CD4+ response was present one month after infection, was characterized by CD107a expression, and did not change in the following months. We never observed truly polyfunctional T cells, and in particular we never detected IL-2 production. Moreover, we did not find any association between T cell responses and the control of viral infection, nor with disease progression.
T lymphocyte activation (CD38 and HLA-DR expression among T cells) was high at the first and second month after infection, and significantly decreased in the following months, even without therapy.
Longitudinal follow up of patients revealed that activation in the second month after infection was strictly linked either to the viral set point at one year after infection, or to the period free of therapy. By Cox analysis we found that activation of both CD4+ and CD8+ T lymphocytes altered the relative risk of survival without therapy (i.e., to reach a value of CD4+ T cells <350 cells/uL). Two months after PHI, 15.5% (median value) of CD8+ were activated. Kaplan Meier analysis showed that 80% of patients with less than this value remained free of therapy for >46 months, while all patients with >15.5% had to start treatment within 26 months. Identical results were obtained considering CD4+, whose median activation value was 0.9%.
In conclusion, our main finding is that the quantification of T cell activation is as a predictive marker for the viral setpoint and for the time to treatment.
BERTONCELLI LINDA
PINTI MARCELLO
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022011-182733/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022011-182733/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-07042011-104536
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07042011-104536/
REGGIO CALABRIA ELETTA "META TURISTICA EMERGENTE": analisi dell'immagine percepita da turisti e cittadini.
TORTORELLA, MARIA ROSARIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Scopo dell'analisi è quello di ottenere variabili abbastanza rilevanti, utili a fornire un input, un punto di partenza efficace per le future ricerche concernenti per esempio, la progettazione di un piano di comunicazione turistica, le eventuali migliorie alla comunicazione già esistente, ecc. Ciò, affinchè l'immagine dei turisti si avvicini maggiormente a quella dei cittadini e viceversa cosicché sarà possibile promuovere e sviluppare il turismo andando verso la stessa direzione, attraverso un impegno attivo, ed essendo il più coerenti possibile, caratteristica fondamentale di una comunicazione turistica efficace ed efficiente.
Tenendo presente il modello teorico di riferimento, in primis, l'analisi vuole estrapolare, attraverso la tecnica del Focus Group, delle associazioni inerenti la città oggetto di studio. Queste rappresentano associazioni mentali legate alla città, in questo caso Reggio Calabria, e che contengono il significato di quest'ultima da parte di cittadini e turisti.
Successivamente, attraverso dati statistici fornitimi dall'Ente preposto e riguardanti provenienza ed età dei turisti e, provenienza, età e area di residenza per i cittadini, mi occuperò del campionamento.
Attraverso questa base di dati iniziale, stilerò un breve questionario da somministrare sia a cittadini che a turisti, così da notare le reali, se presenti, differenze e analogie che potrebbero essere utili, insieme ad altre ricerche, a migliorare la comunicazione già esistente, alla progettazione di un piano di comunicazione turistica efficace, ecc. .
Verranno perciò somministrati i questionari a cittadini e turisti; i dati scaturiti verranno ridotti attraverso un'analisi fattoriale che raggrupperà le associazioni traendo dei fattori di riferimento sui quali sarà possibile estendere ulteriormente l'analisi, per esempio cercando di osservare l'effetto di alcune variabili inerenti il contatto con la popolazione.
Mi aspetto di ottenere fattori, concernenti l'immagine percepita della città, diversi per cittadini e turisti. Le variabili ritenute maggiormente rilevanti per entrambi i gruppi, potranno essere discusse sottoforma di proposte allo scopo di migliorare la comunicazione turistica della città e sviluppare ciò che rende questa città una "meta turistica emergente".
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-19
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-21
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07042011-104536/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07042011-104536/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-06242011-135519
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06242011-135519/
Il ruolo del Bilancio di missione nella governance delle imprese sociali.
SEGADELLI, LICIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
L'elaborato si concentra sulla tipologia di azienda non profit impresa sociale ed ha l'obiettivo di indagarne le caratteristiche e finalità, la struttura di governance multistakeholder la responsabilità sociale ed il bilancio di missione inteso in termini di leva di governance organizzativa.
DI TOMA PAOLO
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-19
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-21
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06242011-135519/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06242011-135519/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-06272011-171145
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06272011-171145/
Carriere senza Confini e Confini per lo sviluppo della Carriera: il ruolo dell'individuo e dell'azienda
MARINO, FEDERICA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Da circa 17 anni si parla di "Boundaryless Career", cioè di una carriera definita sempre più da un percorso autodeterminato dall'individuo e che si sviluppa in modo non lineare tra più organizzazioni e secondo un copione imprevedibile e volubile.
Il primo capitolo si propone di ripercorrere le principali matrici teoriche lungo le quali il suddetto concetto si è evoluto, individuando differenti tipologie di percorso che l'individuo segue nell'arco della propria vita lavorativa, e considerando la carriera stessa alla stregua di un processo di socializzazione. Per chiarire il senso della carriera senza confini, si è articolato un percorso attorno ai concetti di apprendimento, versatilità, proattività, networking, e mobilità.
Nel secondo capitolo vengono illustrate la dimensione del capitale umano e sociale come determinanti della nuova carriera, Viene presa inoltre in esame la dimensione dell'impiegabilità, per comprendere come gli individui possono incrementare le opportunità occupazionali e professionali e gestire con successo la propria carriera.
Avendo constatato che la carriera esiste solo grazie all' interazione tra un individuo e uno specifico contesto organizzato, il terzo capitolo sposta poi l'attenzione sulla dimensione organizzativa. Il tema della carriera ha un versante applicativo di estrema rilevanza, articolato in numerosi tipi di interventi, caratterizzati da attività di informazione, consiglio, sostegno e consulenza per lo sviluppo dei percorsi professionali degli individui. Nello stesso tempo, le strategie di carriera dei singoli hanno un impatto significativo sulla vita organizzativa (livello di impegno e motivazione, ancore di carriera che guidano le decisioni degli individui, disimpegno e comportamenti di ritirata). L'approfondimento sulla duplice carriera mette poi in evidenza come la gestione dei percorsi di lavoro nelle organizzazioni non possa essere svolto assumendo una prospettiva individualista ma sia necessario considerare i vincoli generati dalla vita familiare e il peso dei calendari sociali che regolano lo sviluppo individuale e di coppia. Gli interventi promossi dalle organizzazioni per favorire la gestione della duplice carriera sono numerosi e articolati. Tuttavia, si evidenzia come essi siano orientati a favorire la presenza continua della donna nei luoghi di lavoro senza però di fatto divenire effettivi strumenti di promozione della carriera femminile.
Il quarto capitolo ha lo scopo di inquadrare le boundaryless careers all'interno del contesto attuale, in cui diventa sempre più intensivo l'uso degli applicativi del web 2.0, impattando in maniera significativa sulle imprese, sulla gestione delle risorse umane, sui modelli sociali, e sul modo di relazionarsi al lavoro: si parla a tal proposito di Enterprise 2.0, e-HRM, social networking e delle implicazioni determinate dai valori della GenerazioneY.
MONTANARI FABRIZIO
SCAPOLAN ANNACHIARA
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-19
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-21
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06272011-171145/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06272011-171145/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-06282011-091140
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06282011-091140/
La responsabilità sociale d'impresa. Analisi e confronto tra Auchan Italia e Coop Adriatica
MALPELI, FEDERICA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il presente lavoro ha come oggetto la responsabilità sociale d'impresa. Il primo capitolo è dedicato alla descrizione del concetto e all'individuazione delle normative sulla RSI. Il secondo capitolo tratta la relazione tra RSI e strategia d'impresa e ne descrive le implicazioni. Il terzo capitolo riguarda gli strumenti per comunicare la RSI agli stakeholder. L'ultimo capitolo è costituito dall'analisi e dal confronto della RSI in Auchan e Coop Adriatica.
MINOJA MARIO
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-19
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-21
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06282011-091140/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06282011-091140/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-07022011-114623
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022011-114623/
Event strategy: gli eventi al cioccolato come strumento di marketing territoriale per rilanciare l'immagine della città. Caso:"Cioccolatò " di Torino
CONTARDI, AURORA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Con questo elaborato voglio dimostrare come gli eventi possano essere una leva per lo sviluppo locale. le amministrazioni comunali, in un'ottica di integrazione con le associazioni di categoria e le agenzie di comunicazione, devono impegnarsi a rilanciare l'immagine della città strategicamente. Una possibile strada è l'enogastronomia, punto forte del nostro paese, far conoscere cioè i nostri prodotti tipici in modo che la città stessa possa beneficiarne in termini di turismo, ricadute economiche e riconoscibilità. Ho focalizzato l'attenzione sugli eventi al cioccolato ed in particolare sulla manifestazione "Cioccolatò" tenutasi a Torino dal 25 Marzo al 3 Aprile, a dimostrazione della strategicità dell'evento per il rilancio della città.
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-19
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-21
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022011-114623/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022011-114623/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-07052011-093016
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07052011-093016/
L'assemblea dei soci: recepimento direttiva 2007/36/CE e analisi nel settore bancario
MELCHIONDA, DIEGO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Analisi dell'assemblea dei soci, alla luce delle ultime direttive comunitarie atte a favorire la partecipazione e i diritti di rappresentanza degli azionisti di minoranza ed esteri.
Analisi della partecipazione alle assemblee, in particolare del settore bancario.
FERRETTI RICCARDO
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-19
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-21
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07052011-093016/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07052011-093016/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-07062011-145440
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07062011-145440/
Gli effetti della globalizzazione sulle diverse politiche di gestione delle risorse umane nelle multinazionali:verso l'adozione di un modello universale di best practices?
DOLCE, AURORA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
L'avvento della globalizzazione ha causato notevoli cambiamenti non solo nell'economia ma anche negli aspetti della vita quotidiana nelle società di tutto il mondo. Questa tesi ha l'obiettivo di analizzare i suoi effetti nell'ambito delle politiche e pratiche di gestione delle risorse umane nelle multinazionali, concentrandosi nello specifico sul ruolo attuale dell' international e del global human resource management e sul ricorso a diverse pratiche di international assignments per gestire e coordinare i rapporti tra sede centrale e filiali. La nuova sfida che si trovano a fronteggiare le imprese è cercare di bilanciare la costante tensione tra le forze della globalizzazione che spingono alla standardizzazione contro l'esigenza di localizzazione e adattamento ai paesi stranieri in cui si trovano ad operare. Il processo di expatriation assume una posizione di rilievo tra le varie forme di incarichi internazionali, in quanto è quella a cui si fa maggiormente ricorso nonostante i tassi di insuccesso siano relativamente alti. Il peso delle differenze culturali tra la sede centrale e quella estera e l'incapacità da parte dei manager e spesso delle loro famiglie di adattarsi al nuovo ambiente sono i principali responsabili di fallimento con gravi perdite per l'azienda. In quest'ottica le diverse culture possono essere viste come un ostacolo alla globalizzazione se non vengono adeguatamente comprese e rispettate. L'ultima parte della tesi affronta il tema dell'influenza culturale sullo sviluppo dei modelli di gestione delle risorse umane e sulla possibilità della diffusione di un modello universale basato sull'adozione di best practices comuni in tutte le multinazionali. Come esempio per dimostrare l'applicabilità o meno di questa tesi, viene analizzata la dimensione europea, in quanto offre un panorama fortemente eterogeneo ma allo stesso tempo capace di generare un modello o addirittura più modelli validi come alternativa a quello americano, finora considerato come universalmente applicabile, dimostrando che non si può prescindere dal contesto organizzativo e dai numerosi fattori esterni che influenzano le politiche di gestione delle risorse umane nelle multinazionali: primo e più importante tra tutti le diverse culture nazionali.
MONTANARI FABRIZIO
SCAPOLAN ANNACHIARA
Modena & Reggio Emilia University
2011-07-19
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-07-21
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07062011-145440/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07062011-145440/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-07152011-155543
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07152011-155543/
Meccanismo molecolare responsabile dell'azione degli ormoni tiroidei a livello del recettore GABAA, nativo e ricombinante.
RAVAZZINI, FEDERICA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Gli ormoni tiroidei (T3 e T4) (THs) vengono prodotti dalla tiroide e il loro rilascio è controllato dall'asse ipotalamo-ipofisi-tiroide. Tali ormoni sono essenziali per il corretto funzionamento di molti sistemi sia nella fase di sviluppo che nell'adulto. Il cervello è un bersaglio importante dei THs ed uno squilibrio dei livelli di questi ormoni provoca alterazioni profonde della sua funzionalità. Infatti, il distiroidismo (ipo- e iper-tiroidismo) è spesso associato con diverse patologie neuropsichiatriche. I meccanismi molecolari alla base di questi cambiamenti sono ancora sconosciuti. Per questa ragione abbiamo voluto studiare in vitro l'azione dei THs sull'attività neuronale. T3 e T4 possono mediare i loro effetti legandosi a recettori nucleari (effetti genomici) oppure a recettori di membrana (effetti non genomici).
Nel nostro laboratorio è stato dimostrato che i THs modulano la trasmissione GABAergica e glutammatergica attraverso meccanismi non genomici (Losi et al., 2008; Puia et al., 2011).
Lo scopo della mia tesi è stato quello di identificare il meccanismo molecolare alla base della modulazione di tali ormoni a livello di recettore GABAA.
Il GABA è il principale neurotrasmettitore inibitorio presente nel sistema nervoso centrale. Il recettore GABAA è una proteina canale la cui attivazione dipende dal GABA, che è il principale agonista, ma anche da altre molecole che agiscono con diversa efficacia, come la taurina e la b-alanina o il THIP (4,5,6,7-tetraidroisoxazolo[5,4-c]pyridin-3-olo). Numerosi farmaci di notevole importanza clinica e sostanze endogene modulano l'attività del recettore GABAA come le benzodiazepine (BZ), i barbiturici, l'etanolo e i neurosteroidi (Allopregnenolone, THDOC, Pregnenolone solfato).
Metodi: Tutti gli esperimenti sono stati condotti con l'utilizzo della tecnica del patch-clamp in configurazione whole-cell in colture primarie di neuroni corticali di ratto e su cellule HEK293 stabilmente trasfettate con le subunità a1b2g2 del recettore GABAA.
Risultati: I THs riducono la risposta GABAergica sia a livello di attività sinaptica (sIPSCs) che di correnti GABA evocate. I nostri esperimenti dimostrano che gli ormoni tiroidei esercitano una modulazione simile sulla corrente evocata dal GABA, taurina e b-alanina. L'effetto del T3, ma non del T4, è invece significativamente ridotto quando il recettore viene ad essere attivato dal THIP. La modulazione del T3 e del T4 a livello del recettore GABAA è stata comparata a quella del composto endogeno Pregnenolone solfato al fine di evidenziare similitudini nel meccanismo d'azione.
Studi precedenti hanno messo in evidenza che le concentrazioni intracellulari di Ca2+ e la fosforilazione di specifiche proteine sono importanti per l'effetto rapido non genomico degli ormoni. Dai nostri esperimenti risulta che la modulazione dei THs non è influenzata dalla cheleritrina (inibitore della PKC) nè dal H89 (bloccante della PKA) né dall'applicazione intracellulare del peptide inibitorio dell'isoforma e della PKC. Inoltre l'applicazione di BAPTA (acido 1,2-bis(o-aminofenossi)etano-N,N,N',N'-tetraacetico), chelante del Ca2+, o di TETRAC (acido tetraidotiroacetico), antagonista del recettore integrina avb3, non modifica l'azione degli ormoni. L'applicazione di T3 e di T4 all'interno della cellula non ha prodotto alcun effetto modulatorio sulle correnti GABA-evocate suggerendo che i siti per l'azione degli ormoni si debbano trovare sul lato esterno della membrana plasmatica.
Conclusioni: I nostri dati suggeriscono che la modulazione esercitata dagli ormoni tiroidei sulla corrente GABAergica sia dovuta ad una interazione diretta di queste molecole sul recettore GABAA in un sito, probabilmente extracellulare, che non è stato ancora identificato.
PUJA GIULIA
Modena & Reggio Emilia University
2011-09-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-09-20
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07152011-155543/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07152011-155543/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09152011-095217
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09152011-095217/
Il controllo di gestione nelle aziende sanitarie. Il caso dell'Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia.
GIULIANI, FRANCESCO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Questo lavoro di Tesi si prefigge di analizzare lo stato attuale e l’evoluzione dei sistemi di controllo di gestione nell’àmbito delle aziende sanitarie nazionali, dando particolare rilevanza alla figura delle aziende ospedaliere. Gli strumenti di controllo interno di gestione sono indispensabili al governo aziendale per assicurarsi che le azioni svolte e i risultati ottenuti siano in linea con gli obiettivi stabiliti ai vari livelli decisionali.
Per avere una visione più completa e concreta degli strumenti di controllo di ge-stione delle aziende sanitarie, il loro ruolo e la loro utilità, viene addotto a esempio il caso dell’Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia. Più dettagliatamente, l’analisi verte sui principali strumenti di controllo interno adottati dall’azienda ospedaliera e necessari alla direzione aziendale per garantire coerenza fra gli obiettivi prestabiliti e i risultati raggiunti.
Il primo capitolo della Tesi si concentra sull’evoluzione del sistema sanitario na-zionale, facendo luce sul quadro normativo e riformativo che ha determinato la co-siddetta “aziendalizzazione” del settore. I provvedimenti legislativi emanati nell’anno 1992 rappresentano il punto di partenza di questo profondo cambiamento, introducendo per la prima volta alle aziende sanitarie il carattere di personalità giuridica propria, nonché di autonomia organizzativa e patrimoniale. Contestualmente vengono introdotti meccanismi operativi e strumenti ammnistrativo-contabili tipici delle aziende, così da rendere obbligatoria la diffusione degli strumenti di controllo di gestione.
Inoltre, questo lavoro di Tesi prende in esame il sistema di pianificazione strategica sanitaria sia a livello nazionale, sia a quello regionale dell’Emilia-Romagna. Con l’avvio del processo di riforma della sanità, si vengono a creare nuovi soggetti erogatori pubblici che vedono trasformare ed evolvere i loro livelli di autonomia organizzativa e strategi-ca
Dopo aver appreso il quadro di riferimento e la situazione della sanità italiana in termini istituzionali e organizzativi, il secondo capitolo del presente elaborato si rivolge ai sistemi di controllo di gestione adottati dalle aziende sanitarie. Dopo un cenno introduttivo ai concetti fondamentali del controllo di gestione nella sanità, ci si focalizza sulle principali metodologie adoperate (contabilità, budget, preconsuntivo e reportistica) e sul sistema degli indicatori sanitari.
Il terzo capitolo è dedicato alla presentazione e all’analisi degli strumenti di con-trollo interno dell’Arcispedale S. Maria Nuova di Reggio Emilia. La Tesi si orienta sui sistemi di controllo di gestione adottati dall’Ufficio “Controllo di gestione e marketing”, in particolar modo il bilancio previsionale e il sistema degli indicatori aziendali.
Da un punto di vista strategico, infatti, il ricorso al budget e alla reportistica contenente gli indicatori aziendali permette d’individuare i profili di risultato, non sola-mente di tipo economico-finanziari. In questa maniera, si rende possibile la rilevazione delle capacità dell’Arcispedale nel gestire le variabili critiche sulla base degli indirizzi strategici e degli obiettivi prefissati.
DI TOMA PAOLO
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-11
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-13
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09152011-095217/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09152011-095217/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09262011-143655
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09262011-143655/
La gestione strategica delle risorse umane: una prospettiva integrata di processi, attività e metodi.
VEGGETTI, LORENZO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La presente tesi si propone di riconsiderare gli approcci teorici e le prassi consolidate in tema di gestione delle risorse umane, approfondendo gli approcci proattivi e gli strumenti innovativi in grado di rispondere, in modo puntuale, ai bisogni ed alle diverse caratteristiche dei soggetti che contribuiscono alla costruzione della catena di valore delle organizzazioni. In quest’ottica, sono state fatte scelte di campo forti ed a volte discutibili, limitando l’attenzione ai contributi non necessariamente più significativi, ma privilegiando quelli più utili per inquadrare il processo evolutivo trattato.
Il mutamento delineato comporta il passaggio da una concezione che vede la risorsa umana come un fattore di produzione e quindi come un costo da ottimizzare e da integrare negli obiettivi dell’organizzazione, ad una concezione che considera la risorsa umana come un asset, portatrice di professionalità e capacità d’innovazione.
La tesi comprende un capitolo introduttivo, seguito da altri 5 relativi agli aspetti operativi che riguardano le più tipiche attività caratterizzanti il ciclo delle risorse umane.
L’evoluzione delle teorie e del dibattito fra gli studiosi è riassunto nel primo capitolo. In particolare, viene proposto un approccio definitorio, ordinatorio e classificatorio dei diversi modelli di gestione delle risorse umane. In aggiunta, la gestione delle risorse umane viene inserita all’interno di un sistema integrato.
Nel secondo capitolo vengono approfondite le tecniche di valutazione del personale (posizioni, potenziale, performance, competenze), in vista degli obiettivi di individuazione delle determinanti di prestazioni insoddisfacenti e di valutazione delle potenzialità di sviluppo.
Il terzo capitolo è dedicato ai processi di reclutamento, selezione ed inserimento attraverso cui le imprese definiscono quali e quante persone sono necessarie allo sviluppo organizzativo e scelgono le persone che meglio rispondono ai loro fabbisogni.
Nel quarto capitolo si prendono in considerazione le componenti di un efficace sistema formativo ed il ruolo dei manager nel determinare la propensione ad apprendere dei dipendenti, attraverso la creazione di un ambiente stimolante ed interventi atti a favorire il trasferimento della formazione nello svolgimento dei compiti. Vengono inoltre discussi anche i vantaggi e gli svantaggi dei diversi metodi formativi.
Il quinto capitolo tratta sinteticamente il sistema premiante, in termini di carriera e politiche retributive. La centralità di questo sistema e la sua evoluzione si lega al nuovo ruolo delle persone nell’organizzazione ed ai diversi elementi motivanti che animano ed attivano i loro comportamenti.
La tesi termina con un capitolo conclusivo, che riassume sinteticamente quanto emerso dalla trattazione precedente.
NERI MASSIMO
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-11
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-13
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09262011-143655/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09262011-143655/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09202011-151259
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09202011-151259/
Il ruolo della notorietà del brand profit e del brand non -profit nei progetti di Cause Related Marketing attuati tramite strategia di co-branding: un'analisi sperimentale.
LODI, CINZIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il presente trattato si propone di indagare il ruolo che la brand awareness ( consapevolezza di marca), di un marchio non-profit rispetto a un marchio profit, ha, nella percezione dei consumatori di un prodotto (penna) cause related considerandoli in una strategia di co-branding. L’obiettivo principale è quello di trovare qual è il partner di brand awareness capace di migliorare la percezione del programma cause related e del prodotto coinvolto. Lo studio sarà effettuato utilizzando un disegno sperimentale 2 ( for- profit brand awareness : alta e bassa) x 2 (non – profit brand awareness: alta e bassa) raccogliendo i dati utilizzando un questionario che presenterà il prodotto PENNA in quattro setting distinti (dati dal disegno 2 x 2- between subject design). Con questo progetto di ricerca si intende superare alcune limitazioni riscontrate in esperimenti precedentemente effettuati sull’argomento andando così ad ampliare i risultati a disposizione per quanto riguarda le strategie di co-branding per le attività di cause-related marketing da utilizzare anche nella pianificazione di tali attività.
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-11
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-13
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09202011-151259/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09202011-151259/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09202011-205706
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09202011-205706/
testimonial e brand: un nuovo caso di co-branding
SAVIOLI, MATTEO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Lo studio vuole essere un utile contributo alla già presente letteratura in merito all’individuazione di un modello capace di misurare il grado di sintonia tra testimonial e brand aziendale. L’utilizzo del testimonial è solo una della tecniche a disposizione degli esperti in comunicazione ma è sicuramente quella più identificata dal pubblico. La scelta del testimonial non è una “ricetta” sicura ma si ritiene che una maggior grado di fit fra testimonial e brand possa produrre effetti più positivi in capo al consumatore. La quasi totalità delle ricerche che studiano le determinanti dell’efficacia dell’utilizzo del testimonial sono volte a caratterizzare l’endorser “ideale”, a prescindere dalla tipologia/caratteristiche di prodotto pubblicizzata. Attraverso un’indagine empirica rispetto ad un brand e tre testimonial, viene indagata l’imprescindibilità o meno dell’esistenza di fit tra marca e testimonial. La ricerca vuole inoltre dimostrare come l’eventuale fit non si risolve soltanto in un generico e confuso insieme di associazioni mentali presenti nella mente del consumatore ma, questi possibili collegamenti tra marca e testimonial possono essere catalogate in due dimensioni distinte: product-category fit o image fit
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-11
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-13
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09202011-205706/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09202011-205706/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09252011-103442
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09252011-103442/
L'importanza delle competenze nel settore biomedicale:lo sharing expertise per B.Braun Avitum Italy
PANZA, LAURA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
L’obiettivo del lavoro riguarda lo studio di come l’impresa B. Braun Avitum Italy S.p.A, volta alla produzione e commercializzazione di dispositivi medici, riesca a sviluppare quotidianamente lo sharing expertise, come strumento di realizzazione e mantenimento di un vantaggio competitivo. La motivazione promotrice di tale ricerca e’ l’interesse delle peculiarita’ possedute da questa impresa nella condivisione di competenza, che pur facendo parte di un territorio restio allo scambio di conoscenza e all’interazione fra imprese, ne e’ sia artefice che capofila. I risultati che si vogliono ottenere da questa ricerca sono la conoscenza di strumenti concreti che permettano la realizzazione di tale condivisione sia per l’impresa al proprio interno che nel territorio di riferimento. Si e’ deciso pertanto di effettuare una tesi di laurea compilativa suddivisa in quattro capitoli. Il primo, composto da due sezioni, raccogliera’ contenuti teorici di base, dal modello di determinazione del vantaggio competitivo di M.E.Porter, all’analisi della teoria delle Resource Based View, e delle capacità dinamiche (Dynamic Capabilities); la seconda sezione riguardera’ l’analisi dei contributi più recenti in merito alla condivisione delle competenze, affrontando il tema della learning organization appartenente agli studi di knowledge management. Il secondo capitolo vertera’ sull’analisi del territorio del distretto biomedicale mirandolese, di cui l’impresa esaminata fa parte e sull’importanza per questo territorio di condivisione e collaborazione per le imprese stesse. Il terzo ed ultimo capitolo infine si concentra sullo studio di tre strumenti con cui l’azienda realizza e sviluppa lo sharing expertise; il primo esamina il contributo che la divisione B. Braun Avitum ha apportato ad un paese indiano, Andhra Pradesh, attraverso la creazione di centri dialisi; il secondo analizza il BKC (Braun Knowledge Center), piattaforma tecnologica che permette la condivisione di conoscenze tra dipendenti, collaboratori e partners; il terzo invece, riguarda la creazione di un laboratorio ICL (Integrated Compounding Lab), tra B. Braun Avitum Italy e un’impresa fornitrice, che consentira’ la realizzazione di un macchinario automatizzato in grado di dosare e miscelare in modo estremamente preciso ed efficiente composizioni farmacologiche diversamente complesse. L’intento quindi di questo lavoro e’ quello di accompagnare l’evoluzione dell’importanza che le risorse hanno ricoperto nelle imprese, soffermandosi cosi’ sul significato che per l’impresa B. Braun Avitum Italy ha lo sharing expertise permettendole di confermarsi leader del settore.
DITOMA PAOLO
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-11
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-13
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09252011-103442/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09252011-103442/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-10032011-150226
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-150226/
Identification of new protein-protein interaction inhibitors for the reactivation of the pro-apoptotic signal
GOZZOLI, CHIARA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Protein-protein interactions (PPIs) play pivotal roles in nearly all biological processes including cell proliferation, growth, differentiation, cellular signaling and programmed cell death or apoptosis.
Selective modulation of specific PPIs by small molecules has emerged as an important approach to investigate biological processes, for validating new drug targets, and for the development of new therapeutics. Major research efforts have been lately directed towards the development of new therapeutics reactivating the apoptotic program in tumor cells by specifically targeting PPIs.
The induction of apoptosis is in fact one of the most widespread chemotherapeutic strategies because a hallmark of most cancer cells is their ability to escape programmed cell death and to resist to traditional anticancer drug treatments.
The aim of the research proposal was to combine several research approaches for the early-stage discovery of novel small molecular-weight compounds able to interfere with PPI of anti-apoptotic proteins, in particular MDM2/p53 and Bcl-2/Bak, Bax.
The main objective of the work was to obtain an experimental validation of the PPI inhibitory activity of a restricted number of commercial organic molecules that were selected by means of in silico techniques by a collaborative partner (BioChemoInformatic laboratory, University of Bologna).
The experiments of this work have been performed on HL-60 cells, HCT116 cells and two derived isogenic cell lines, HCT116 p53-/- and HCT116 Bax-/-.
First of all, we tested a set of virtual screening compounds supposed to inhibit Bcl-2. We used HL-60 cells which express high levels of Bcl-2 protein. In order to study the cellular and molecular activities of these compounds we compared them to biological profiles of ABT-737, a potent small-molecule chemical that acts like a BH3-only protein to antagonize anti-apoptotic Bcl-2 family members.
Some of the hit compounds determined a substantial increase in the percentage of cells undergoing SubG1 and the activation of the pro-apoptotic protein Bax was observed.
We then explored the possibility to identify compounds able to dual-target Bcl-2 and MDM2, i.e. simultaneous inhibition. To this purpose, another set of virtual screening compounds was tested on human colorectal carcinoma HCT116 cells and compared to ABT-737 and Nutlin 3-a (a cis-imidazoline selective inhibitor of MDM2).
One compound showed the ability to activate the principal targets of p53. In addition, cell cycle analysis on HCT116 wt, p53-/- and Bax-/- suggested the reactivation of both p53 and Bax/Bak pro-apoptotic proteins indicating the possible use of this compound for further lead optimization purpose towards the discovery of effective anti-apoptotic multi-target drugs.
Overall, the results shown in this thesis provide evidence that the selected compounds may offer lead structures for drug development of new and effective anticancer therapeutic agents able to reactivate the apoptotic process in malignant cells.
DEL RIO ALBERTO
BASILE VALENTINA
IMBRIANO CAROL
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-150226/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-150226/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-10032011-144811
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-144811/
Regolazione del fattore trascrizionale MEF2C in cellule muscolari proliferanti
BADODI, SARA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
I fattori trascrizionali MEF2 (Myocyte Enhancer Factor 2) sono espressi in tutti gli eucarioti in numerosi tessuti. Sono particolarmente arricchiti nel sistema nervoso centrale, nei linfociti e in tutti i tipi di cellule muscolari. Nelle cellule muscolari scheletriche svolgono un ruolo importante nel processo di differenziamento, interagendo con i fattori miogenici della famiglia MRF (MyoD, Myf5, miogenina e MRF4) ed amplificando così l’attivazione trascrizionale dei geni muscolo specifici.
I membri della famiglia MEF2, presenti in quattro diverse isoforme nei vertebrati - MEF2A, MEF2B, MEF2C e MEF2D -, sono sottoposti a meccanismi di regolazione a vari livelli, come l’interazione con cofattori regolativi, la modulazioni dei livelli di trascrizione e di traduzione e le innumerevoli modificazioni post traduzionali a cui sono soggetti.
Analisi di spettrometria di massa, condotte nel laboratorio, hanno permesso di individuare due nuovi siti fosfoaccettori, Ser98 e Ser110, la cui modificazione si è rilevata fondamentale per la regolazione di MEF2C e per la sua interazione con l’inibitore isomerasi Pin1.
Nel corso del mio lavoro di tesi ho analizzato le basi molecolari di questo meccanismo regolativo.
Innanzitutto abbiamo dimostrato che queste fosforilazioni hanno un effetto repressivo sull’attività trascrizionale di MEF2C. Inoltre, grazie all’utilizzo di anticorpi fosfo-specifici, abbiamo rilevato un livello di fosforilazione di Ser98 e Ser110 elevato in mioblasti, vale a dire in cellule proliferanti determinate al destino miogenico, che diminuisce in seguito all’induzione del differenziamento.
Allo scopo di indagare se questa modificazione post traduzionale sia correlata ad una particolare fase del ciclo, abbiamo sincronizzato le cellule muscolari murine C2C7 in modo tale da ottenere popolazioni cellulari arricchite nelle varie fasi del ciclo. In questo modo abbiamo osservato una drastica riduzione dei livelli proteici totali di MEF2C in mitosi, fase in cui si registra un contemporaneo netto incremento del livello di fosforilazione di Ser98.
Questi risultati suggeriscono che la fosforilazione sia dovuta ad una chinasi attiva in mitosi ed inoltre si può ipotizzare che la fosforilazione di MEF2C possa essere funzionale per la progressione nel ciclo mettendo in luce un nuovo aspetto dell’attività di MEF2C.
MOLINARI SUSANNA
BARUFFALDI FIORENZA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-144811/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-144811/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09152011-151954
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09152011-151954/
Inibizione dell' invasività cellulare da parte di Parnate, un inibitore del dominio SNAG di Snail/Slug.
PRUDENTE, ZELIA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Modello in vitro di invasione e metastasi per lo sviluppo pre-clinico di nuove terapie antitumorali: valutazione degli effetti antimetastatici di Parnate.
CALABRETTA BRUNO
FERRARI AMOROTTI GIOVANNA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09152011-151954/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09152011-151954/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09172011-224256
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09172011-224256/
expression and role of Wnt non canonical signaling in Myeloma microenvironment
TOSCANI, DENISE
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
il mieloma multiplo è una neoplasia del sistema emopoietico sostenuta dalla proliferazione di plasmacellule derivanti da un singolo clone neoplastico. l'interazione tra cellule mielomatose e microambiante midollare rappresenta una caratteristica fondamentale della fisiopatologia della malattia in quanto il microambiante svolge un ruolo fondamentale nel favorire la crescita delle cellule mielomatose. numerosi lavori dimostrano come alla base dell'insorgenza delle caratteristiche lesioni osteolitiche della mallatia vi è la rottura dell'equilibrio tra osteoclastogenesi/osteblastogenesi a favore degli osteoclasti. nel mieloma sono state identificate altearazioni nel pathway Wnt sia canonico sia non canonico. ci sono numerose evidenze circa il coinvolgimento del pathway Wnt nel differenziamento osteoblastico: l'attivazione della via non canonica attraverso Wnt5a antagonizza l'effetto inibitorio di Wnt3a di tipo canonico sul differenziamento osteogenico dell cellule mesenchimali. l'effetto pro-osteogenico potrebbe essere mediato dall'attivazione del recettore Ror2 nelle mesenchimali. per studiare il ruolo del Wnt non canonico nel microambiente midollare di pazienti affetti da mieloma, sono state effettuati esperimenti di stimolazione con Wnt5a ricombinante su sistemi di cocolture linee di mieloma/mesenchimali umane/cellule osteoprogenitrici, induzione del'overespressione di wnt5a con vettore lentivirale, inibizione della produzione di wnt5a attraverso siRNA e overespressione del recettore Ror2 con vettore lentivirale. Sono stati studiati pazienti con mieloma: dagli aspirati midollari sono state ricavate le cellule mononucleate da cui sono state purificate le plasmacellule mediante metodo immunomagnetico. dalle cellule primarie di midollo di donatori sani sono state ottenute mesenchimali umane e cellule osteoprogenitrici preOB. sono satei fatti esperimenti di cocolture in presenza di linee di mieloma e colture confluenti di hMSC e preOB alcune delle quali mantenute in presenza di wnt3a e wnt5a, e cocolture con hMSC/preOB overesprimenti Wnt5a o ror2 e i vettori di controllo, con linee di mieloma. il differenziamento osteogenico è stato valutato mediante la valutazione della fosfatasi alcalina e formazione dei noduli ossei, mediante real time PCR e PCR array e mediante Western Blotting. il pathway non canonico è stato valutato mediante saggio FLUO-4AM per determinare l'influsso di calcio nelle cellule stimolate con wnt5a. dai dati emerge che il differenziamento ostoblastico comporta un aumento dell'espressione del recettore ror2 valutata sia con PCR sia con Western blot. in sistemi di cocoltura, la presenza di cellule MM inibisce la via non canonica di Wnt mediante inibizione del recettore Ror2 e del mediatore del pathway non canonico pPKC. la stimolazioen con Wnt5a ricombinante delle hMSC determina attivazione del pathway canonico determinato dall'aumento dell'influsso di calcio, aumento dell'espressione di ALP e di formazione di noduli ossei. nella linea HS-5 e nelle hMSC overesprimenti wnt5a si ha aumento dei marker osteoblastici ALP e collagene di tipo I e l'attivazione del pathway non canonico.inoltre il silenziamento tramite siRNA di wnt5a nelle hMSC e preOb determina riduzione dei livelli di mRNA di ALP, collagene I e osteocalcina. l'overespressione di ror2 nelle mesenchimali determina un aumento dell'osteoblastogenesi. parallelamente è stato studiato il pathway canonico mediante analisi dei livelli di beta-catenina: le cellule overesprimenti wnt5a mostrano riduzione dei livelli di beta catenina. questi dati suggeriscono che l'inibizione di ror2 e del pathway non canonico siano coinvolto nell'inbizione del differenziamento osteogenico e che le cellule di MM sono in grado di inibire tale via.
LUPPI MARIO
GIULIANI NICOLA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09172011-224256/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09172011-224256/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09302011-094907
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09302011-094907/
STUDIO DELLA REGOLAZIONE TRASCIZIONALE DELL'EPCIDINA, L'ORMONE DEL FERRO, IN FISIOLOGIA E FISIOPATOLOGIA: RUOLO CENTRALE DELLE BMPs (PROTEINE MORFOGENETICHE DEL'OSSO)
CANALI, SUSANNA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
L’espressione di epcidina, l’ormone regolatore del metabolismo del ferro, è modulata da diverse vie e da diversi stimoli all’interno della cellula. Il fine ultimo di questa modulazione è quello di garantire la corretta omeostasi ed il corretto bilancio del ferro in circolo.
La quantità circolante di questo ormone, prodotto dagli epatociti, è finemente regolata a livello trascrizionale.
Esistono in particolare tre vie che ne regolano la produzione:
- la via delle BMPs (Bone Morphogenetic Proteins), che attraverso la fosforilazione e la conseguente attivazione delle proteine SMAD, attiva il promotore dell’epcidina;
- la via di risposta allo stress del reticolo endoplasmatico, che aumenta i livelli di espressione dell’epcicina attraverso l’attivazione del fattore trascrizionale CREBH;
- la via infiammatoria, attivata dalla citochina IL-6 (interleuchina 6) che è in grado di indurre una risposta trascrizionale dell’epcidina a seguito della fosforilazione e del successivo legame del fattore STAT3 al promotore stesso.
Fino ad ora si riteneva che queste diverse vie di stimolazione agissero in maniera indipendente, attivando meccanismi differenti e legandosi con i propri effettori finali a specifiche regioni del promotore.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di indagare l’esistenza di possibili interazioni tra queste diverse vie di regolazione dell’espressione dell’epcidina.
Nella prima parte dello studio si è presa in analisi la via di regolazione dell’infiammazione mediata dalla citochina IL-6.
Per dimostrare l’azione diretta di questa citochina sull’attivazione trascizionale si è utilizzato un inibitore diretto (Tocilizumab) della via di segnalazione IL-6-dipendente, in grado di bloccarne il recettore a livello della membrana plasmatica. E’ stato quindi condotto uno studio di espressione genica trattando linee cellulari epatocitarie umane (HepG2) con IL-6 e tocilizumab per evidenziare l’effettiva diminuzione del messaggero dell’epcidina. Inoltre è stato clonato un frammento del promotore dell’epcidina murino in fusione con il gene reporter della firefly luciferase recante una mutazione nella regione del promotore responsiva allo STAT3: di questo costrutto è stata valutata l’attività in HepG2 allo scopo di controllare l’effettivo coinvolgimento della via IL-6/STAT3 nella regolazione del promotore. Questo lavoro iniziale ha permesso di confermare l’effettivo coinvolgimento della regione legante lo STAT3 nel promotore nella regolazione dell’epcidina.
Per indagare se questa via di stimolazione fosse influenzata dalla via delle BMP, le principali regolatrici dell’epcidina in risposta al ferro, è stato utilizzato LDN-193189 come bloccante della via delle BMPs. Questa molecola è in grado di inibire in modo specifico la via di stimolazione BMP-dipendente interagendo con il recettore a livello extracellulare.
L’uso di LDN-193189 ci ha permesso di constatare che bloccando la via BMP, si ha inibizione dell’espressione dell’epcidina sia di base che sotto stimolo infiammatorio.
Visti gli interessanti risultati ottenuti, nella seconda parte dello studio abbiamo preso in esame la regolazione dell’ormone in risposta allo stress del reticolo. Mediante studi di espressione genica con Real Time PCR in HepG2, si è dimostrato come la LDN-193189 sia sufficiente a bloccare l’espressione di epcidina anche durante il trattamento con tunicamicina e A23187, noti induttori dello stress del reticolo e della trascrizione di epcidina.
In ultima analisi questo studio ha permesso per la prima volta di collegare vie di segnalazione che fino ad ora si riteneva agissero in modo indipendente sul promotore dell’epcidina, chiarendo il ruolo cruciale e gerarchicamente prioritario della via BMP nella regolazione trascrizionale dell’ormone del ferro.
PIETRANGELO ANTONELLO
VECCHI CHIARA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09302011-094907/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09302011-094907/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09142011-200808
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09142011-200808/
Caratterizzazione molecolare e funzionale della nicchia staminale emopoietica umana mediante co-coltura di cellule staminali emopoietiche ed osteoblasti
ROMANO, ANNALISA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Le cellule staminali emopoietiche (HSCs) sono localizzate nel midollo osseo (Bone Marrow, BM) in un microambiente specifico denominato nicchia staminale emopoietica, che svolge un ruolo fondamentale nella regolazione della loro sopravvivenza, auto-rinnovamento (self-renewal) e differenziamento. La nicchia staminale emopoietica è localizzata sulla superficie dell’osso trabecolare e si compone di: 1. una superficie endostale, interfaccia tra osso e cavità del BM ricoperta da osteoblasti (nicchia osteoblastica) e 2. un endotelio sinusoidale, a livello dei sinusoidi midollari (nicchia vascolare). All’interno della nicchia emopoietica, le HSCs vengono mantenute in loco, principalmente in uno stato di quiescenza; tuttavia in risposta a specifici segnali, possono andare incontro ad auto-mantenimento o, lasciando la propria nicchia, iniziare un processo differenziativo per produrre le cellule del sangue. In questo microambiente specifico, le HSCs interagiscono con un’ampia varietà di cellule stromali inclusi i fibroblasti, le cellule endoteliali, le cellule reticolari, gli osteoblasti e gli adipociti. Anche se diverse componenti della nicchia emopoietica sono state già identificate, i meccanismi regolatori attraverso i quali tali componenti regolano il destino delle cellule staminali emopoietiche sono ancora sconosciuti.
Per affrontare questo problema, abbiamo studiato come gli osteoblasti (OBs) possono influenzare il fenotipo molecolare e funzionale delle HSCs umane e viceversa in un sistema di co-coltura. A tale scopo, i progenitori emopoietici CD34+ sono stati purificati da campioni di sangue di cordone ombelicale e seminati su un monostrato di osteoblasti primari umani purificati da osso trabecolare. Dopo co-coltura, le cellule CD34+ sono state separate dalle cellule stromali e sono state sottoposte ad analisi del profilo di espressione genica, saggio clonogenico e coltura a lungo termine per valutare se e come gli osteoblasti fossero in grado di influenzare le capacità di self-renewal e di differenziamento delle cellule staminali emopoietiche. I nostri risultati hanno messo in evidenza che la co-coltura con osteoblasti induce un forte aumento della capacità clonogenica delle cellule CD34+ e l’espansione di circa cinque volte del pool delle cellule progenitrici più immature CD34+ CD38-. Inoltre, i risultati del saggio clonogenico hanno mostrato un aumento delle colonie monocito-macrofagiche parallelamente ad una diminuzione di quelle eritroidi. In accordo con i risultati del saggio clonogenico, in coltura a lungo termine gli OBs sembrano favorire il differenziamento delle cellule emopoietiche verso il lineage monocitario a spese di quelli granulocitario ed eritroide. Allo scopo di chiarire le basi molecolari degli effetti biologici osservati sulla capacità proliferativa e differenziativa dei progenitori emopoietici CD34+, abbiamo analizzato mediante DNA microarrays le modulazioni del profilo di espressione genica indotti nelle cellule CD34+ dalla co-coltura con OBs. Tale analisi ci ha permesso di monitorare i pathways molecolari attivati nella frazione di cellule CD34+ dopo co-coltura e quindi probabilmente responsabili dell’effetto mediato dagli OBs sui progenitori emopoietici più immaturi. Inoltre, ci ha consentito di individuare alcuni networks di recettori citochinici e fattori di trascrizione attivati a seguito della co-coltura con OBs, che potrebbero essere i responsabili degli effetti biologici sopra descritti.
Una migliore comprensione di come la nicchia mantenga le HSCs in vivo è cruciale per la messa a punto di una nicchia emopoietica virtuale in vitro, che consenta di espandere le HSCs in coltura, mantenendo allo stesso tempo le loro caratteristiche di staminalità e capacità di differenziamento multi-lineage , condizioni necessarie per l’utilizzo in campo transplantologico.
MANFREDINI ROSSELLA
SALATI SIMONA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09142011-200808/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09142011-200808/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-10032011-115835
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-115835/
Caratterizzazione molecolare del ruolo della mu-protocaderina nella carcinogenesi colo rettale.
MONTORSI, LUCIA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Il cancro colo-rettale(CRC) è la seconda causa di morte per tumore nei paesi industrializzati, ed è associato in circa il 90% dei casi ad un’alterazione nella via di segnalazione WNT/Wingless. L’iper-attivazione di questa pathway, causata tipicamente da mutazioni del gene APC o b-catenina, esercita infatti sulle cellule un forte stimolo proliferativo, e si ritiene che ciò costituisca l’evento fondamentale per lo sviluppo del CRC. L’effettore di questa via di segnalazione è il fattore trascrizionale b-catenina la cui attività è finemente regolata da un complesso di degradazione localizzato nel citoplasma. In assenza di ligando WNT b-catenina viene continuamente degradata dal complesso suddetto che ne impedisce la traslocazione nucleare. In presenza di ligando il complesso di degradazione viene disgregato permettendo a b-catenina di migrare nel nucleo dove attiva la trascrizione di geni che inducono la proliferazione cellulare, quali c-myc e ciclina D1. b-catenina ha inoltre una funzione strutturale: interagisce infatti con la porzione intracellulare delle caderine formando le giunzioni aderenti. Le caderine sono molecole di superficie che mediano l’adesione omofilica la cui down-regolazione è un processo chiave nella progressione tumorale e in particolare nella meta statizzazione. Il complesso caderine / b-catenina è quindi cruciale nella tumorigenesi. La comunità scientifica sta ponendo una sempre maggior attenzione su composti con attività chemiopreventiva nei confronti del CRC: fra di essi spicca la Mesalazina (5-ASA), un farmaco con una lunga storia clinica nel trattamento di malattie infiammatorie croniche dell’intestino (IBD), che è stato dimostrato avere una buona efficacia chemiopreventiva e scarsi effetti collaterali. L’attività chemiopreventiva è legata a diversi effetti che 5-ASA ha sulle cellule di CRC: essa infatti aumenta l’apoptosi e riduce la proliferazione attraverso il potenziamento dei checkpoint cellulari. Recenti evidenze sperimentali hanno inoltre dimostrato come 5-ASA interferisca con la via di WNT a diversi livelli. In particolare il nostro gruppo di ricerca ha dimostrato che il trattamento con 5-ASA in linee cellulari di CRC Caco2 e HT29 induce l’espressione di una caderina detta μ-protocaderina (MUPCDH). Questa caderina inibisce l’attività trascrizionale di b-catenina associandosi con essa sulla membrana plasmatica e riducendone la traslocazione nucleare. Un ulteriore meccanismo di inibizione della via di WNT risiede nella capacità della 5-ASA di attivare PPARg, un recettore nucleare con una forte attività anti-proliferativa. È dimostrato che l’attivazione di PPARg inibisce la via di WNT attraverso l’aumento della degradazione di b-catenina e l’attivazione di geni pro-apoptotici. 5-ASA è un ligando di questo recettore, ne aumenta infatti l’espressione e l’attività trascrizionale, come è stato dimostrato in cellule di CRC. Lo scopo di questo studio è quello di caratterizzare maggiormente il ruolo della MUPCDH durante il processo di tumorigenesi del CRC. A tal fine abbiamo svolto un’analisi comparativa di dati di espressione genica di casi colon normale, adenomi, CRC e IBD ottenuti da database pubblici, dai quali è emerso come l’espressione di MUPCDH sia down-regolata in tutti gli stadi patologici citati rispetto alla mucosa normale. Questi dati sono poi stati confermati confrontando l’espressione di tale gene in una serie di linee cellulari di CRC rispetto alla mucosa normale.
GRANDE ALEXIS
LOSI LORENA
PARENTI SANDRA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-115835/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-10032011-115835/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09292011-095641
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09292011-095641/
CARATTERIZZAZIONE DEL CARCINOMA SQUAMOCELLULARE (SCC) IN VITRO: COLTURE 2D E 3D
LAGRECA, IVANA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Il carcinoma cutaneo a cellule squamose (SCC) è uno dei tumori più comuni, è altamente aggressivo, ed in molti casi può metastatizzare e dare recidive. La disponibilità di modelli sperimentali che riproducono le caratteristiche della patologia è fondamentale per lo studio del tumore stesso, e per sviluppare nuove terapie. I modelli in vitro comprendono le colture cellulari ed i più raffinati skin-equivalent, modelli tridimensionali della patologia. Molto sfruttate solo le linee cellulari di SCC, che però hanno alta variabilità genetica dovuta al prolungato mantenimento in coltura. In letteratura, pochi lavori utilizzano cellule ottenute dal materiale bioptico, sia per motivi etici, che di scarsità del materiale. In questo lavoro si è cercato di caratterizzare il comportamento dell’SCC in vitro, partendo da piccole biopsie e quindi da poche cellule. Lo scopo è stato quello di valutare se la coltura di SCC è un buon modello per lo studio del tumore. Abbiamo quindi determinato le migliori condizioni di coltura per ottimizzare l'attecchimento delle cellule ed eliminare eventuali contaminazioni da fibroblasto. Quindi, abbiamo osservato che gli SCC in coltura mantengono alti livelli di E-FABP e survivina, e bassa espressione di CK15, come osservato nelle biopsie. I livelli di CK10 ed involucrina in vitro sono simili a quelli delle cellule normali, come osservato in vivo. Le cellule di SCC in coltura sono poco suscettibili al differenziamento e all’apoptosi UVB-indotta; queste cellule hanno una maggiore capacità di migrazione e di proliferazione rispetto ai cheratinociti normali. Quando le cellule di SCC vengono poste in sospensione tendono a differenziare, come osservato nei cheratinociti normali. E’ stato poi messo a punto un modello di skin equivalent di SCC caratterizzato da un epitelio pluristratificato con uno strato basale, disorganizzato. Si osserva inoltre la formazione di foci di invasione di cheratinociti nel derma, indice di invasività. La caratterizzazione in immunoistochimica del modello conferma una distribuzione simile al vivo per i marker del differenziamento. Al contrario, la distribuzione di ki67 e survivina è poco coerente con i dati delle colture bidimensionali: ki67 è poco espresso e survivina si presenta nel citoplasma di tutte le cellule tumorali. Con questo studio si è dimostrato come i cheratinociti di SCC ottenuti dalla biopsia e coltivati per pochi passaggi mantengano molte delle caratteristiche che il tumore ha in vivo, costituendo una buona alternativa alle linee cellulari. Queste cellule, e la loro caratterizzazione, costituiscono una fonte attendibile per studi futuri sul ruolo dell’apoptosi nei meccanismi di mantenimento e ricorrenza del tumore.
PINCELLI CARLO
MARCONI ALESSANDRA
DALLAGLIO KATIUSCIA
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-16
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09292011-095641/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09292011-095641/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-09262011-184903
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09262011-184903/
VALUTAZIONE DELLA DIDATTICA E COSTRUZIONE DI UN MODELLO DI RACCOLTA ED ELABORAZIONE DEI DATI
FISCHETTI, SIMONE
ECONOMIA
L’analisi che compiremo ha come obiettivo principale l’individuazione del processo complessivo che si trova alla base della valutazione della didattica all’interno della Facoltà di Economia “Marco Biagi” di Modena; quindi analizzeremo ogni aspetto che caratterizza il percorso formativo di uno studente universitario, dall’accesso tramite il test d’ingresso fino alla situazione occupazionale dopo il conseguimento della laurea. Infine ipotizzeremo la struttura di un possibile software che raccolga ed elabori i dati a nostra disposizione, fornendoci degli output di facile lettura per gli organi di governo della Facoltà.
RICCI GIANNI
Modena & Reggio Emilia University
2011-10-25
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-10-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09262011-184903/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-09262011-184903/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11242011-084904
2015-01-07
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11242011-084904/
Attivita' trascrizionale ed effetti biologici di p89c-Mybex9b,un'isoforma di c-Myb generata da splicing alternativo
PALESANO, ORNELLA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Il proto-oncogene c-myb codifica per un fattore di trascrizione, la cui espressione si osserva soprattutto nel tessuto emopoietico e la cui forma principale è il prodotto genico p75c-Myb. Tuttavia, in aggiunta a questo prodotto, sono stati identificati prodotti proteici derivati da eventi di splicing alternativo. Una forma di splicing alternativo maggiormente caratterizzata è la proteina p89c-Mybex9b, che include, tra l’esone 9 e 10, una sequenza di 121 a.a. , definita ex9b, determinando così la distruzione del dominio leucin zipper, responsabile della regolazione negativa della proteina stessa.
Nelle cellule emopoietiche, la forma di p89c-Mybex9b rappresenta circa il 10-15% del pool totale di c-Myb e sembra avere un ruolo importante nel processo di leucemogenesi, in quanto cambiamenti della sua espressione si traducono in un effetto negativo sulla proliferazione e sopravvivenza di cellule leucemiche. Tuttavia, in che modo p89c-Mybex9b esplica questo suo ruolo non è ancora ben chiaro. Probabilmente agisce sull’espressione dei geni target in modo più efficiente rispetto alla forma wild-type p75c-Myb.
In questo lavoro è stata studiata l’attività trans-attivante della proteina p89c-Mybex9b sul promotore di due geni target, quali ciclina B1 e SLUG, in un modello di leucemia mieloide cronica (linea cellulare K562).
Sono stati inoltre valutati gli effetti biologici della proteina p89c-Mybex9b sul ciclo cellualre, in seguito ad una sua down regolazione, ottenuta mediante l’utilizzo di un siRNA specifico.
I dati ottenuti fin ora mostrano una maggiore attività trascrizionale, sui geni target di di c-Myb, da parte della proteina p89c-Mybex9b rispetto alla forma wild-type p75c-Myb. Inoltre i risultati relativi alla down regolazione di p89c-Mybex9b correlano con diminuiti livelli di ciclina B1, suggerendo un effetto diretto dell’attività di c-Myb, ed in particolare dell’ isoforma p89c-Mybex9b, oltre che sulla regolazione della fase G1/S, anche sulla fase G2/M del ciclo cellulare .
CALABRETTA BRUNO
MANZOTTI GLORIA
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11242011-084904/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11242011-084904/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11242011-084904/
oai:morethesis.unimore.it:etd-11242011-141716
2015-04-28
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11242011-141716/
Studio delle modificazioni dell'integrità della barriera intestinale nei cirrotici avanzati sottoposti a profilassi di PVT con terapia con Enoxaparina.
ZAMBOTTO, BEATRICE
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Lo scopo di questa tesi è di studiare gli eventi correlati alla traslocazione batterica e al microcircolo intestinale durante un protocollo di intervento anticoagulante in pazienti cirrotici con lo scopo di prevenire la trombosi venosa portale (PVT).
La trombosi venosa portale è una condizione patologica caratterizzata dalla formazione di un trombo all’interno della vena porta o nelle sue ramificazioni, che ne determina l’ostruzione totale o parziale. La trombosi venosa portale è determinata da fattori epatobiliari e/o trombofilici ed è una complicanza comune della cirrosi scompensata. Dal punto di vista patogenetico, nella cirrosi avanzata, per via della disorganizzazione strutturale del fegato, c’è un aumento nella pressione ematica all’interno della vena porta, chiamata “ipertensione portale”. L’aumento progressivo dell’ipertensione portale determina la formazione di varici gastroesofagee, ma anche alla congestione del basso intestino. Questo ha importanti conseguenze, tra cui il possibile danneggiamento della barriera intestinale, aumento della traslocazione batterica ed infine aumento dell’infiammazione. Questo può condurre ad un peggioramento della PVT, sanguinamento delle varici gastroesofagee, ascite resistente, infezioni batteriche ed inoltre altre complicanze tipiche dello scompenso epatico.
È stato dimostrato in passato che la terapia anticoagulante è in grado di risolvere la PVT (quando non è di vecchia data) e questo porta alla riduzione dell’ipertensione portale e ad un miglioramento clinico. Non ci sono studi in letteratura sulla prevenzione della PVT e quindi abbiamo deciso di avviare uno studio prospettico randomizzato controllato (RCT) utilizzando una dose profilattica di Enoxaparina contro nessun trattamento per verificare se è possibile: 1) prevenire la PVT e 2) prevenire lo scompenso.
Gli studi riportati in questa tesi sono quelli svolti sui pazienti arruolati nel RCT per valutare le conseguenze dell’ipertensione portale in termini di traslocazione batterica ed i possibili modi per influenzarla. Per fare questo, oltre alla raccolta di tutti i dati clinici e terapeutici per analizzare tutti i possibili fattori coinvolti nella trombosi venosa portale, sono stati effettuati due diversi tipi di analisi: a) markers di integrità intestinale (Intestinal-Fatty Acid Binding Protein: I-FABP and Interleukin 6: IL-6) e b) valutazione del DNA batterico circolante.
I-FABP è un marker di danno enterocitario, indicativo della traslocazione batterica e IL-6, una citochina proinfiammatoria, che indica una risposta immune nei confronti degli antigeni batterici traslocati. I livelli di DNA batterico circolante sono stati misurati nel siero. Si tratta di un marker di traslocazione batterica dall’intestino alla circolazione sistemica attraverso la vena porta. Questo marker è stato misurato con amplificazione in PCR con primers specifici per un gene comune in tutte le specie batteriche, RNA ribosomiale 16S.
Questi test hanno mostrato che la terapia ha determinato un miglioramento del danno enterocitario ed un calo della percentuale dei pazienti con DNA batterico dimostrabile (per lo meno durante il trattamento).
Questo suggerisce che l’integrità della parete intestinale e il miglioramento del microcircolo sono eventi critici nella storia naturale della PVT, così come della cirrosi.
VILLA ERICA
LUONGO MONICA
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11242011-141716/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11242011-141716/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11242011-141716/
oai:morethesis.unimore.it:etd-11252011-130716
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11252011-130716/
Caratterizzazione e analisi funzionale del promotore del gene FRG1 Characterization and functional analysis of FRG1 gene promoter
DONATI, BENEDETTA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
La distrofia muscolare facioscapolo-omerale è la terza più comune miopatia con un’ incidenza di uno su 20000 nella popolazione generale. Il gene candidato come responsabile per lo sviluppo della patologia è FRG1, localizzato nella regione subtelomerica del cromosoma 4q. Il modello murino generato overesprimendo FRG1 in modo muscolo specifico sviluppa una distrofia muscolare con caratteristiche strutturali e fisiologiche simili a quelle osservate nei pazienti FSHD e per questa ragione può essere considerato un ottimo modello per lo sviluppo della patologia; al contrario il knock-out di FRG1 nel topo risulta letale embrionale. Questi dati suggeriscono che FRG1 abbia un importante ruolo biologico ma la sua funzione è ancora sconosciuta. Nonostante ciò, diverse evidenze suggeriscono che questa proteina possa essere implicata nel processamento dei pre-mRNA: infatti è stata isolata tra i componenti dello spliceosoma e lega in modo specifico gli RNA attraverso un dominio, presente nella porzione N-terminale, altamente conservato in tutte le proteine che interagiscono con gli RNA. Inoltre è stato individuato lo splicing aberrante dei trascritti di TNNT3 e MTMR1 sia nei topi che overesprimono FRG1 sia in linee cellulari di mioblasti derivati da pazienti FSHD e il grado di alterazione correla con il livello di espressione di FRG1.
Al fine di evitare gli effetti negativi indotti dall’ overespressione di FRG1, abbiamo cercato di individuare quali siano i complessi che controllano l’espressione del gene a livello trascrizionale.
In questo lavoro, abbiamo studiato la conformazione della cromatina nella regione subtelomerica del braccio lungo del cromosoma 4 e in particolare nella porzione che interessa il promotore di FRG1. A questo scopo abbiamo effettuato esperimenti in vitro utilizzando cellule C2C12 durante il differenziamento da mioblasti a miotubi, in quanto in questo sistema può essere osservato uno spontaneo aumento dei livelli del trascritto di FRG1. Questo studio ha portato all’ individuazione di fattori che legano il promotore di FRG1 e determinano la variazione di espressione del gene.
TUPLER ROSSELLA
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11252011-130716/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11252011-130716/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11252011-130716/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02102012-153803
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02102012-153803/
La nuova tendenza della moda: il fast fashion. Analisi empirica sulle pratiche di consumo dei prodotti Zara.
CANTARELLI, ROSSELLA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il fast fashion è una delle più importanti tendenze degli ultimi anni nel campo della moda. La maggior parte della letteratura sul tema si focalizza sull’analisi del comportamento d’acquisto o sull’analisi dell’offerta, trascurando l’analisi dell’esperienza di consumo. Questa tesi nasce quindi con lo scopo di colmare questo gap e focalizzarsi sulle pratiche di consumo dei prodotti fast fashion. Verrà quindi affrontato il tema del fast fashion con un’applicazione sperimentale: Zara. L’obiettivo di questa tesi è capire quali e quanti modelli di consumo vengono adottati dagli acquirenti di prodotti fast fashion (nello specifico, prodotti a marchio Zara).
Nel primo capitolo viene effettuata un’analisi sulla società e sul consumatore post-moderno. Verranno quindi tracciate le caratteristiche della nuova società e del nuovo consumatore, rispetto a quelle del passato. Questo capitolo serve per comprendere le reali motivazioni del cambiamento del consumatore in relazione ai propri comportamenti d’acquisto nel campo della moda.
Nel secondo capitolo viene analizzato il tema della moda, definendo l’origine, l’evoluzione storica e i modelli di produzione e consumo. In questo capitolo si parlerà anche della democratizzazione della moda, fenomeno importante per comprendere meglio il fast fashion.
Successivamente, nel terzo capitolo, si entrerà nello specifico del fast fashion, spiegando nei particolari questo nuovo modello e le sue caratteristiche. Verranno anche enunciati alcuni studi condotti finora sul tema del fast fashion.
L’ultima sezione della tesi riguarda la parte sperimentale. Il capitolo inizia fornendo una descrizione della ricerca, della metodologia e della strumentazione utilizzata. Per svolgere questa ricerca si è preferito adottare una metodologia di tipo quantitativo, somministrando un questionario a un campione di 202 rispondenti.
In seguito verrà descritto nel dettaglio il modello di Holt (1995), modello delle pratiche di consumo sul quale si basa la ricerca empirica. Verranno descritti anche altri modelli simili a quest'ultimo.
Si passerà poi alla storia del gruppo Inditex, gruppo al quale appartiene l’azienda Zara, dei dati relativi al gruppo e dei vari marchi, tra i quali Zara.
Infine, verrà effettuata una descrizione approfondita della ricerca empirica e dei risultati ottenuti, in termini di modelli di consumo, mediante l’applicazione del modello di Holt (1995) al caso Zara.
I risultati suggeriscono l'esistenza di diversi modelli di consumo adottati dai consumatori di Zara.
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02102012-153803/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02102012-153803/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11202011-204644
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11202011-204644/
Bioconiugazione e distribuzione di peptidi antifolato diretti contro cellule di carcinoma ovarico.
SGANZERLA, NADIA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
I farmaci antitumorali sono molecole potenti ma che a tutt’oggi presentano ancora limiti tali da ridurne le probabilità di successo nella chemioterapia. Tra i problemi più comuni si riscontrano una ridotta emivita, dovuta ad una rapida clearance renale e/o una rapida inattivazione da parte di enzimi degradativi, ma soprattutto scarsa selettività verso le cellule tumorali con conseguente insorgenza di effetti tossici.
Lo studio svolto in questa tesi ha come scopo la sintesi di coniugati peptidici, nei quali il farmaco antitumorale è stato covalentemente legato ad un carrier. La bioconiugazione permette infatti di migliorare il profilo farmacocinetico e la solubilità, di proteggere il farmaco dalla degradazione enzimatica e di poterlo direzionare verso il tessuto tumorale. Quest’ultimo obiettivo può essere raggiunto con un meccanismo di targeting attivo.
Nel nostro caso, il carrier impiegato nella sintesi dei bioconiugati è stato l’acido folico. E’ una vitamina a basso peso molecolare e si è mostrato promettente per effettuare un drug-delivery attivo, verso recettori specifici (FR-α), sovra-espressi nel 90% dei carcinomi. Il recettore permette di internalizzare attivamente i bioconiugati al folato attraverso un meccanismo endocitotico detto “potocitosi”.
I farmaci antitumorali oggetto di questo lavoro sono peptidi, progettati ed individuati nel progetto LIGHTS (LIGands to interfere with Human TS). Questi piccoli ligandi, legando preferibilmente all’interfaccia tra i monomeri della timidilato sintasi (TS), sono in grado di inattivare l’enzima e di contrastare il meccanismo di resistenza acquisita ai derivati del platino.
COSTI MARIA PAOLA
TRAPELLA CLAUDIO
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-10
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-12-12
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11202011-204644/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11202011-204644/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11282011-153223
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11282011-153223/
L'approccio marketing oriented per il rilancio di un prodotto. Il caso di JellyLamp Marmeled by Semiki
PENSO, JACOPO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
In questo progetto, dopo aver presentato gli strumenti del marketing, della comunicazione e del brand management si prende in considerazione il caso di una piccola impresa italiana, Semiki, che dopo il lancio poco fortunato del suo primo prodotto ha utilizzato gli strumenti presentati per definire una strategia orientata al marketing rinnovando la sua offerta fino a renderla coerente con le attese del mercato.
Il progetto parte dallo stato dell'arte del brand JellyLamp nato nel 2010 per la produzione e vendita di lampade di design made in Italy. Dopo un lancio poco fortunato del prodotto si è deciso di avviare una ricerca sulla comunicazione e le attività di marketing pensate per supportare il brand.
Attraverso il ricorso a metodi di autoanalisi e analisi dei competitors sono stati individuati i gap nella strategia e nella comunicazione del brand JellyLamp, un marchio italiano nel mondo del design gestito in maniera poco proficua. Si è passati così alla creazione di un nuovo modello di business e di un posizionamento più coerente con le potenzialità del prodotto, consentendone così migliori performance di vendita ed economiche.
Una gestione più attenta delle leve del marketing ha permesso di presentarsi alla grande distribuzione e al pubblico come un'azienda made in Italy di prodotti di elevata qualità. Gli strumenti della comunicazione Web 2.0 e un approccio volto a cogliere le opportunità di promozione sul mercato a basso costo possono rivelarsi strumenti utili al miglioramento della brand equity e al successo anche per imprese di piccole dimensioni e con risorse economiche limitate.
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-12-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11282011-153223/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11282011-153223/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11252011-165230
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11252011-165230/
LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA E IL BUSINESS PLANN NELLE AZIENDE IN FASE DI START-UP
ZUFFELLATO, ANTONIO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Nella prima parte dell'elaborato affrontiamo l'argomento della pianificazione strategica e della sua importanza al fine di costruire il business plan.
Dopo un'introduzione sull'evoluzione storica del concetto di pianificazione strategica, si inizia infatti a parlare dell'importanza delle scelte strategiche di fondo del business plan al fine di costruirne successivamente la sezione quantitativa.
Lo stesso si considera un documento fondamentale per la guida di un'impresa in fase di start-up o in itinere(ongoing), riguardante cioè imprese che decidano di ampliare o modificare la propria struttura aziendale. Da qui nasce l'idea di collocare il business in una prospettiva pluriennale per comprendere in anticipo come possa svilupparsi. Si passa successivamente ai modelli di business e ad approfondire la sezione quantitativa del business plan con bilanci previsionali, per arrivare ad una simulazione concreta del risultato operativo netto.
Nella terza parte della tesi affrontiamo lo studio dell'analisi del settore secondo il modello di Porter adattandolo al caso di studio per andare ad analizzare le 5 forze nel settore appartenenti all'azienda presa in considerazione.
Nel quarto capitolo si espone il caso di studio il business plan di un'azienda nel settore calzaturiero in una fase di start-up, andando ad evidenziare i principali effetti economico-finanziari dettati dalle scelte strategiche di fondo.
DI TOMA PAOLO
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-12-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11252011-165230/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11252011-165230/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11272011-222313
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11272011-222313/
La logica di brand portfolio applicata alla Pubblica Amministrazione: il caso Emilia Romagna
GUGLIELMINI, CHIARA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il progetto di ricerca intende indagare la gestione dell’immagine di marca dell’Emilia Romagna mediante l’applicazione della logica di brand portfolio alla Pubblica Amministrazione.
Si vuole studiare il ruolo della Regione nella costruzione dell’immagine del territorio, dal momento che essa, alla stregua di un’impresa, mira a raggiungere target differenti, come investitori, turisti e gli stessi cittadini.
In primo luogo si è reso quindi necessario un approfondimento circa la letteratura esistente sul marketing territoriale, sulla gestione del portafoglio di marca e sulla possibilità della trasposizione delle teorie di branding nell’ambito della Pubblica Amministrazione.
Gli aspetti normativi della gestione della comunicazione nelle PA rappresentano un ulteriore oggetto di indagine, utile a carpire quale sia il livello di autonomia degli enti nella gestione dei propri brand e quale il livello di co-gestione dell’immagine territoriale.
Una volta approfonditi la letteratura di riferimento e il quadro normativo, il presente lavoro analizza la comunicazione della Regione Emilia Romagna, mediante lo studio di:
• immagine riflessa: come la Regione crede di comunicare?
• identità: cosa vuole comunicare?
• immagine reale: come è effettivamente percepita dai cittadini?
Si è quindi analizzata la strategia di comunicazione dell’Emilia Romagna volta alla creazione della sua immagine di marca, fotografando lo stato attuale dell’impegno istituzionale sul fronte della gestione del proprio portafoglio di brand.
A tal fine si sono presi in esame i documenti ufficiali della Regione in materia di comunicazione e gli strumenti di cui essa si serve per comunicare con i diversi pubblici di riferimento. Unitamente a ciò, si sono condotte delle interviste ai responsabili della comunicazione per la conduzione di interviste sulle intenzioni comunicative dell’ente.
Gli esiti di questa parte della ricerca (che definiscono l’identità della Regione) sono, nel fulcro di tale lavoro, messi a confronto con la percezione che i cittadini hanno del proprio territorio e quindi con l’immagine reale. Si è scelto di concentrare l’attenzione sul target cittadini dal momento che essi, prima ancora di essere raggiunti dalla comunicazione della Regione, vivono il territorio e contribuiscono a definirlo. Quali sono le associazioni che essi hanno rispetto alla città in cui vivono? E come ritengono di differenziarsi rispetto alle altre Province della Regione?
Si riesce quindi a delineare un quadro completo del fenomeno che comprende le intenzioni comunicative della Regione, la reale percezione che di essa hanno i cittadini e, conseguentemente, l’efficacia della strategia di branding dell’ente.
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-12-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11272011-222313/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11272011-222313/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11122011-091251
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11122011-091251/
Fashion retail e green design: verso un’esperienza d’acquisto ecosostenibile.
BONTEMPI, GAIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Di fronte ad uno scenario naturale, sociale ed economico che attraverso fatti, eventi, norme, tendenze e mode, ci richiede un quotidiano impegno al riciclo e alla sostenibilità ambientale, può rivelarsi utile e interessante comprendere la sinergia esistente tra i comportamenti d’acquisto e di consumo, le strategie di fashion retail e l’atmosfera dei punti vendita sempre più ecofriendly. Luoghi di shopping caratterizzati da arredi con materiali riciclati ed ecologici al 100% che permettono all’acquirente, di immergersi in un’esperienza eco-centrica diffondendo comportamenti ambientali consapevoli, e ai retailer di rinnovare continuamente l’atmosfera senza sprechi e costi eccessivi secondo una logica etica ed estetica, dove il “responsabile è bello”. Se da un lato, la maggiore sensibilità verso i problemi ambientali guida gli stessi consumatori a ricercare e sviluppare un approccio alla vita più sostenibile, dall’altro lato la ricerca estetica e la stimolazione sensoriale ed emotiva può essere attivata con il sostegno fondamentale del design contemporaneo, che ricorre a materie prime riciclabili ed ecologiche per rinnovarle con sorprendenti risultati.
IRONICO SIMONA
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-12-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11122011-091251/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11122011-091251/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11192011-113222
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11192011-113222/
Il reporting sociale nel settore creditizio: due casi a confronto
TRAINO, VITA AURORA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il lavoro propone le definizioni e l’analisi dei concetti legati alla dimensione sociale dell’impresa. Nella prima parte della tesi viene presentato il concetto di CSR e vengono illustrate le diverse accezioni che sono state elaborate dai più rilevanti studiosi. In particolare viene proposto un percorso che ripercorre le fasi e i principi fondamentali alla base dell’elaborazione di questo concetto, dalle prime proposte, fino alle ultime tendenze in atto. All’interno di tale percorso si cerca di evidenziare i principali effetti, costi e benefici associati all’adozione di pratiche di CSR, analizzare la relazione tra RSI e strategia e individuare gli eventuali impatti della CSR sui risultati economico finanziari.
Nella seconda parte del lavoro viene descritto il processo attraverso il quale un’organizzazione rende conto delle proprie attività, delle proprie scelte e delle proprie responsabilità in un contesto che richiede sempre più trasparenza ed apertura alle istanze della collettività. All’interno dell’ampio e complesso corpus di contributi teorici e modelli di rendicontazione sociale e ambientale, si è scelto di focalizzare l’attenzione sul bilancio sociale, in tutte le sue declinazioni e specificità.
Segue uno studio comparativo dei bilanci sociali redatti da “Banca Etruria” e “Monte dei Paschi di Siena”. Vengono analizzati e confrontati i report sociali degli anni 2005 e 2010 al fine non solo di illustrare come la responsabilità sociale e il bilancio sociale possano essere implementati nella realtà operativa di un’azienda ma principalmente con l’obiettivo di analizzare come la CSR viene gestita da ciascuna azienda, come si evolve nel corso del tempo e quali differenze e analogie caratterizzano i report delle due aziende in esame.
Sulla base delle informazioni raccolte viene svolto un confronto sul livello di accountability delle realtà analizzate, sulla chiarezza espositiva, sulla esaustività delle informazioni fornite e sulla veste di presentazioni dei risultati, formulando, infine, un giudizio complessivo sui due documenti di rendicontazione.
MINOJA MARIO
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-12-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11192011-113222/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11192011-113222/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11212011-191110
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11212011-191110/
Effetti distributivi dell'IVA e comportamento di consumo delle famiglie italiane
MARMIROLI, ALESSANDRO
ECONOMIA "Marco Biagi"
L’obiettivo principale di questa tesi consiste nello studio degli effetti distributivi dell’Iva sul reddito e sul consumo delle famiglie italiane. Lo scopo è verificare se l’effetto regressivo a cui è associata l’imposta sul valore aggiunto può trasformarsi in effetto progressivo quando cambia la grandezza di riferimento. La premessa di base è che il consumo potrebbe rappresentare un indicatore di benessere più affidabile del reddito, e quindi è in base ad esso che va stimato l’effetto distributivo.
Esso è ricostruito applicando l’attuale disegno dell’Iva ai consumi delle famiglie con un’elevata disaggregazione, che permette di associare ad ogni voce di consumo rilevata dall’Istat l’ammontare di spesa e di Iva. Le famiglie vengono suddivise in diversi gruppi, per osservare quali altre caratteristiche, demografiche e sociali oltre che economiche, influiscono sull’impatto dell’imposta. Le classificazioni proposte sono: ammontare di consumo, area di residenza, numero di componenti, titolo di studio, professione ed età del capofamiglia.
Successivamente vengono condotte simulazioni per stimare l’impatto di riforme reali – come l’aumento dell’ultima aliquota avvenuta nel corso del 2011 – e ipotetiche, come una possibile introduzione di un’aliquota unica. A conclusione della prima parte del lavoro, si ripetono le medesime stime sui dati di reddito delle famiglie, per poter confrontare quanto radicale sia il cambiamento di interpretazione degli effetti dell’Iva se lo si osserva su consumo e reddito in un preciso periodo temporale (un anno).
I dati ottenuti mostrano con chiarezza che l’imposta è progressiva se calcolata sul consumo, regressiva se calcolata sul reddito. Questa ambiguità rende difficile dare un giudizio sui reali effetti distributivi, fino a che non sia stabilito a priori quale, tra consumo e reddito, sia il miglior indicatore di benessere.
La parte finale della tesi abbandona l’Iva per concentrarsi sui sistemi di domanda dinamici, con l’obbiettivo di studiare il comportamento dei consumatori al variare del livello di spesa e dei prezzi. Vengono quindi calcolate, partendo da un sistema di equazioni di domanda tipo Almost Ideal (AIDS), le elasticità della domanda per diverse aggregazioni di beni e servizi, controllando inoltre per una serie di parametri socio-demografici riferiti alle famiglie.
BALDINI MASSIMO
PABA SERGIO
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-12-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11212011-191110/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11212011-191110/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-11222011-111831
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11222011-111831/
DOCERE MOVERE DELECTARE
BALLISTRERI, GIULIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Secondo Quintiliano , il discorso deve assolvere tre funzioni: docere,movere,delectare. Deve quindi informare (et probare, ovvero convincere), deve commuovere il destinatario in modo che aderisca alla tesi proposta, e infine deve divertire, deve saper catturare l’attenzione in modo vivace ed interessante. L’uso dell’ironia consente senza dubbio di assolvere alle tre funzioni individuate maestro di retorica latino. Il problema è che in Italia l’ironia gareggia, e molto spesso perde, con la comicità. L'ironia, come avrò modo di spiegare anche nel seguito del presente lavoro, appartiene storicamente molto di più al mondo anglosassone perché, in una società molto formale e conformista, permette di dire senza dire. L’Italia, e più in generale i paesi mediterranei come la Spagna o la Grecia, sono più portati al comico. Quello che la pubblicità italiana sembra però non capire, è che il destinatario delle massicce campagne pubblicitarie di cui sono invasi tutti i media, è cambiato, si è evoluto. Ha imparato i meccanismi che sono dietro alla pubblicità e non la demonizza più, bensì diventa selettivo e pretende che questa sappia farsi entertainment,che sappia rivolgersi a lui in modo stimolante e interessante.
MERCURIO MAURIZIO
Modena & Reggio Emilia University
2011-12-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2051-12-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11222011-111831/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-11222011-111831/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-12292011-161555
2015-04-28
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-12292011-161555/
Utilizzo clinico del plasma virus-inattivato Plasmasafe:esperienza del SIMT di Mantova
LEPRI, DEBORA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Il Plasma Fresco Congelato (PFC) è un emocomponente il cui utilizzo clinico è molto diffuso in tutto il mondo. La sicurezza trasfusionale di questo prodotto è assicurata da test obbligatori per legge che vengono eseguiti su ogni singola donazione, ma può essere ulteriormente incrementata tramite l’utilizzo di alcune procedure tra cui il blu di metilene (MB) e la tecnica di inattivazione virale con solvente-detergente (SD).
Il DMTE di Mantova, dal 2007 ha introdotto l’utilizzo di plasma virus-inattivato con metodica solvente-detergente (Plasmasafe, prodotto dalla ditta KEDRION) in sostituzione al PFC da singolo donatore. Le linee guida per l’utilizzo di entrambi i prodotti sono le medesime.
Con l’obiettivo primario di valutare l’efficacia e la sicurezza di Plasmasafe, si è deciso di monitorare gli eventi trasfusionali con questo prodotto nei pazienti del reparto di Rianimazione e Terapia Intensiva Post Operatoria dell’ospedale “Carlo Poma” di Mantova, eseguendo dei dosaggi di alcuni parametri coagulativi prima dell’infusione di Plasmasafe e a distanza di 24 ore dalla trasfusione.
I parametri analizzati sono i seguenti: PT, aPTT, ATIII, Fibrinogeno, Pr C, Pr S, FV, FVII, FVIII.
Secondariamente abbiamo voluto descrivere e analizzare sia il processo produttivo di Plasmasafe che la sua composizione qualitativa analizzandone i relativi vantaggi e criticità.
MATTIOLI ANNA VITTORIA
FRANCHINI MASSIMO
Modena & Reggio Emilia University
2012-02-12
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-12292011-161555/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-12292011-161555/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-12292011-161555/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-12292011-161555/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-12292011-161555/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-12292011-161555/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02032012-215050
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02032012-215050/
Generazione di frequenza per applicazioni satellitari e a onde millimetriche
LUCCHI, PAOLO
ING-INF/01
Il lavoro di ricerca presentato in questa tesi è incentrato sulla progettazione di circuiti integrati a radio frequenza in tecnologia CMOS. In particolare l’impegno e’ stato focalizzato sui circuiti per la sintesi di frequenza (circuiti ad aggancio di fase) per ricetrasmettitori. L’attenzione è incentrata sulla progettazione dei blocchi più critici come oscillatori controllati in tensione (VCO) e divisori di frequenza.
La prima parte della tesi presenta le linee guida per la progettazione di LC VCO a resistenza negativa e la progettazione di un oscillatore in quadratura controllato in tensione (QVCO) a 15GHz. Quest’ultimo rappresenta il contributo alla realizzazione di un sintetizzatore di frequenza a 15GHz in tecnologia CMOS 130nm per applicazioni satellitari
in collaborazione con il Politecnico di Nizza (Sophia Antipolis, Francia). La seconda parte della tesi riporta il contributo alla realizzazione di un sintetizzatore di frequenza a 60GHz in tecnologia CMOS 65nm in collaborazione con i laboratori LAAS (Tolosa, Francia) per reti senza fili ad alta velocità e corta distanza WPAN. In particolare la progettazione dei blocchi a onde millimetriche come l’oscillatore e i primi due blocchi della catena di divisione. Per quanto riguarda i divisori di frequenza sono state utilizzate due topologie Injection-Locked per la efficacia ad alte frequenze e il loro basso consumo. Il prescaler é stato realizzato con una topologia oscillatore a risonatore LC sincronizzato e il secondo blocco con oscillatore ad anello sincronizzato. Il VCO è stato realizzato a resistenza negativa. Tutti i circuiti sopracitati sono stato testasti con successo.
BORGARINO MATTIA
BEGUERET JEAN-BAPTISTE
Modena & Reggio Emilia University
2012-02-13
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02032012-215050/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02032012-215050/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02032012-215050/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02182012-174109
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02182012-174109/
Strategie imprenditoriali e Vantaggio competitivo:Il caso LaminaM S.P.A.
SARDISCO, FEDERICO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Per qualunque tipo di azienda di qualunque tipo di settore, riuscire ad imporsi sul mercato conquistando uno spazio considerevole sia in termini commerciali che in termini d’immagine e reputazione è un’”impresa” di certo non molto facile, sia da raggiungere che soprattutto da mantenere nel tempo.Al fine di poter ottenere margini di utile e successi importanti nel proprio campo di attività, un’azienda deve dar vita a precise strategie imprenditoriali, tramite le quali cogliere le opportunità che giorno dopo giorno si presentano agli imprenditori.Un tentativo importante per riuscire a standardizzare quei comportamenti che possano realizzare tale obiettivo, è stato fornito dal modello di imprenditorialità strategica che sarà analizzato nel primo capitolo del presente lavoro . Ne verranno evidenziate le componenti fondamentali utili ad aiutare le imprese a capire, come è possibile ottenere traguardi importanti nel corso della loro attività.Si analizzano quindi elementi quali, la mentalità e la creatività imprenditoriale, la gestione ottimale delle risorse, e il concetto di innovazione di valore che rappresentano degli spunti rilevanti ai fini dell’individuazione delle opportunità imprenditoriali, tramite un capovolgimento del modo di pensare e della vision dell’azienda, ridefinendo i confini del business e del mercato per offrire prodotti inediti pronti a soddisfare bisogni nuovi per i consumatori e anticipati, dalle abilità strategiche delle aziende che si rivelano in grado di attuare nella pratica questi importanti concetti teorici.Nel secondo capitolo quindi si evidenzia come sia di vitale importanza, in seguito all’applicazione del modello di imprenditorialità strategica, implementare un analisi del proprio settore per ridefinirlo e per ottenere quote di mercato rilevanti.Si procede di conseguenza a fornire un esempio di quella che viene ritenuta, una strategia che rappresenta una pietra miliare mondiale per quanto riguarda la conquista di nuovi spazi imprenditoriali: “La strategia Oceano Blu”.Tale importante approccio alla vita aziendale, presuppone di creare dei nuovi mercati nei quali competere, in modo da offrire prodotti e soluzioni mai esistite in precedenza.In questa ottica l'impresa non ha competitors perché è lei stessa a dar vita per la prima volta, ad un mercato fino a quel momento inesistente e logicamente inesplorato.Nel terzo capitolo del presente lavoro infine, si propone l’analisi di un caso pratico, nel concreto dell’ azienda Laminam che ha interiorizzato e fatto propri sia i concetti di imprenditorialità strategica e sia quelli attinenti alla strategia Oceano blu, al fine di ridefinire i confini del proprio mercato sfruttando in questo modo le importanti opportunità che tali comportamenti avrebbero assicurato.Successivamente viene fatta una panoramica sull’attività produttiva della Laminam e del suo modo di stravolgere il mercato offrendo un prodotto fino a pochi anni prima inesistente.Ciò ha permesso all’impresa di ottenere un utile dopo pochissimo tempo e di essere fortemente apprezzata presso i consumatori per motivi legati alla propria immagine che si concretizzano in un’ottima reputazione e serietà.I vantaggi competitivi ottenuti dalla Laminam, che spaziano dal risparmio di costi e di energie, alla gestione ottimale del proprio personale, ad un marchio vincente e via dicendo, sono stati raggiunti soltanto tramite questo processo non affatto semplice, di implementazione di questi concetti fondamentali riguardanti l’imprenditorialità strategica e la strategia “Oceano blu”.Il mio lavoro nasce quindi dall’esigenza di mostrare una realtà di successo che è riuscita ad imporsi sul mercato e in poco tempo e che quindi può essere elevata ad esempio da seguire in qualche modo per tutto il mondo imprenditoriale e anche accademico.
DI TOMA PAOLO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02182012-174109/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02182012-174109/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-02202012-180854
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-180854/
La pubblicità e il ruolo femminile.
DENI, SILVIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La mia tesi analizza il principale strumento di comunicazione aziendale, la pubblicità, nei suoi particolari. Ho studiato il suo linguaggio, che viene utilizzato nei principali mezzi di comunicazione, il target e come il messaggio raggiunge la mente dei consumatori finali. Infine mi sono concentrata sul ruolo della donna in pubblicità e di come è mutato con il tempo riportando esempi critici dell’argomento.
CODELUPPI VANNI
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-180854/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-180854/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-02232012-100645
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-100645/
The impact of counterfeit on luxury brand equity: analysis and comparison within an international context
DIAMBRA, GIULIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il problema della contraffazione dei brand di lusso rappresenta una sfida ricorrente nella dinamica del cambiamento economico.La letteratura del marketing ha fino ad ora ipotizzato che i prodotti contraffatti influenzano negativamente la percezione dei consumatori dei beni originali. Al contrario però alcuni recenti studi evidenziano come le alternative contraffatte non incidano solo negativamente sulla valutazione dei prodotti, ma possono anche portare un influsso positivo sul brand, fornendo evidenze che si riferiscono ad atteggiamenti, percezioni e comportamentiLa ricerca si servirà del modello della CBBE (Customer Based Brand Equity), teorizzato e formulato da Keller, per capire in che modo la contraffazione dei beni di lusso incide sulla percezione dei soggetti, sia utilizzatori che non del bene. Alla luce della piramide della CBBE, possiamo ipotizzare che: 1- Tra i consumatori di beni di lusso originali e non consumatori, la consapevolezza della contraffazione ha un impatto positivo sulla CBBE. 2-L’effetto positivo della contraffazione sulla CBBE è più forte per i consumatori di beni originali rispetto ai non utilizzatori del brand. L’obiettivo fondamentale della ricerca è quello di investigare l’interazione contraffazione-marca nei beni di consumo di lusso, cercando di capire in che modo la circolazione dei prodotti contraffatti impatta sul brand originale.Ci si servirà della Customer- Based Brand Equity per conoscere quale dimensione è maggiormente influenzata dalla conoscenza del fenomeno della contraffazione.Un pre-test di questa ricerca è già stato condotto in Italia, paese che vanta un alto numero di marchi di lusso.L’analisi è stata invece condotta in un contesto differente, cioè quello spagnolo. Questo paese è particolarmente interessante in quanto simile al contesto italiano dal punto di vista culturale, ma differente per quanto riguarda la tipologia di business nel campo della moda. La Spagna, a differenza dell’Italia, vede la sua eccellenza nel campo della moda non per i brand di lusso, ma per il modello del fast fashion.I dati sono stati raccolti attraverso la somministrazione di questionari. Il questionario è stato costruito in modo tale che le domande poste siano direttamente riferite ai blocchi che compongono la CBBE, per comprendere chiaramente gli effetti della contraffazione per ogni dimensione della piramide.Un’analisi fattoriale è stata condotta sui dati prima di analisi ulteriori, per esaminare la congruenza con la struttura della CBBE.Nel dettaglio i rispondenti vengono categorizzati in due modi: 1-Il loro livello di consumo del brand (utilizzatore del bene originale; non utilizzatore del brand); 2-La conoscenza del livello di contraffazione che coinvolge il brand.Questo studio va oltre la letteratura del marketing, che aveva ha fino ad ora sottolineato gli effetti negativi prodotti dalla contraffazione sulla percezione del bene genuino.Il contesto italiano aveva già evidenziato come la contraffazione non necessariamente riduca la valutazione del brand, ma che impatti positivamente sulla brand equity. Il risultato è innovativo e rilevante perché l’effetto positivo non si limita solo ai consumatori dei prodotti originali, ma coinvolge anche i non utilizzatori del brand.Quest’ultimi ricoprono un ruolo particolarmente importante per le aziende in quanto contribuiscono a dare un impatto della pratica della contraffazione sui consumatori di originali è anche quello riesce a creare un senso di “community” degli utilizzatori di prodotti originali. Questo sentimento di appartenenza li porta ad attivare dei comportamenti di protezioni nei confronti del brand. Questo studio nello specifico ha indagato il contesto spagnolo, mettendo in atto le stesse procedure precedentemente utilizzate, così da evidenziare in che modo le differenze culturali possono influenzare le percezioni delle persone.
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-100645/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-100645/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-02232012-113320
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-113320/
Studio dell'influenza dei supporti ai prodotti (espositori) sull'orientamento del soggetto consumatore/acquirente e sull' intenzione d'acquisto
GRANDI, FRANCESCA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Lo studio si focalizza su due differenti categorie merceologiche di prodotto, il budino al cioccolato in polvere, ossia un prodotto accompagnato da un basso grado di familiarità e il dentifricio, come prodotto ad alto livello di familiarità tra i consumatori. L'analisi parte da un excursus teorico sulla comunicazione, con un focus sugli strumenti e le leve del communication mix, concentrando poi l’attenzione sulla comunicazione di marketing. Il passaggio successivo consente di analizzare gli strumenti chiave l’analisi, ovvero l’espositore in-store o in-store display stand, il packaging, il punto vendita ed il merchandising; i paragrafi seguenti mettono in luce il tema della marca, della brand awareness e quello della relazione tra brand e consumatore, e di brand equity. L’elaborazione continua con l’inserimento di una sezione a carattere più psicologico che si focalizza sul comportamento del consumatore, i cambiamenti d’atteggiamento dello stesso e sul processo di scelta. Questo quadro teorico risulta la base per lo studio delle variabili atteggiamento, emozioni e media dei giudizi, come potenziali mediatori degli effetti della presenza dei prodotti sugli espositori commerciali, su numerose variabili come l'intenzione d'acquisto, la disponibilità al pagamento, ecc. La metodologia prevede l’utilizzo del programma SPSS per lo studio e l’analisi delle relazioni e dei successivi risultati statistici
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-113320/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-113320/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-02232012-155342
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-155342/
"Fonti e sostenibilità del vantaggio competitivo: il caso Usco SpA"
BARBIERI, SARA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
L’ obiettivo del progetto di ricerca è quello di formulare ragionevoli ipotesi teoriche in grado di far luce su due questioni fondamentali in ambito strategico. In particolare si cerca di capire quali sono le determinanti del vantaggio competitivo di un’impresa e quali sono le condizioni di sostenibilità del vantaggio competitivo nel tempo. A tal fine, partendo da una base empirica, mi sono servita di un caso aziendale, quello di Usco Spa, un’impresa con sede legale a Modena operante nel settore delle macchine movimento terra. Il gruppo ha conseguito nel 2010 un fatturato consolidato di 208 milioni di euro, di cui più del 90% è frutto delle vendite all’Estero. Usco Spa, grazie alla scelta di adottare strategie di integrazione verticale internazionali realizzate in tempi non sospetti e anticipando i cambiamenti del mercato, dal 2003 ad oggi è stata in grado di accrescere il suo fatturato complessivo del 285%, riuscendo ad ottenere un vantaggio competitivo nei confronti dei suoi maggiori concorrenti sia italiani che stranieri e a divenire in pochi anni un player globale.Si tratta, dunque, di un progetto di ricerca basato sull’utilizzo di un caso aziendale (Case Study Research), finalizzato a generare induttivamente nuova teoria partendo dall’analisi approfondita di specifiche realtà aziendali. Inizialmente si è provveduto ad analizzare una serie storica di bilanci consolidati del gruppo, al fine di calcolare un insieme di quozienti di redditività e di solidità utili ad apprezzarne la performance economica. Sono stati poi esaminati i bilanci dei competitor più significativi e sono stati ricavati i medesimi indici di bilancio calcolati per Usco. In questo modo è stato possibile effettuare un confronto tra le prestazioni di Usco e dei suoi principali concorrenti e accertare se effettivamente il gruppo modenese godesse di un vantaggio competitivo. La logica sottostante a tale modo di procedere si fonda sull’assunto che i bilanci siano documenti fondamentali ai fini della comprensione di una realtà aziendale, ma, nel contempo, insufficienti rispetto all’obiettivo di compiere un’approfondita analisi strategica: i bilanci, in altri termini, hanno consentito di orientare la formulazione degli interrogativi di ricerca e, ancora più nello specifico, i quesiti da formulare al management aziendale e ad altri esponenti del middle management essenziali per l’implementazione della strategia, al fine di comprendere quali sono state le scelte, le decisioni e le azioni, oltre che le risorse e le competenze aziendali, all’origine di certi risultati e del vantaggio competitivo. Dallo studio del caso emerge come risulti pressoché impossibile isolare un’unica fonte determinante per il conseguimento di risultati superiori a quelli mediamente realizzati dai concorrenti su un arco di tempo di medio-lungo periodo. Piuttosto, appare evidente che i fattori all’origine di tale vantaggio competitivo sono molteplici e concatenati fra loro.Nell’elaborato si intende analizzare e a mettere in luce come queste diverse fonti interagiscono e possono rafforzarsi l'una con l'altra, allo scopo di avvalorare l’assunto su cui è imperniato il progetto di ricerca, ossia che il vantaggio competitivo è tanto più forte e, soprattutto, sostenibile quanto più si fonda su una pluralità di fonti.
MINOJA MARIO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-155342/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02232012-155342/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-06272012-160203
2015-07-20
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06272012-160203/
Non-cell autonomous cone photoreceptor death in two animal models of Retinitis Pigmentosa (RP). Morte non cell autonomous dei coni in due modelli animali di Retinite Pigmentosa
CAPPUZZELLO, ELISA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
I fotorecettori sono neuroni specializzati che si trovano nella retina. Esistono due tipi di fotorecettori: i bastoncelli e i coni. I bastoncelli sono coinvolti nella visione periferica e nella visione notturna, mentre i coni sono specializzati per la visione centrale e dettagliata in condizioni di luce diurna. La presenza di diversi tipi di coni permette la visione a colori. Il processo con cui i coni e i bastoncelli convertono lo stimolo luminoso in uno stimolo elettrico prende il nome di fototrasduzione. Il segnale viene trasmesso ad altri tipi di neuroni presenti nella retina e successivamente ad aree specializzate del cervello, dove l’informazione viene elaborata.
La Retinite Pigmentosa (RP) è una patologia ereditaria caratterizzata da variabilità d’espressione ed eterogeneità genetica: è causata da una vasta gamma di mutazioni genetiche che colpiscono soprattutto geni codificanti per proteine coinvolte nelle funzioni fisiologiche dei bastoncelli. In tutti i casi il risultato finale è la morte dei bastoncelli, inevitabilmente seguita dalla perdita dei coni, che altrimenti risulterebbero essere sani. Clinicamente, questo fenomeno porta alla perdita della visione notturna generalmente durante la prima adolescenza. I pazienti possono successivamente perdere la visione periferica e, in età avanzata, anche la visione centrale, fino ad una completa cecità.
In che modo avvenga esattamente la degenerazione dei fotorecettori non è del tutto chiaro. Recenti evidenze suggeriscono che la degenerazione dei bastoncelli non segua la via canonica di apoptosi dipendente da caspasi, che coinvolge l’attivazione delle caspasi 9 e 3 e il rilascio del citocromo c dai mitocondri. I fotorecettori potrebbero piuttosto seguire vie alternative di morte cellulare programmata (MCP), come l’apoptosi indipendente da caspasi, la necroptosi o l’autofagia. Queste vie di morte sono distinte in base a caratteristiche morfologiche, biochimiche e genetiche più o meno specifiche, ma tutte necessitano di un consumo di energia e dell’attivazione di uno specifico programma di espressione.
Le mutazioni che causano la RP non coinvolgono i coni, che quindi risultano sani. Diverse ipotesi sono state formulate per spiegare la connessione tra la perdita dei bastoncelli e la morte dei coni. Questo tipo di morte cellulare è definita “morte non autonoma” ed è dovuta al cosiddetto “bystander effect”. La perturbazione dell’ambiente cellulare nella retina durante la degenerazione, causata dalla morte dei bastoncelli, può determinare la morte dei coni. È stato ipotizzato che i bastoncelli producono e rilasciano fisiologicamente nello spazio extracellulare un fattore trofico indispensabile per la vitalità dei coni, RdCVF (rod-derived cone viability factor). Un altro meccanismo ipotizzato prevede che durante la degenerazione i bastoncelli producono e rilasciano uno o più fattori tossici, come ad esempio ossido nitrico, aminoacidi eccitatori, proteasi, citochine pro-infiammatorie o ioni, che potrebbero essere responsabili della morte dei coni. È stato ipotizzato anche il coinvolgimento dello stress ossidativo e della perdita del supporto strutturale, ma il meccanismo della morte dei coni non è stato ancora chiaramente spiegato. Sarebbe molto importante ottenere questa informazione: per i pazienti affetti da RP la lesione maggiormente invalidante è la perdita dei coni, e quindi la perdita della visione diurna. Lo scopo della mia tesi è la caratterizzazione di cambiamenti molecolari ed istologici alla base della morte dei coni nella retina in degenerazione. Ho utilizzato metodologie immunoistochimiche per caratterizzare i coni dopo la perdita dei bastoncelli ed ho analizzato l’espressione genica mediante RT-PCR e Western blotting.
MARIGO VALERIA
COMITATO ANTONELLA
Modena & Reggio Emilia University
2012-07-14
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06272012-160203/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06272012-160203/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-06272012-160203/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02202012-101015
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-101015/
Accesso basato sulla conoscenza al mercato elettronico delle PMI
MARTINELLI, LUCA
ING-INF/05
Lo scopo di questa tesi è descrivere gli studi che sono stati effettuati nel campo della collaborazione e scambio di informazioni tra aziende di piccole e medie dimensioni, possibilmente appartententi a settori differenti e localizzazate in regioni differenti.
Lo scopo finale di questo lavoro è fornire a queste organizzazioni una serie di servizi web, economici di facile utilizzo che consentano loro di agire in maniera competitiva all'interno del mercato elettronico sorpassando le attuali barriere di tipo tecnologico, culturale e linguistico. La tesi è divisa in tre sezioni: 1.Gestione Autonomica delle reti di piccole imprese. Questa sezione descrive il comportamento di una piccola azienda che opera in un ecosistema di aziende. Operando all'interno della rete, l'azienda può assumere di volta in volta il comportamento di azienda leader, azienda fornitrice, oppure entrambi. Al fine di facilitare l'operato di queste tipologie di aziende in particolare per assicurare una risposta veloce agli ordini dei clienti, è stato sviluppato un nuovo ambiente operativo composto da un'insieme di servizi e applicazioni software. L'approccio autonomico consente alla rete di aziende di poter utilizzare: pianificazione distribuita, schedulazione individuale e gestione delle eccezioni senza l'intervento umano consentendo al contempo ad ogni membro della rete è messo nelle condizioni di modificare il suo comportamento nei confronti della rete stessa. 2. Interscambio di documenti Logistici Questa sezione mostrerà le tecniche che sono state studiate e create per facilitare lo scambio di documenti tra aziende collaboratrici nel campo della logistica e del trasporto. Questo include tra le altre cose: il processo di costruzione e uso di una Ontologia Logistica con supporto multilingue, una collezione di strumenti software per garantire le opportune conversioni di formato and trasformazione di contenuti dei documenti logistici scambiati, una serie di funzionalità per l'importazione e l'esportazione automatica dei documenti da/verso i sistemi informativi aziendali esistenti. L'ultima sezione della tesi riguarda lo studio e le sperimentazioni sull'adozione massiva della tecnologia RFID da parte di PMI per l'identificazione e il tracciamento dei prodotti che sono sottoposti a successive movimentazioni e fasi di lavorazione. In questa sezione sono descritti due interessanti casi di studio, uno deriva dal progetto europeo RFID-ROI-SME e l'altro dal progetto regionale E-FASHION. Questi due casi pilota forniscono la prova degli effetti tangibili che la tecnologia RFID può portare alla aziende che operano in settori differenti.
BONFATTI FLAVIO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-101015/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-101015/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-101015/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02282012-083909
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-083909/
Il ruolo dell'esperienza nella percezione dell'immagine del brand. Il caso Ferrari
VALLARELLI, SIMONA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il marketing esperienziale parte dal presupposto che le motivazioni del comportamento del consumatore e le motivazioni all’acquisto non siano da ricercare nella funzionalità del prodotto, bensì in elementi irrazionali ed emozionali, legati all’esperienza che il consumatore fa del brand.Schmitt classifica l’esperienza in 5 tipologie o Moduli Strategici Esperienziali (SEM), dalle quali derivano altrettante strategie di marketing esperienziale: il marketing del Sense, il marketing del Feel, il marketing del Think, il marketing dell’Act e il marketing del Relate. Tali strategie si servono di diversi strumenti tattici definiti Fornitori di Esperienza (ExPro, Experience Provider) tra cui l’identità visiva e verbale (nome, logo), la comunicazione, i siti web, gli spazi espositivi e il prodotto stesso. In quest’ottica anche i luoghi del consumo subiscono un’evoluzione. La trasformazione dei punti vendita é avvenuta di pari passo con il cambiamento di prospettiva del consumatore rispetto alla propria shopping experience. Con l’evolversi del consumatore, infatti, anche il punto vendita é diventato non più product oriented ma brand oriented. Il Concept Store, emblema dei nuovi luoghi del consumo, nasce negli anni Ottanta negli Stati Uniti, dove molte aziende hanno creato punti vendita tematici, in cui il consumatore potesse non solo acquistare dei prodotti, ma entrare nel "mondo" proposto dalla marca. La Ferrari rappresenta da anni una best practice nella gestione del brand. Ha, infatti, costruito un mondo intorno a sé e ai suoi prodotti, facendo dell’approccio esperienziale il fulcro della propria strategia. Oggi la Ferrari é un’azienda attiva in ben 58 mercati suddivisi in quattro aree geografiche: Europa, America, Asia & Pacifico, Medio Oriente & Africa, e ha rafforzato la sua presenza nei suddetti territori anche attraverso una fitta rete di Concept Store, che negli ultimi 5 anni si sono triplicati. Oggi se ne contano ben 50 in Italia e all’estero. Il 27 Ottobre 2010, inoltre, é stato inaugurato ad Abu Dhabi, il primo parco a tema Ferrari. Il Ferrari World é il parco divertimenti coperto più grande al mondo. Ciò ha costituito un’enorme operazione di marketing a costo zero per la Ferrari che ha dato licenza per il marchio e per la sua immagine. La parte empirica di questo lavoro mira a verificare se fare esperinza del brand influenzi le associazioni ad esso e, dunque, l'immagine percepita dai clienti. L’analisi è stata condotta attraverso un’analisi esplorativa di tipo quantitativo basata sulla compilazione di un questionario costruito con la tecnica della scala Likert. Analizzando i dati é emerso che la prima caratteristica che i rispondenti attribuiscono al brand è l’italianità (74,1%), seguono lusso (65,5%), sportività (58,2%), tecnologia (54,1%), design (50,9%), elitarismo (50%), esibizionismo (46,8%), eleganza (32,9%), egocentrismo (32,6%). Visti i risultati ottenuti é possibile concludere che, generalmente, esporsi agli strumenti di comunicazione dell'azienda, ovvero visitare i punti vendita e il sito web dell'azienda, conoscere e acquistare merchandising, seguire la Formula 1, sortisce effetti positivi sull'immagine del brand, ovvero rafforza le associazioni ad esso espresse dai clienti.
CODELUPPI VANNI
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-083909/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-083909/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-02282012-115243
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-115243/
La tutela degli azionisti di minoranza nelle offerte di pubblico acquisto volontarie promosse dagli insider e il ruolo della comunicazione finanziaria.
SALINAS, ANNA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La presente ricerca sperimentale affronta il tema della tutela degli azionisti di minoranza nell’ambito ben circoscritto di una particolare fattispecie di offerta di pubblico acquisto (Opa), l’offerta volontaria promossa dagli insider, cioè dagli azionisti di controllo. La scelta di approfondire il tema della tutela delle minoranze deriva dalla grande importanza che tale argomento riveste quale fattore propedeutico allo sviluppo dei mercati. Parte della letteratura scientifica ha infatti identificato la protezione delle minoranze quale elemento decisivo per lo sviluppo dei mercati e, nel caso italiano, la mancanza (nel passato) di tale protezione è stata additata quale causa concorrente al mancato sviluppo del mercato borsistico. L’interesse per le Opa volontarie promosse dagli insider nasce dalle plurime implicazioni in tema di tutela degli azionisti di minoranza derivanti dall’esercizio del potere decisionale da parte di chi, detenendo solo in parte il controllo, gode di un vantaggio informativo rispetto agli altri soci. Proprio i temi dell’informazione e, in particolare, dell’asimmetria informativa costituiscono le basi teoriche di questo lavoro. Nell’attuare un’offerta di pubblico acquisto volontaria, infatti, gli insider determinano le varie componenti dell’operazione avendo a disposizione delle informazione di cui gli azionisti di minoranza possono non disporre.Con lo scopo di verificare lo stato dell’arte in materia e offrire nuovi spunti di riflessione, il lavoro sperimentale verifica se durante lo svolgimento delle offerte di pubblico acquisto prese in esame gli azionisti di minoranza si siano trovati privi di adeguata tutela in termini di trasparenza e parità di trattamento. Il campione di Opa oggetto di indagine è costituito dalle offerte avvenute tra il 1998 e il dicembre 2011, promosse dagli azionisti di controllo e avviate con il fine di rimuovere dalla quotazione i titoli. Il livello di tutela offerto agli azionisti di minoranza viene verificato principalmente attraverso lo studio dei corsi dei titoli e dei turnover alla ricerca di rendimenti anomali (AR) relazionabili ad episodi di insider trading. La metodologia applicata nella sperimentazione è quella degli event study. Altra area di indagine affrontata è quella relativa alla comunicazione finanziaria e al ruolo che essa può svolgere in relazione alla tutela dell’investitore. Si verifica se il quantitativo di informazioni circolante riguardante le emittenti nei periodi precedenti le offerte sia predittivo del successivo verificarsi delle Opa e se, conseguentemente, la comunicazione obbligatoria e non costituisca uno strumento utile a migliorare la capacità dell’investitore di valutare i propri investimenti. Il lavoro si sviluppa nel modo seguente. Nel primo capitolo trovano spazio le basi teoriche della ricerca che spaziano dalla storia della borsa italiana al problema della tutela delle minoranze, dal quadro normativo delle Opa alle riflessioni sulle offerte pubbliche quali vie per il delisting. Il secondo capitolo accoglie la ricerca sperimentale: sono considerate le movimentazioni di ingresso e uscita delle società che hanno animato borsa italiana dal 1998, viene individuato il campione di Opa oggetto di analisi, vengono condotti i test e presentati i relativi risultati.Il terzo capitolo è dedicato al ruolo della comunicazione, finanziaria e non, in relazione alla tutela dell’investitore. Il quarto capitolo raccoglie le conclusioni finali della ricerca.
FERRETTI RICCARDO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-115243/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-115243/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-02282012-142627
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-142627/
Il comportamento del consumatore in store: proposta di un modello sperimentale
PELLEGRINI, GIULIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Per l’impresa e per il management la conoscenza del comportamento in store assume un ruolo rilevante per sostenere il vantaggio competitivo. In un contesto comunicativo di marca che dà sempre maggiore attenzione all’esperienza vissuta all’interno del punto vendita, l’atmosfera e gli stimoli ambientali sono i fattori in grado di influenzare il consumatore durante l’atto di acquisto. La psicologia ambientale ha fornito il suo contributo per spiegare la relazione tra atmosfera e comportamenti anche in contesti di tipo commerciale, dimostrando che la presenza di stimoli fisici o sociali in un determinato punto vendita, insieme alla personalità dei diversi soggetti, influenza direttamente gli stati emotivi, e quindi il comportamento del consumatore nel punto vendita stesso. Questi assunti di base hanno condotto allo sviluppo della presente ricerca e alla proposta del modello sperimentale. La ricerca è finalizzata, infatti, ad individuare quali variabili hanno una rilevanza significativa nell’influenza di comportamenti specifici del consumatore all’interno del punto vendita e quali relazioni e nessi causali esistono tra le variabili del modello sperimentale proposto. In particolare, l’applicazione del modello di psicologia ambientale di Mehrabian-Russell (1974) diventa la base sulla quale vengono inseriti due nuovi costrutti: lo stile decisionale e il coinvolgimento del consumatore. Nella prospettiva della decisione del consumatore, considerata come processo adattivo e contingente, lo stile decisionale assume un ruolo di fondamentale importanza all’interno di un'architettura che voglia spiegare il comportamento individuale del consumatore. Per definire in modo più completo la complessità delle situazioni d’acquisto all’interno del punto vendita, è stata preso in considerazione anche il coinvolgimento, che è posto in stretta relazione sia con le strategie di problem solving adottate dal consumatore sia con specifiche risposte comportamentali.
TEDESCHI MARCELLO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-142627/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-142627/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02282012-142627/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02292012-091831
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02292012-091831/
L'Innovazione nel Brand: motivazioni e implicazioni.
PANZANI, FRANCESCO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Studio per la comprensione del ruolo che l'Innovazione può avere se inserita correttamente nel Brand di una azienda. Definizione dell'Innovazione, delle sue fonti, tipologie e prospettive . Analisi delle fasi e ripercussioni pratiche dell’innovazione e delle sue ampie possibilità d’attuazione. Lo studio si sposta successivamente sull’analisi della possibilità di comunicare tale innovazione attraverso il Brand. Si studiano motivazioni,fattori di scelta, prospettive e vantaggi dell'inserimento dell'Innovazione nel Brand, presentando anche le motivazioni del possibile insuccesso. L’analisi si sposta sulla relazione e le sinergie fra l’orientamento innovativo e la strategia aziendale. Viene indagata la corretta gestione strategica del Brand, inquadrando la discussione su vantaggi e prospettive delle strategie competitive legate allo sfruutamento dell’innovazione nel Brand. Ne scaturisce un focus sulle ripercussioni nel mercato e le creazione di nuove sottocategorie di prodotti innovativi veicolati al cliente da un Brand dedicato che riporta l’Innovazione inserita nel prodotto o servizio. Da qui lo sguardo si rivolge alla corretta gestione delle sottocategorie di mercato create da prodotti e brand innovativi, con analisi dei fattori di successo, gestione della percezione del consumatore e attività di marketing per l’entrata in un nuovo mercato. Lo studio propone anche un confronto con i competitor e una corretta gestione del Brand per diventare la marca dominante e non emulabile dai concorrenti. Infine l’analisi prosegue e si conclude con lo studio della percezione dell’Innovazione declinata all’intera organizzazione, ossia i benefici che l’azienda riceve dalla corretta gestione del Brand e dell’Innovazione, nell’immagine che viene trasmessa al cliente. Si analizzano le motivazioni dell’inserimento dell’Innovazione nel Brand e la loro declinazione nel miglioramento dell’immagine d’azienda nel mercato.
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-13
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-15
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02292012-091831/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02292012-091831/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-02142012-133514
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02142012-133514/
Caratterizzazione e simulazione numerica di HEMT in GaN per applicazioni di potenza e innovative
DI LECCE, VALERIO
ING-INF/01
Negli ultimi decenni il mercato tecnologico ha visto una evoluzione sempre crescente nella direzione di applicazioni ad alto contenuto informativo, quali la telefonia mobile, comunicazioni broadband/multiband o satellitari, oltre ad applicazioni militari come i radar o applicazioni in ambienti estremi. Le specifiche richieste ai dispositivi deputati a soddisfare queste esigenze sono una elevata velocità di trasmissione, una elevata efficienza, e la possibilità di operare a maggiori frequenze e a maggiore potenza. In questa ottica, due materiali hanno attirato massicci investimenti per le loro attraenti proprietà in questo senso: il Nitruro di Gallio (GaN) e il Carburo di Silicio (SiC). Il loro ampio bandgap li rende due ottimi candidati, ma è la grande versatilità del GaN ad avvantaggiare questo composto, grazie alla sua possibilità di formare eterogiunzioni con altri nitruri del gruppo III e al suo bandgap diretto, dando così vita ad un’ampia varietà di sistemi per applicazioni sia elettroniche che ottiche. Nel corso degli anni l’affidabilità dei dispositivi in GaN è stata oggetto di numerosi studi, e diverse soluzioni tecnologiche sono state studiate per ovviare ai problemi riscontrati sia in funzionamento dc che in frequenza. L’adozione di field-plate, ad esempio, ha permesso di migliorare le caratteristiche di breakdown di tali dispositivi, mentre la passivazione si è dimostrata efficace nel migliorarne le prestazioni RF.
Ad oggi svariati dispositivi basati sui nitruri del gruppo III hanno attirato l’attenzione della comunità scientifica. I diodi in GaN hanno dalla loro un’alta tensione di breakdown e un’alta velocità dei portatori; le applicazioni di potenza quali switch RF, convertitori dc-dc, nonché l’amplificazione di segnali RF rappresentano i principali campi in cui gli HFET in AlGaN/GaN trovano applicazione grazie all’alto breakdown, alla capacità di operare ad alte temperature e alle alte correnti sostenute. Diversi restano tuttavia i problemi di affidabilità, tra cui i fenomeni di degradazione osservati sia durante il funzionamento in continua, sia a radiofrequenza. Da tempo nuovi studi e nuove ricerche vengono costantemente portati avanti per ottenere un quadro sempre più ampio ed esaustivo dei fenomeni fisici che compromettono l’operatività di questi dispositivi.
In questa tesi verrà investigata l’affidabilità degli HEMT in GaN sia sul fronte del funzionamento dc sia a radiofrequenza, tramite analisi sperimentali e simulazioni, in modo da identificare e spiegare i nuovi fenomeni osservati, aggiungendo ulteriori tasselli allo studio dell’affidabilità degli HEMT in GaN. Verranno inoltre investigate le possibilità di applicazioni innovative dei nitruri del gruppo III, e in particolare del GaN: da una parte le attraenti proprietà fisiche, dall’altra la libertà di ingegnerizzazione, rendono interessante la prospettiva di strutture deputate alla conduzione per lacune, nella prospettiva di ottenere degli HEMT in GaN a canale p: finora, nonostante previsioni teoriche promettenti, l’osservazione di lacune nel nitruro di gallio è stata sporadica, pertanto verrà studiata la possibilità di ottenere un gas bidimensionale di lacune in nuove strutture basate sui nitruri del gruppo III. Verranno studiate inoltre le proprietà dell’ossido di alluminio come dielettrico di gate ad alta costante dielettrica su GaN, da una parte per le basse correnti di leakage consentite, e dall’altra per verificare la possibilità di ottenere un gas bidimensionale di lacune in strutture con GaN di tipo p.
CHINI ALESSANDRO
VITETTA GIORGIO MATTEO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-16
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02142012-133514/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02142012-133514/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02142012-133514/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02222012-111305
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02222012-111305/
Tecniche di Data Management per Applicazioni Active RFID
HAIDER, RAZIA
ING-INF/05
Negli ultimi anni, la tecnologia RFID sta guadagnando una certa popolarità grazie alla
sua capacità di rilevare oggetti e persone dotati di piccoli tag in un ambiente
attrezzato di antenne e lettori RFID. Le applicazioni RFID spesso si basano sull'omonima tecnologia
per gestire eventi di alto livello, come il tracciamento della posizione di prodotti in una suply-chain, il monitoraggio della posizione e lo stato dei pazienti in ambiente ospedaliero, servizi di localizzazione di intrusi, e così via. Una
relazione fondamentale per questi scopi è la posizione di persone e oggetti nel
tempo. Tuttavia, il flusso di dati RFID è per natura rumoroso, ridondante e inaffidabile
e quindi questo flusso di basso livello deve essere trasformato in una sequenza temporale di istanze di posizione. Inoltre, le applicazioni RFID di solito producono enormi quantità di dati che possono raggiungere in casi pratici la dimensione di un gigabyte in un giorno.
Questa tesi presenta la progettazione, realizzazione e valutazione sperimentale di un sistema in tempo reale che risolve i problemi di gestione dei dati RFID
suddetti.
Il sistema è dotato di un modulo per l'acquisizione dati e la gestione dell'incertezza basato
su modelli probabilistici che è in grado di trasformare il flusso di dati grezzi provenienti da tag RFID in informazioni probabilistiche, che risultano significative per le applicazioni o dalle quali è possibile estrarre informazioni di interesse.
Inoltre, per gestire i grandi volumi di dati generati da applicazioni RFID,
questa tesi propone un semplice meccanismo on-line che è in grado di riassumere quantità massicce di dati in streaming pur
preservando la significatività delle informazioni trasmesse.
Infine in questa tesi abbiamo anche progettato e realizzato un programma per la localizzazione di intrusi. Si tratta della prima proposta di utilizzo congiunto di telecamere
e RFID in tempo reale su vaste aree aperte, rumorose e complesse.
A questo scopo nella tesi viene proposta una nuova architettura e vengono sviluppati algoritmi specifici che sono stati testati su casi reali.
MANDREOLI FEDERICA
VITETTA GIORGIO MATTEO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02222012-111305/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02222012-111305/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02222012-111305/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02172012-183452
2015-04-28
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02172012-183452/
Architetture collaborative per intrusion detection
MESSORI, MICHELE
ING-INF/05
La vasta diffusione di nuove minacce alla sicurezza della reti e i moderni attacchi su larga scala pongono nuove sfide per la protezione di reti e sistemi. Vi è quindi una forte necessità di infrastrutture per la sicurezza informatica che siano in grado di identificare intrusioni e nuovi malware il più presto possibile. In particolare, riteniamo che gli approcci di monitoraggio distribuito siano i più adatti per reagire alle minacce intrinsecamente distribuite, come i malware auto-replicanti e le intrusioni che sfruttano vulnerabilità ampiamente diffuse.
In questo lavoro presentiamo architetture collaborative adatte a grandi reti informatiche e in contesti di mobilità. I contributi principali di questa tesi sono tre.
1) Introduciamo una nuova architettura adatta alle reti di grandi organizzazioni che sfrutta schemi di cooperazione gerarchica e peer-to-peer tra Network Intrusion Detection Systems (NIDSs) distribuiti. L'obiettivo principale è di facilitare la cooperazione tra reti differenti riducendo il numero di allarmi e garantendo la privacy.
Queste caratteristiche permettono all'amministratore di sistema di concentrarsi sui pochi allarmi che rappresentano una vera minaccia per l'infrastruttura controllata e di essere informato sulle intrusioni più pericolose, anche prima che il proprio dipartimento venga attaccato. Inoltre, tali funzioni permettono di limitare le informazioni condivise riguardanti dati sensibili mediante la configurazione delle politiche di privacy.
2) Proponiamo una nuova architettura distribuita per la rilevazione di cyberattacchi e di intrusioni informatiche, basata su Distributed Hash Tables (DHT) e Complex Event Processing (CEP). I principali moduli di questa architettura sono: le sorgenti di eventi, geograficamente distribuite tra differenti organizzazioni; il layer di collaborazione, realizzato mediante una DHT; e il motore di analisi utilizzato per il CEP (CEP engine). L'architettura progettata supporta differenti CEP engines e non è vincolata ad una specifica logica di analisi degli eventi. Il prototipo da noi realizzato è stato validato in un realistico scenario di attacco Man-in-the-Middle.
3) Consideriamo i contesti mobili, che stanno affrontando una rapida diffusione di nuove minacce. Abbiamo trovato una nuova tipologia di attacchi, definita mobility-based NIDS evasion technique (tecnica di evasione di sistemi NIDS basata sulla mobilità), che permette ad un utente malintenzionato di sfruttare la mobilità dei nodi per compiere attacchi alla rete che passino inosservati. Tali attacchi non sono rilevabili nemmeno da NIDS allo stato dell'arte capaci di compiere analisi stateful. In particolare, questi attacchi prendono di mira gli eventi di roaming dei nodi mobili ed affliggono tutti i protocolli che supportano la mobilità in modo trasparente, come il Wi-Fi, il Mobile IPv4 e il Mobile IPv6.
Noi introduciamo una nuova strategia di difesa basata sullo scambio delle informazioni interne tra NIDS installati in reti differenti. Abbiamo progettato ed implementato un framework completo, basato su Snort, in grado di supportare i più diffusi protocolli per la mobilità. Il design modulare garantisce un' ottima flessibilità in termini di installazione e di future estensioni atte a supportare eventuali nuovi protocolli. L'analisi delle prestazioni effettuata in uno scenario realistico dimostra l'efficacia e l'efficienza della soluzione proposta, che rappresenta un chiaro avanzamento dello stato dell'arte.
COLAJANNI MICHELE
VITETTA GIORGIO MATTEO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02172012-183452/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02172012-183452/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02172012-183452/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02202012-103603
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-103603/
Approcci basati su agenti e semantica per lo sviluppo di infrastrutture per scenari intelligenti
DOMNORI, ELTON
ING-INF/05
L'attività di ricerca presentata in questo lavoro copre due diversi argomenti: approcci basati sulla semantica e sugli agenti per sviluppare infrastrutture per scenari intelligenti. Il primo argomento riguarda i motori di ricerca basati sulle parole-chiave e il secondo sistemi multi-agente per la gestione delle emergenze territoriale.
Le interrogazioni basate su parole-chiave su database relazionali offrono una ottima alternativa al tradizionale SQL, specialmente quando si ha a che fare con schemi aventi viste grandi, complessi e non noti. La vera sfida e quella di modellare l'associazione delle parole-chiave, che fanno dell'interrogazione, con alcuni elementi della struttura del database. Gli approcci attuali usano tecniche di “information retrieval” su insiemi di dati precedentemente raccolti e indicizzati. Questa tecnica o limita l'utilizzo dei motori di ricerca in molti scenari applicativi, incluso i sistemi informativi di integrazione, nelle quali l'istanza non è direttamente disponibile per costruire gli indici necessari. Per questo motivo è stato proposto un nuovo approccio che sfrutta solo informazioni sui dati ed impiega una serie di informazioni ausiliarie per la conversione delle parole-chiave in una espressione SQL significativa. Le meta-informazioni vengono estratte dai DBMS ed arricchite da operatori oppure con strumenti automatici sfruttando ontologie note come WordNet. La novità sta nella modo in cui ogni parola-chiave viene mappata ad un elemento dello schema relazionale. Alla base di questa tecnica vi è una versione modificata dell'algoritmo Hungarian che riduce notevolmente il numero delle interpretazioni da considerare. Per ogni interpretazione vengono costruiti i possibili percorsi che connettono gli elementi relazionali e per ogni percorso il codice SQL per l'accesso ai dati. Un prototipo munito di interfaccia grafica è stato sviluppato per effettuare i test ed illustrare le valutazioni sulla efficienza ed efficacia.
Il secondo argomento di ricerca riguarda il coordinamento e la cooperazione durante le emergenze territoriali mediante la tecnologia multi-agente. La gestione dell'emergenza territoriale è una delle attività più critiche nel sistema sanitario. In questo scenario, è necessario un tempo di risposta molto veloce per ridurre i danni alle persone e poter salvare più vite possibili. La complessità delle operazioni richiede coordinamento, cooperazione e capacità decisionali. Molti sono gli attori in questo scenario, come personale medico e paramedico, vigili del fuoco e forze di polizia. Tutti questi attori devono cooperare e collaborare per raggiungere i loro obiettivi. Per soddisfare questi requisiti è stata utilizzata la tecnologia multi-agente ed in particolare la piattaforma JADE. La nuova architettura, chiamata Ubimedic2 (un estensione di Ubimedic), fornisce una sistema P2P gestito dagli Agenti le quali autonomamente scambiano le informazioni necessarie ed organizzano le operazioni di soccorso. Questo approccio e nuovo e non è stato adottato precedentemente nell'ambito delle emergenze territoriali. Gli agenti scambiano informazioni mediante messaggi FIPA ed organizzano le operazioni basandosi sul modello DBI (Belief-Desire-Intention). Ogni componente dell'architettura è stato sviluppato con le funzionalità che deve mettere a disposizione. Basandosi sull'architettura disegnata, è stato sviluppato un framework in Java con una serie di interfacce per poter simulare scenari reali. Inoltre, sono state sviluppate due applicazioni per smart-phone per effettuare test su dispositivi reali. Infine, è stata fatta l'integrazione con la tecnologia PIM per migliorare il processo di coordinamento tra gli agenti riducendo il numero dei messaggi scambiati e compattando il codice usando la mobilità forte del codice.
LEONARDI LETIZIA
GUERRA FRANCESCO
VITETTA GIORGIO MATTEO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-103603/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-103603/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02202012-103603/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02132012-122735
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02132012-122735/
Green Vision e Sistemi Embedded
SANTINELLI, PAOLO
ING-INF/05
L’argomento di ricerca descritto in questa tesi di Dottorato tratta temi che comprendono l'architettura hardware e software dei sistemi embedded, le telecamere intelligenti alimentate a batterie, le reti di sensori eterogenei e le relative applicazioni nel campo della computer vision; sono affrontate le problematiche legate alla limitata disponibilità di risorse quali: potenza di calcolo, memoria ed energia, le questioni relative al contenimento dei consumi energetici e l'implementazione di algoritmi di computer-vision e di metodologie che mirino ad aumentarne l'efficienza energetica. Si farà riferimento a tutti questi argomenti con il termine Green-Vision. Questa tesi descrive alcuni casi di studio relativi ai sistemi embedded e alle reti di sensori eterogenei nel contesto della Green Vision:
1) La progettazione e lo sviluppo di un sistema a basso costo per la determinazione della luminanza di velo basato sull'utilizzo di un sensore d'immagine CMOS e di un System on Chip (SoC) interamente implementato su FPGA. I vantaggi di questa implementazione includono la riduzione della complessità dell'hardware, minori consumi di energia e maggiore flessibilità. Il problema delle immagini ad elevata dinamica è stato affrontato con acquisizioni multiple a diversi tempi di esposizione. Gli errori di vignettatura e di distorsione radiale e la ponderazione angolare, come richiesto dalla definizione di luminanza velo, vengono gestiti attraverso l'impiego di una singola tabella di numeri interi.
2) Il confronto delle prestazioni dei due più avanzati algoritmi per l'etichettatura delle componenti connesse di un'immagine. Gli algoritmi sono stati implementati su architettura SoC realizzata su FPGA. In particolare, si è utilizzato per il test un algoritmo avanzato che effettua il labeling a blocchi impiegando alberi e tabelle decisionali. I risultati sottolineano l'influenza e l'importanza delle dimensioni della cache-dati sulle attività di elaborazione delle immagini.
3) Lo studio di metodologie che mirino ad accrescere l'efficienza energetica e la durata delle batterie per le telecamere intelligenti. Tali metodologie si basano su un miglior utilizzo del sensore di immagine effettuando in hardware operazioni solitamente realizzate via software. L'uso di queste tecniche riduce ed ottimizza la quantità di dati che ad ogni fotogramma viene trasferita dal sensore di immagine alla memoria principale della telecamera. Ciò determina una riduzione del 41,24% dei consumi energetici e un aumento del 107,2% della durata delle batterie nel caso della telecamera impiegata.
4) Per quanto concerne le reti di sensori eterogenei viene presentata una procedura per la mutua calibrazione di un sistema di telecamere embedded senza fili e di Dispositivi ad Identificazione tramite Radio Frequenza (RFID) per la localizzazione e l'identificazione di persone al fine di eseguire il rilevamento intrusi in ampie area all'aperto. Tale procedura si basa su di una fase di apprendimento in cui una sola persona dotata di tag RFID si muove nella scena. I risultati dimostrano che questa calibrazione è sufficientemente precisa e può essere applicata in scenari diversi in cui è necessario determinare in modo efficiente la zona di sovrapposizione tra il campo di vista di una telecamera e l'area di sensibilità di un sensore non visivo. Mentre i punti 1, 2, 4 sono stati studiati presso il laboratorio di ImageLab, DII, in collaborazione con aziende locali, la ricerca relative al punto 3 è stata effettuata in collaborazione con lo Smart Vision System Laboratory, Università Nebrasca-Lincoln, NE, USA.
In conclusione, questa tesi ha permesso di esplorare le potenzialità di dispositivi embedded per Green Vision affrontandone alcuni dei problemi più impegnativi come l'efficienza energetica, l'implementazione di algoritmi ad alte prestazioni su architetture flessibili come FPGA e la fusione di sensori eterogenei finalizzata ad applicazioni di alto livello.
CUCCHIARA RITA
VITETTA GIORGIO MATTEO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02132012-122735/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02132012-122735/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02132012-122735/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02052012-163635
2013-03-01
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02052012-163635/
Generazione di frequenza per applicazioni a onde millimetriche in tecnologia CMOS
MONACO, ENRICO
ING-INF/01
Nel prossimo futuro nuove applicazioni elettroniche, operanti nella banda delle onde millimetriche (30GHz-300GHz), ci consentiranno comunicazioni senza fili sempre più veloci, sistemi per aumentare la sicurezza nel campo automotive e nuovi scanner per la ricostruzione di immagini, utili in ambito diagnostico, industriale e per la sicurezza. Affinché queste applicazioni possano diventare pervasive come lo sono gli attuali telefoni cellulari e personal computer è necessario che i circuiti elettronici vengano realizzati con tecnologie CMOS. Queste tecnologie portano vantaggi in termini di costo, ma d’altro canto introducono anche diverse sfide nel campo della progettazione di circuiti con prestazioni adeguate.
La parte iniziale della tesi presenta una panoramica delle future applicazioni ad onde millimetriche (mm-Waves). Queste sono suddivise in tre categorie: comunicazioni wireless, sistemi radar per automobili e sistemi per la ricostruzione di immagini a onde millimetriche.
La progettazione e realizzazione di circuiti con tecnologie CMOS in grado di soddisfare alle varie specifiche richieste risulta essere particolarmente ardua. In questo lavoro di tesi vengono principalmente trattate le difficoltà insite nella generazione di frequenza. Gli oscillatori risultano infatti essere circuiti fondamentali in ogni rice-trasmettitore e presentono a tutt’oggi problematiche ancora aperte.
Ad onde millimetriche la generazione di oscillazioni in quadratura, fondamentali in architetture di ricevitore a conversione diretta, presenta particolari difficoltà dovute principalmente ai compromessi tra consumo di potenza, purezza spettrale, precisione di quadratura e intervallo di accordo. Nell’ambito del dottorato è stato proposto un nuovo circuito basato su due oscillatori controllati in tensione e accoppiati magneticamente l’uno all’altro. Questa soluzione presenta una frequenza di oscillazione dipendente dai soli componenti passivi e permette di raggiungere, rispetto a quanto riportato in letteratura, un basso rumore di fase e allo stesso tempo una buona precisione di quadratura. È stato realizzato un prototipo in tecnologia 65nm CMOS che presenza un intervallo di accordo tra 56GHz e 60,4GHz con un rumore di fase inferiore a -95dBc/Hz a 1MHz di offset e con un errore di quadratura inferiore a 1,5 gradi. Il consumo di corrente è di 22mA con una tensione di alimentazione di 1V.
Nella continua ricerca di oscillatori perforamenti a frequenze sempre più elevate è stato studiato, nell’ambito del dottorato, l’utilizzo di un moltiplicatore di frequenza. Utilizzando un moltiplicatore per due (duplicatore) connesso in cascata, il VCO (voltage controller oscillator) deve essere progettato per funzionare a metà della frequenza finale richiesta usufruendo di componenti passivi (varactors in particolare) con fattore di qualità più elevato. Questo consente di raggiungere intervallo di accordo maggiore e di ridurre il consumo di potenza richiesto per ottenere un determinato rumore di fase. Nella tesi è descritta una nuova soluzione circuitale di duplicatore di frequenza in tecnologia CMOS. Tale soluzione sfrutta la tecnica dell’injection locking e si basa su un oscillatore di Pierce sincronizzato attraverso una coppia di transistors in configurazione push-push.
I risultati ottenuti sono supportati da due test chip realizzati in tecnologia CMOS a 65nm. In un primo prototipo il duplicatore è pilotato da una sorgente esterna. I risultati sperimentali dimostrano una banda di funzionamento da 106GHz a 128GHz, un consumo di potenza di 6mW e un picco di tensione di ampiezza all’uscita pari a 330mV. Nel secondo prototipo il duplicatore è pilotato da un VCO LC-tank integrato, funzionante a metà della frequenza di uscita. Questo ha permesso di dimostrare un eccezionale intervallo di accordo del 13,1% nell’intorno di 115GHz. L’intervallo di accordo risulta essere circa 4 volte maggiore rispetto allo stato dell’arte.
MAZZANTI ANDREA
SVELTO FRANCESCO
VITETTA GIORGIO MATTEO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02052012-163635/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02052012-163635/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02052012-163635/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02092012-111452
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02092012-111452/
Metodi di stima dell’emodinamica oculare mediante flussimetra laser Doppler e riflettometria
PALANISAMY, NITHIYANANTHAM
ING-INF/07
La misurazione della perfusione sanguigna del fondo oculare è di interesse sia scientifico che clinico. Il suo valore scientifico risiede nella possibilità di comprendere la fisiologia dell’accoppiamento neurovascolore mentre le potenzialità cliniche riguardano la diagnosi precoce di alterazioni del flusso sanguigno associate a malattie oculari specifiche. La flussimetria Doppler e la riflettometria del fondo sono tecniche moderne per la misurazione non invasiva della perfusione oculare.
La rifrattometria consente la misurazione della riflettanza di una regione del fondo oculare. Durante la mia attività di Dottorato abbiamo sviluppato uno strumento per l’acquisizione di immagini funzionali dei tessuti neurali del fondo oculare basato sulla misurazione della riflettanza. Abbiamo anche sviluppato un algoritmo di registrazione ed elaborazione completamente automatico basato sulla tecnica del “Differential multiscale framework”. Questo algoritmo ha dimostrato ottime prestazioni in termini di capacità di allineamento delle immagini e di eliminazione delle distorsioni geometriche. I risultati della simulazione effettuata sulle immagini del fondo oculare dimostrano che questo algoritmo fornisce una percentuale di allineamento pari a circa il 90% e consente di ridurre i tempi di calcolo fino al 30% del tempo richiesto dall’algoritmo ad uso generale. Lo strumento è stato equipaggiato di una fotocamera CCD aggiuntiva sincronizzata con l’acquisizione dell’immagine del fondo oculare. Questa fotocamera consente di acquisire l’immagine del segmento anteriore del bulbo oculare. Abbiamo quindi sviluppato un algoritmo per allineare le immagini del fondo oculare stimando possibili spostamenti involontari del fondo oculare dalle immagini del segmento anteriore.
Il flussimetro laser Doppler (LDF) consente di acquisire in modo non invasivo il flusso relativo dei globuli rossi (RBC) nei vasi del fondo oculare. L’effetto del timololo maleato 0,5% sulla circolazione coroidea è stato studiato in 12 soggetti. La procedura doppio cieco randomizzato è stata applicata per lo studio. Un occhio del paziente ha ricevuto una goccia di timololo mentre l’altro occhio ha ricevuto una goccia di placebo. La velocità massima di globuli rossi e la portata volumetrica del sangue sono state determinate in ciascun occhio poco prima l’instillazione e poi ogni 30 minuti fino a 2 ore. La pressione intraoculare osservata ha dimostrato una riduzione del 8,3% nel gruppo placebo (P<=0,001) e 16,1% in quello timololo (P<=0,0001). È stata osservata inoltre una significativa diminuizione (11,2%, P<=0,0001) della frequenza cardiaca media dei soggetti. Nessun cambiamento significativo della pressione arteriosa del sangue e della pressione di perfusione è stato osservato. Nessuna differenza significativa del flusso sanguigno è stata osservata nei pazienti trattati con placebo e con timololo. L’effetto di dilatazione pupilla sulla misurazione è stato studiato in 24 soggetti. Durante i test, un occhio è stato selezionato casualmente e ha ricevuto una goccia di tropicamide 1% che ha causato midriasi. Durante la misurazione è stata interposta un’apertura circolare di 4 mm tra lo strumento e l’occhio. Tutti i parametri LDF sono stati registrati ogni 3 minuti fino a 30 minuti dopo l’applicazione della goccia. Le dimensioni della pupilla sono state registrate utilizzando una videocamera digitale. A seguito della somministrate della goccia, la dimensione pupilla è aumentata del 152% (P<=0,0001). Non sono stati osservati aumenti significativi nella velocità, nel volume e nel flusso quando la pupilla artificiale era presente mentre si è osservato un aumento statisticamente significativo dei parametri LDF in sua assenza. I risultati indicano che l’aumento dei parametri LDF osservati durante le normali procedure sono dovuti alla geometria di diffusione della luce laser e non ad un reale aumento.
ROVATI LUIGI
VITETTA GIORGIO MATTEO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02092012-111452/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02092012-111452/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02092012-111452/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02212012-153007
2015-04-28
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02212012-153007/
Progettazione analitica e grafica di regolatori lineari mediante il metodo delle Formule di Inversione.
CUOGHI, STEFANIA
ING-INF/04
Questa tesi di dottorato descrive i risultati di ricerca sulla progettazione di nuove metodologie per la sintesi di regolatori classici, utili sia in ambito didattico che industriale. Nella progettazione classica di reti correttrici, i margini di fase e di guadagno sono importanti indicatori frequenziali usati per valutare la robustezza e le prestazioni del sistema di controllo.
Negli ultimi cinquanta anni, diversi metodi sono stati sviluppati nel tempo continuo per soddisfare queste specifiche mediante la sintesi di reti correttrici. Queste metodologie possono essere divise in metodi approssimati e metodi esatti. I primi sono normalmente basati su soluzioni numeriche o grafiche di tipo ‘trial-and-error’ oppure su fuzzy neural network. Sono largamente utilizzati nelle industrie in quanto forniscono una buona sintesi dei parametri del regolatore, in base ad algoritmi automatizzati. Comunque non sono generalmente facili da usare per scopi educativi e per risolvere il problema di progetto in modo esatto. Questo rende la procedura di sintesi poco adatta a scopi didattici. Infatti è molto difficile impostare un esercizio scritto, un test o una prova di esame nelli quali il problema di progettazione del regolatore si basa su una procedura di tipo ‘tral-and-error’.
Un metodo alternativo, utilizzabile con successo sia in un ambito educativo che in un contesto pratico, è basato sul metodo delle Formule di inversione. Questo metodo è stato introdotto per la prima volta nel 1982 per la progettazione numerica e grafica dei regolatori del primo ordine Lead e Lag e oggi è insegnato in diverse università italiane. Questa tesi descrive come la tecnica delle Formule di Inversione è stata estesa ai regolatori del secondo ordine Lead-Lag e PID. In particolare, la soluzione grafica può essere ottenuta utilizzando righello e compasso sui diagrammi di Nyquist del risposta frequenziale del sistema da controllare e può essere facilmente utilizzato negli esercizi scritti. Sia le soluzioni numeriche che quelle grafiche possono essere inoltre estese al progetto dei regolatori discreti. Questa estensione è rilevante per scopi industriali, in quanto oggi i regolatori sono spesso implementati da microprocessori e i calcoli sono fatti nel dominio del tempo discreto.
La flessibilità del metodo e stata utilizzata nel progetto di regolatori Lead-Lag per soddisfare altre specifiche di progetto. Due dei tre parametri della funzione di trasferimento del regolatore Lead-Lag considerato vengono progettati per soddisfare in modo facile ed esatto il margine di fase e di guadagno. E’ noto che queste specifiche frequenziali sono legate al picco di overshoot, al tempo di salita e alla larghezza di banda del sistema ad anello chiuso.
Il luogo delle radici e il contorno delle radici sono stati utilizzati per sintetizzare il terzo parametro del regolatore in modo da massimizzare la distanza dei poli dell’equazione caratteristica del sistema ad anello chiuso rispetto all'asse immaginario. In questo modo il tempo di assestamento della risposta al gradino del sistema può essere ottimizzato. Un' ulteriore procedura per sintetizzare il terzo parametro del compensatore è stata progettata. Questa procedura mira a massimizzare il complementary modulus margin, che è legato ad un rilevante indicatore della robustezza del sistema, ossia la norma infinita della funzione di sensibilità complementare.
In fine, i risultati presentati in questa tesi possono essere considerati punti di partenza per una futura attività di ricerca sul progetto di reti correttrici.
ZANASI ROBERTO
Michele Colajanni
Lorenzo Peretto
Aurelio Piazzi
Andrea Neviani
Wilma Penzo
Danilo Manstretta
Agostino Poggi
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02212012-153007/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02212012-153007/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02212012-153007/
oai:morethesis.unimore.it:etd-02212012-170213
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02212012-170213/
Il Reddito Minimo Vitale come strumento di contrasto alla povertà assoluta nel Comune di Riccione: analisi del fenomeno e stima della spesa
SANTARELLO, FRANCESCO
ECONOMIA
Questa tesi ha come finalità quella di pensare, disegnare ed elaborare uno schema di minimo vitale riguardante il territorio del comune di Riccione. Tale progettazione ha come fine quello di costruire uno strumento in grado di contrastare la povertà assoluta del territorio. Lo strumento che si delinea prende il nome di reddito minimo vitale, che fa parte di quei sussidi non destinati a tutti i membri di una società, ma esclusivamente a coloro che sono considerati poveri, ovvero costretti in una grande condizione di disagio socioeconomico che impedisce loro di vivere in modo dignitoso. Obiettivo del reddito minimo vitale non è solo quello di trasferire una somma di denaro nella mani dei nuclei bisognosi, ma anche di aiutarli e sostenerli nel cercare un posto di lavoro tramite accordi con i centri per l’impiego e l’offerta di corsi di formazione professionale in grado di avvalorare le capacità degli individui consentendo loro una maggiore facilità di accesso nel mercato del lavoro.
Dopo aver svolto una rassegna teorica ed empirica sulle politiche contro la povertà in Italia (a livello nazionale e locale) e in Europa, aver riportato la situazione italiana odierna per quanto concerne la povertà assoluta, e aver elaborato una ricognizione e valutazione degli attuali interventi che il comune di Riccione adotta nel contrastare la povertà, abbiamo proceduto con la individuazione del paniere della povertà assoluta per il territorio prescelto, secondo quanto fa l’Istat a livello nazionale.
Infine, tramite l’indagine EU-SILC abbiamo osservato come si distribuisce la povertà assoluta in Emilia Romagna e, avendo assunto che si a Riccione si sviluppi alla stessa maniera, abbiamo proceduto a calcolare la somma che il comune romagnolo dovrebbe spendere per implementare lo strumento di reddito minimo vitale che permettesse a tutte le famiglie economicamente bisognose di sorpassare la linea della povertà assoluta.
BALDINI MASSIMO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-20
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-03-22
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02212012-170213/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-02212012-170213/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03212012-105850
2015-04-28
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03212012-105850/
SAR interferometrico terrestre per il monitoraggio di versanti instabili: analisi di limiti e potenzialità con riferimento a casi di studio nell'Appennino Emiliano (Italia)
BERTACCHINI, ELEONORA
ICAR/06
L’obiettivo del lavoro è lo studio e l’analisi dei fenomeni deformativi attraverso la tecnologia RADAR (RAdio Detection And Ranging) terrestre.
Negli ultimi anni è diventata sempre più pressante l’esigenza di conoscere con continuità spazio-temporale il comportamento di versanti instabili, e di manufatti e strutture particolarmente sensibili, sia per la prevenzione, che come supporto alle decisioni in caso di eventi a rischio. L’innovativa tecnica RADAR consente di conciliare esigenze di monitoraggio continuo nel tempo e nello spazio, con buoni valori di precisione e accuratezza (anche millimetrici) e ben si adatta anche ad applicazioni di protezione civile, come early warning system. Inoltre, le applicazioni GB-InSAR (Ground Based Interferometric Synthetic Aperture Radar), ben si prestano ad integrare sistemi di monitoraggio topografico più consolidati costituiti, per esempio, da GPS (Global Positioning System) e stazioni totali automatizzate. In più, se i risultati vengono georeferenziati attraverso tecniche LIDAR (Light Detection And Ranging) terrestri o aviotrasportate in grado di fornire modelli digitali delle superfici e del terreno ad altissima definizione, l’operazione di interpretazione degli stessi (mappe di spostamento cumulato, mappe di velocità, serie temporali, ecc.) risulta più accurata ed immediata.
L’influenza dell’atmosfera, in termini di rifrazione, contenuto d’acqua, temperatura e pressione è da sempre per la strumentazione topografica l’elemento chiave per la corretta elaborazione e interpretazione delle osservazioni e lo è anche per la tecnologia SAR. Quindi modellare nel modo più adeguato il comportamento dell’atmosfera diventa tanto più importante quanto più le distanze di osservazione aumentano (fino a qualche chilometro) ed anche quando gli obiettivi di precisione e accuratezza finali sono molto spinti (centimetrici o superiori). Una corretta analisi preliminare del sito e dell’oggetto di interesse e la caratterizzazione dell’ambiente in cui i sistemi vengono installati (estensione, dimensioni, obiettivi, potenzialità di integrazione con altri sistemi di misura, database esistenti, ecc), la monumentazione e l’installazione stessa (postazione stabile e duratura nel tempo, angolo di incidenza, ecc.) sono di fondamentale importanza per la buona riuscita delle campagne di misura, siano esse continue o periodiche e per questo non devono essere sottovalutate. Allo stesso modo, per applicazioni di studio di versanti instabili e in particolare per applicazioni di protezione civile, è indispensabile calibrare bene le elaborazioni in termini di selezione dei punti stabili e di monitoraggio, e dei parametri da cui dipende la stima dell’atmosfera.
CAPRA ALESSANDRO
ANDRISANO ANGELO ORESTE
CORSINI ALESSANDRO
STROZZI ANTONIO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03212012-105850/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03212012-105850/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03212012-105850/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03202012-221320
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-221320/
Analisi dei problemi di programmazione della produzione di sistemi manifatturieri, e sviluppo di modelli di simulazione per il bilanciamento di linee di assemblaggio manuali.
GAROFALO, MARIO
ING-IND/15
Le linee di assemblaggio rappresentano un modo, ormai consolidato, di organizzare una produzione di massa per prodotti in larga scala, e ad oggi vengono sempre più utilizzate, anche rispetto al sogno utopico di sistemi e linee di produzione completemente automatizzate.
Ogni volta che si progetta, o si riconfigura, una linea di assemblaggio, il suo corretto bilanciamento (assembly line balancing problem, ALBP) è un aspetto cruciale, cioè la suddivisione del carico totale di lavoro necessario per completare il ciclo di lavoro di ciascun prodotto da assemblare, tra le varie stazioni di lavoro lungo la linea.
Scopo dell'attività è l’individuazione e lo sviluppo delle tecniche di soluzione dei problemi di bilanciamento per la produzione di componentistica meccanica impiegata nella produzione di veicoli.
MELLONI RICCARDO
GALLO SERGIO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-221320/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-221320/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-221320/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03032012-151007
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03032012-151007/
Microstrutturazione superficiale di film polimerici tramite il metodo delle Breath Figures
FERRARI, ELISA
ING-IND/22
Il metodo delle Breath Figures (BF) permette di ottenere superfici polimeriche a porosità controllata, con cavità disposte secondo schemi ordinati, utilizzabili in diversi settori scientifici e tecnologici.
Tale tipo di approccio, semplice ed economico, è basato sulla condensazione di gocce d’acqua sulla superficie di soluzioni polimeriche diluite in seguito al raffreddamento della superficie stessa a causa dell’evaporazione del solvente. Queste gocce si auto-assemblano sulla superficie polimerica secondo schemi geometrici ordinati, lasciando cavità disposte in modo regolare dopo completa evaporazione sia del solvente che dell’acqua.
Relativamente alle applicazioni pratiche, superfici polimeriche a porosità controllata possono collocarsi all’interno del settore automotive come coatings antiriflettenti e ultraidrofobi.
Lo stesso metodo, inoltre, può anche essere utilizzato per produrre membrane a porosità submicronica controllata per realizzare filtri, eventualmente impiegabili anche nel settore meccanico ed in particolare del veicolo.
Sebbene le BF siano un fenomeno noto qualitativamente da anni, non è ancora chiaro il loro meccanismo di formazione, che si ipotizza legato a vari parametri, connessi alle condizioni in cui vengono prodotte tali figure (ad esempio tipo di polimero e solvente, umidità) e che probabilmente sfrutta anche fenomeni di instabilità termodinamica quali, ad esempio, l’effetto Marangoni, nella fase di definizione dello schema ordinato di cavità.
È evidente quindi, l’interesse per uno studio sistematico dei parametri che influenzano la formazione delle BF, così da poter, in futuro, controllare in maniera efficace, ed efficiente, un processo che a tutt’ora è studiato quasi esclusivamente dal punto di vista qualitativo.
Nel lavoro condotto sono stati studiati sistematicamente alcuni dei fattori che influenzano il fenomeno, in particolare l’effetto del solvente e del substrato, nel caso della preparazione di film porosi in polistirene.
In questo senso è stata effettuata una valutazione quantitativa della regolarità dei pori ottenuti, utilizzando differenti software per l’analisi di immagine, uno dei quali sviluppato appositamente per questo scopo.
Dallo studio è emerso che l’affinità termodinamica tra polimero e solvente è un fattore chiave nella formazione delle BF, così come le caratteristiche del solvente, quali miscibilità con l’acqua, temperatura di ebollizione, entalpia di evaporazione. Le ricerche hanno evidenziato che l’effetto del substrato è significativo, ma strettamente legato al tipo di solvente.
L’effetto del tipo di polimero e degli additivi è stato indagato preparando film porosi di stirene-co-acrilonitrile (SAN) a cui era stato aggiunto l’additivo Jeffamine (diammina con struttura di polietilenglicole). In questa fase è stato confermato che la componente idrofila favorisce la regolarità dei film porosi.
Infine, il metodo delle BF è stato utilizzato, tramite opportuna scelta delle coppie polimero-solvente, per produrre film polimerici con morfologia micro-particellare. Anche in questo caso la morfologia superficiale conferisce al materiale proprietà che possono essere potenzialmente sfruttate in vari campi, da quello della sensoristica fino all’impiego come materiali per coatings ultraidrofobi.
PILATI FRANCESCO
POLI GIORGIO
STROZZI ANTONIO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03032012-151007/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03032012-151007/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03032012-151007/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03172012-233824
2015-04-28
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03172012-233824/
Deformazioni delle canne cilindro al montaggio di un motore motociclistico ad elevate prestazioni: Analisi agli elementi finiti e rilievi sperimentali
IOPPOLO, VINCENZO
ING-IND/14
Sono state condotte delle analisi agli elementi finiti e dei rilievi sperimentali per valutare l’entità delle deformazioni presenti nelle canne cilindro durante l’assemblaggio di un motore motociclistico V4. Nei motori ad elevate prestazioni si preferisce spesso adottare un basamento che prevede il piantaggio di canne riportate in modo da poter utilizzare materiali con caratteristiche diverse. Il forzamento, il serraggio degli accoppiamenti filettati e la guarnizione tra testa e basamento generano delle distorsioni nelle superfici interne delle canne e ciò può ridurre la conformabilità dei segmenti elastici [1]. Le distorsioni delle canne cilindro nei motori a combustione interna possono quindi causare un elevato consumo di olio, di carburante ed anche il blow-by [2]. Questo studio è stato affrontato dopo aver osservato questi fenomeni in alcune prove al banco del motore analizzato. Per la simulazione dell’assemblaggio è stato realizzato un modello agli elementi finiti caratterizzato da non linearità dovuti ai contatti con attrito tra corpi deformabili ed anche dalla caratteristica non lineare dell’anellino di tenuta che viene schiacciato e deformato plasticamente tra testa e basamento. I rilievi sperimentali sono stati eseguiti prima con la macchina a scansione 3D DEA per caratterizzare le canne e le loro sedi nel basamento prima di essere montati. Durante le fasi di assemblaggio sono stati utilizzati sia la DEA che l’Incometer con l’ausilio dei simulacri di teste e semicarter inferiore. Durante questi rilievi si è riscontrato un ottimo accordo tra le due tipologie di strumentazione. Le fasi di assemblaggio considerate sono state:
1. Piantaggio delle canne e montaggio dei prigionieri.
2. Serraggio del simulacro di semicarter inferiore.
3. Serraggio dei simulacri delle teste con e senza anellini di tenuta.
Per valutare le distorsioni delle superfici interne delle canne sono stati calcolati i coefficienti di Fourier in cinque sezioni lungo l’asse di ogni canna. Essi rappresentano le ampiezze e le fasi delle armoniche di ogni forma rilevata e vanno confrontate direttamente con i limiti di conformabilità dei segmenti elastici, secondo il modello GOETZE [3]. Fin quando il modello FEM era basato sulla forma cilindrica iniziale delle sedi canne, come da modello CAD, non si era ottenuto una congruenza numerico-sperimentale. Un buon accordo in tutte le fasi di assemblaggio si è ottenuto solo dopo aver riprodotto le forme iniziali delle sedi canne secondo i rilievi sperimentali. A questo punto è stato simulato il montaggio del motore con le teste e il semicarter inferiore, che non può essere misurato sperimentalmente. I risultati sono stati confrontati con i limiti di conformabilità del primo segmento elastico riscontrando il superamento dell’armonica del quarto ordine (quadrilobata) nelle sezioni più alte delle canne. Per ridurre l’ampiezza di questa armonica è stato ottimizzata una piastra in acciaio da serrare al posto delle teste durante la lavorazione delle sedi delle canne, ottenendo una riduzione del 50% dell’ampiezza del 4° ordine alla fine del montaggio. Lo step successivo sarà l’introduzione dei carichi termici per valutare le deformazioni delle canne durante il funzionamento del motore.
STROZZI ANTONIO
GIACOPINI MATTEO
CALLI GIANLUCA
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03172012-233824/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03172012-233824/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03172012-233824/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03202012-231448
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-231448/
Studio e caratterizzazione di materiali ibridi nanostrutturati
DARECCHIO, MARIA ELENA
ING-IND/22
Negli ultimi decenni la ricerca scientifica si è addentrata sempre più nello sviluppo delle scienze e tecnologie della nanoscala, grazie soprattutto alla recente disponibilità di strumenti ed approcci innovativi che permettono l'indagine dei materiali con una risoluzione vicino al livello atomico.
Dal punto di vista tecnologico i nanomateriali risultano essere molto interessanti poiché mostrano un comportamento che è intermedio tra quello di un solido macroscopico e quello di un sistema atomico o molecolare, in gran parte correlato sia al grande numero di atomi superficiali, frazione significativa del numero totale di atomi che li compongono, sia alla ampia area superficiale specifica il cui contributo prevale su quello della piccola massa del materiale. Questa caratteristica si traduce sia in nuove che aumentate proprietà chimiche, fisiche, elettroniche ed ottiche rispetto ai corrispondenti tradizionali materiali solidi.
In particolare, nanopolveri ceramiche e metalliche, utilizzate sia tali e quali che per la preparazione di materiali compositi, sono materiali particolarmente studiati grazie alle applicazioni in svariati ambiti industriali. Il nostro studio si inserisce proprio in questo settore e si prefigge lo scopo di sviluppare e comprendere metodiche di sintesi innovative per la preparazione di materiali compositi nanostrutturati a matrice polimerica. Nello specifico si sono sviluppati compositi ibridi costituiti da una matrice polimerica di tipo epossidico e da una carica nanometrica inorganica di tipo ceramico e metallico.
Un importante vantaggio dell’utilizzo di cariche nanometriche, legato all’aumento dell’area superficiale specifica, risiede nel fatto che a parità di proprietà finali del composito è possibile inserire in matrice una quantità di carica molto inferiore rispetto all’uso di cariche micrometriche. Inoltre, l’abbassamento considerevole della percentuale in peso di carica in matrice apporta una migliorata lavorabilità del composito. Esistono però anche molte problematiche nella realizzazione di questi materiali una delle quali riguarda l’alta facilità di aggregazione delle nanoparticelle che comporta una loro disomogenea dispersione in matrice e una peggiorata interazione tra le due fasi. Pertanto, con lo scopo di migliorare la dispersione e l’adesione tra le due fasi, sono stati presi in considerazione differenti metodiche di preparazione dei compositi. Nello specifico lo studio si è articolato nello sviluppo di compositi tramite sintesi in situ con due modalità differenti: 1) sintesi di materiali ibridi per via sol-gel, 2) sintesi delle nanocariche in un componente precursore della matrice e successiva preparazione della matrice. Nonostante, infatti, il metodo di miscelazione meccanica di carica e matrice sia quello più utilizzato, spesso non è il metodo migliore per l’ottenimento di un composito omogeneo caratterizzato da un’alta dispersione e da una bassa agglomerazione delle nanoparticelle.
In particolare con il primo approccio sono state preparate resine epossidiche con silice, titania e zirconia mentre, con il secondo approccio, argento nanometrico è stato sintetizzato in ammine e poliammine successivamente utilizzate per la reticolazione della resina epossidica.
Le nanopolveri sono state caratterizzate tramite studi morfologici, mineralogici e chimici, mentre i nanocompositi preparati sono stati analizzati anche per valutarne proprietà elettriche, ottiche, antibatteriche e, qualora utilizzati come coating, caratteristiche di resistenza al graffio.
BONDIOLI FEDERICA
POLI GIORGIO
MESSORI MASSIMO
STROZZI ANTONIO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-231448/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-231448/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-231448/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03212012-222802
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03212012-222802/
Tecniche di simulazione e di modellazione di macchine oleodinamiche a pistoni assiali.
SPECCHIA, EMILIANO
ING-IND/08
L’oggetto di analisi del dottorato di ricerca è lo studio delle macchine a pistoni assiali a piatto inclinato, perseguito sia attraverso un’attività di simulazione che di sperimentazione, con il fine principale di analizzare e comprendere nel dettaglio le dinamiche che determinano le prestazioni delle suddette macchine.
Tali macchine sono state e sono tuttora oggetto di studio da parte di numerosi ricercatori e operatori del settore al fine di garantire il raggiungimento di prestazioni sempre più elevate. In particolare gli aspetti critici di maggior interesse sono:l’analisi del rendimento globale della macchina e lo studio dell’influenza sul rendimento dei parametri geometrici fondamentali, l’analisi e riduzione delle emissioni sonore e lo studio delle applicazioni con macchine a cilindrata variabile per il controllo diretto degli attuatori lineari e rotativi.
In questo lavoro, è stata affrontata l’analisi di due aspetti fondamentali della macchina: il suo comportamento dinamico e la caratterizzazione dei rendimenti. Per perseguire tali obiettivi sono stati seguiti due approcci ben distinti: la simulazione fluidodinamica 0-dimensionale e quella bidimensionale.
Il modello di simulazione zero-dimensionale permette di determinare l’andamento della pressione nella camera dei pistoni in funzione dei parametri geometrici e operativi. Conoscere tale andamento costituisce un aspetto fondamentale perché anche da esso dipendono le oscillazioni di portata e pressione che si generano all’uscita della macchina, da cui dipende il livello di rumore emesso (fluid borne noise). D’altra canto la pressione nella camera del pistone determina le forze e coppie scambiate tra i vari componenti (e in particolare quelle generate sul piatto inclinato) da cui si generano vibrazioni meccaniche che costituiscono un’ulteriore fonte di rumore (structure borne noise).
Tale modello permette inoltre di caratterizzare la tendenza di auto azzeramento della cilindrata di una pompa volumetrica al variare della pressione di lavoro e della velocità di rotazione. Questo elemento rappresenta la base per qualsiasi attività di simulazione, progettazione e ottimizzazione di un controllo della cilindrata della pompa in cui tipicamente un segnale in pressione, imposto dall’utenza o internamente dal controllo stesso, attua una variazione di cilindrata in funzione della strategia scelta.
La seconda parte di questo lavoro è stata rivolta allo studio e realizzazione di un modello numerico capace di simulare il rendimento meccanico e volumetrico della macchina. Ciò ha richiesto un differente approccio che si è focalizzato sull’analisi bi-dimensionale dei meati di lubrificazione e in particolare del meato tra pattino e piatto inclinato.
L’approccio iniziale prevedeva la risoluzione dell’equazione di Reynolds in un dominio bidimensionale (in regime di lubrificazione idrodinamica) confinato tra pareti rigide e considerando costanti le proprietà del fluido; da questa prima analisi sono state ricavate utili considerazioni sui limiti di tale tecnica e in particolare delle numerose ipotesi semplificative
Il modello di simulazione è stato quindi evoluto tenendo in conto, attraverso un calcolo agli elementi finiti, della deformazioni elastiche che determinano una variazione dell’altezza del meato e di conseguenza del campo di pressione che così si va a determinare (regime di lubrificazione elasto-idrodinamica).
Il modello bidimensionale realizzato, sebbene rappresenti solo di uno dei molteplici meati presenti in una macchina a pistoni assiali, ha fornito alcuni primi risultati interessanti sul comportamento del meato di lubrificazione tra pattino e piatto inclinato ma ha soprattutto permesso di mettere a punto una procedura numerica assai complessa per l’analisi dei fenomeni di lubrificazione in presenza di deformazione delle pareti.
BORGHI MASSIMO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03212012-222802/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03212012-222802/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03212012-222802/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03252012-164113
2015-04-28
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03252012-164113/
Sviluppo di una nuova generazione di strumenti per l'analisi termica dei materiali.
PAGANELLI, DANIELE
ING-IND/12
Questa tesi è il riassunto di tre anni di ricerca e sviluppo nel campo degli strumenti di misura ottici per l'analisi termica dei materiali.
Il lavoro è stato svolto in stretta collaborazione con Expert System Solutions, che produce da più di 20 anni strumenti ottici originali quali microscopi riscaldanti, dilatometri e flessimetri.
Dopo una analisi approfondita degli strumenti attuali e delle prospettive di sviluppo, è stata identificata come prioritaria la progettazine di una architettura software che permettesse l'estendibilità a nuove procedure di calcolo ed a periferiche aggiuntive.
È stato sviluppato un software innovativo per l'acquisizione e l'elaborazione parallela di dati provenienti da molteplici periferiche eterogenee, quali telecamere, motori passo passo, termoregolatori, bilance ad alta precisione. La nuova piattaforma, denominata Misura4, incrementa la risoluzione temporale a più di 10 immagini per secondo, ed la risoluzione d'immagine a 2048x1536 pixel.
Metodo avanzati di analisi dell'immagine producono risultati più accurati e ripetibili. Nel campo della microscopia introducono criteri matematici rigorosi per l'identificazione delle forme caratteristiche e l'analisi contemporanea fino a 24 campioni.
La termoregolazione del campione è stata sviluppata in modo da consentire la realizzazione di cicli termici di complessità e durata arbitraria. È stato formulato un modello fisico di riscaldamento e raffreddamento del forno, da cui deriva un nuovo algoritmo di termoregolazione capace di prevedere il comportamento della temperatura, mantenendo al contempo la possibilità di adattarsi ad interferenze esterne (quali reazioni eso/endotermiche). L'algoritmo risultante migliora la corrispondenza tra la curva di temperatura richiesta e quella realizzata, di fondamentale importanza per le misure di dilatometria.
La piattaforma software risultante introduce, assieme a notevoli miglioramenti di performance, nuovi tipi di misure sui materiali, che saranno in futuro approfondite attraverso estese prove sperimentali.
BONDIOLI FEDERICA
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03252012-164113/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03252012-164113/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03252012-164113/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03262012-121027
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121027/
Influenza di pattern superficiali a rilievo sulla performance di assorbitori d'urto automobilistici profilati in alluminio
QURESHI, OMER MASOOD
ING-IND/14
Questa ricerca propone un design innovativo per assorbitori d'urto
automobilistici. Secondo tale design, il normale estruso in alluminio a
sezione rettangolare sottile viene lavorato con deformazione a rilievo a
pattern sinusoidali delle superfici laterali. Tali pattern sono definiti
per sovrapposizione di perturbazioni sinusoidali biassiali.
L'introduzione dei pattern di rilievo è studiata in dettaglio in questa
ricerca, con particolare attenzione alla loro influenza sulle
caratteristiche di assorbimento energetico.
Tale influenza è ottenuta mediante controllo della modalità di collasso
e incentivazione di modi deformativi a più densa creazione di cerniere
plastiche.
I risultati di questo studio vedono un significativo incremento delle
prestazioni dell'assorbitore.
Inizialmente sono stati studiati sei diversi pattern base, e sono stati
simulati un totale di 43 modelli mediante il solutore FEM dinamico
esplicito commerciale RADIOSS™.
Scopo di questa prima fase è stato quello di migliorare le proprietà di
assorbimento energetico dell'estruso mediante il controllo del passo di
formazione delle cerniere plastiche di parete, con densificazione delle
stesse.
I pattern a rilievo si mostrano efficaci nel cambiare i modi di collasso
e nel ridurre il passo di piegatura a soffietto.
Sono stati osservati incrementi fino al 42% dell'energia assorbita
rispetto al design di riferimento, e aumenti del fattore di efficienza
da 1.08 a 1.54 kJ/kg (????????? CHECK THE UNITS!!!!!!!!!!!!!!!)
In una seconda fase si sono studiati appropriati inneschi (trigger) per
tali estrusi.
L'innesco ad incavo, comunemente usato in tale tipologia di assorbitori,
è stato testato sui nuovi profilati.
Tale innesco si è però rivelato solo marginalmente efficace nel ridurre
il picco di forza iniziale, e si è evidenziata una scarsa affidabilità
nell'assicurare una progressione stabile del collasso.
È stato quindi proposto un nuovo ed innovativo meccanismo di innesco,
nel quale la lavorazione a rilievo è stata leggermente scalata in
direzione assiale; si sono così ottenute aree estremali maggiormente
inclini a formare il soffietto, e aree centrali ad elevata corsa
deformativa residua.
Tali inneschi progressivi e distribuiti si sono mostrati molto più
efficaci nel controllo del collasso rispetto al singolo incavo
tradizionale.
Gli assorbitori ottimizzati sono quindi stati caratterizzati mediante
simulazioni FEM in una varietà di condizioni operative, per comparare in
modo esauriente design di riferimento e design ottimizzato.
Gli assorbitori sono stati simulati in condizioni in impatto obliquo,
impatto con massa eccentrica, impatto con sollecitazione mista di sforzo
normale e flessione e in flessione pura, al fine di verificarne le
prestazioni. Tali test puntano a simulare condizioni operative meno
idealizzate e più vicine al caso reale.
Infine, i componenti proposti sono stati inseriti all'interno di un
modello di autovettura completa per valutarne le prestazioni secondo le
metodologie standardizzate NCAP.
STROZZI ANTONIO
BALDINI ANDREA
BERTOCCHI ENRICO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-27
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121027/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121027/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121027/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03162012-093515
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03162012-093515/
Progettazione ed Ottimizzazione di un Impianto Industriale Co-generativo per la Tostatura del Caffè
BOTTAZZI, DAVIDE
ING-IND/08
Un modello numerico predittivo per l'analisi di un impianto industriale per la tostatura del caffè è descritto in questa tesi. Tale modello, è capace di valutare i flussi energetici coinvolti nel processo di tostatura, in diversi tipi di impianti industriali equipaggiati di sistemi co-generativi per aumentare l'efficienza energetica. Il simulacro numerico è stato costruito grazie ad un approccio multi-fase e multi-componente. Mentre un primo modello numerico a parametri concentrati e distribuiti è stato usato per simulare il comportamento, da un punto di vista pneumatico, di un impianto di riferimento, un secondo strumento numerico è stato sviluppato per valutare predittivamente lo scambio termico e di massa tra una corrente di aria calda ed i chicchi del caffè durante la tostatura.
Il modello numerico dell'impianto di tostatura comprende l'impiego del ricircolo della portata d'aria di scarico per migliorare l'efficienza del sistema. Inoltre, il modello teorico valuta lo scambio termico tra tubi, ambiente esterno, sorgente e pozzi di calore, così come il comportamento del combustore. I risultati numerici, in termini di temperature, pressioni e portate, sono stati confrontati con dati sperimentali per tarare e verificare l'affidabilità e l'accuratezza del modello.
Lo strumento sviluppato per stimare lo scambio termico e di massa tra una corrente di aria calda ed i chicchi durante la tostatura, è anch'esso basato sull'approccio a parametri concentrati e distribuiti ed include le proprietà fisiche delle diverse miscele di caffè. In particolare, è stato costruito un sotto-modello in grado di stimare l'evaporazione dell'umidità contenuta all'interno del caffè. Il modello è capace di valutare l'influenza dell'architettura del tostatore e del ciclo di tostatura, potendo così indagare diverse condizioni operative e diverse miscele di caffè. Il modello numerico è stato poi tarato e validato usando dati sperimentali disponibili in letteratura, relativi ad un tostatore da laboratorio. La capacità predittiva dello strumento numerico è stata infine verificata simulando un ciclo di tostatura industriale. I risultati ottenuti, confrontati con rilievi sperimentali relativi ad un sistema industriale, hanno evidenziato una buona corrispondenza in termini di temperatura del caffè e del flusso d'aria.
Tecniche di misura non intrusive sono state impiegate per ottenere informazioni sul campo di moto e sulla distribuzione di temperatura interna al tamburo dove avviene la tostatura. Tecniche di fotografia veloce sono state utilizzate per visualizzare il campo di moto interno mentre la termografia ha permesso di ricavare la distribuzione della temperatura. Nello specifico, è stato costruito un simulacro plastico trasparente del tamburo rotante, necessario per applicare la tecnica della fotografia veloce. La camera digitale ha quindi permesso di catturare il campo di moto interno della corrente d'aria attraverso la mappatura dei chicchi, che vengono trascinati dal flusso.
Una camera per termografia è stata impiegata per visualizzare l'interno del tostatore. Questa ha permesso di visualizzare la distribuzione della temperatura all'interno del tamburo grazie ad una finestra ottica trasparente all'infrarosso, montata nella parte superiore della macchina. I risultati ottenuti utilizzando una termocamera digitale, sono stati analizzati in termini di distribuzione di temperatura dell'aria interna alla macchina e di distribuzione di temperatura del caffè alla fine del processo di tostatura.
In fine, diverse architetture di impianti di tostatura co-generativi sono state analizzate, in modo da evidenziare l'influenza del tipo di impianto sull'efficienza energetica del sistema. In particolare, il confronto tra impianti a schema aperto e sistemi a ricircolo della portata d'aria, ha permesso di evidenziare e quantificare l'effetto del recupero di calore dai gas di scarico.
CANTORE GIUSEPPE
MILANI MASSIMO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-28
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03162012-093515/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03162012-093515/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03162012-093515/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03222012-143716
2013-01-21
dtype:D1
dtype:PhD
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-143716/
Dinamica non-lineare e chaos nei rotismi planetari
MASOUMI, ASMA
ING-IND/13
I riduttori a planetario sono stati largamente impiegati nelle trasmissioni meccaniche con grandi vantaggi, quali l'elevata coppia trasmissibile, il peso ridotto, l'alta affidabilità ed efficienza. Esempi di applicazioni dei rotismi planetari sono presenti nelle trasmissioni automobilistiche, nelle macchine agricole, negli elicotteri e nei motori di impiego aeronautico.
L'analisi dinamica dei riduttori planetari è essenziale per ridurre le problematiche di rumore e vibrazioni. Le forze dinamiche all'interfaccia tra solare-pianeta e corona-pianeta sono la principale fonte di tali problemi a causa della forte connessione tra rumore ed errore di trasmissione dinamico.
Le vibrazioni nei planetari inducono carichi dinamici, provocando la riduzione della vita del meccanismo e producendo rumore. La principale sorgente di vibrazione è l'eccitazione parametrica dovuta alla rigidezza d'ingranamento tempo-variante nelle coppie solare-pianeta e corona-pianeta, poiché il numero di coppie di denti in presa varia durante il funzionamento.
Questa tesi presenta un modello in grado di simulare il comportamento dinamico di un riduttore planetario a singolo stadio in presenza di gioco. La formulazione è generale, così da essere applicabile ad un numero qualsiasi di pianeti. Il modello include la rigidezza tempo-variante e il gioco per tutti gli accoppiamenti presenti; tiene conto altresì della deformabilità dei cuscinetti di supporto.
Nel presente modello, ogni elemento - cioè solare, pianeti, porta-satelliti e corona - possiede tre gradi di libertà: due traslazionali e uno rotazionale, per un totale di diciotto gradi di libertà per il caso di riferimento considerato, che presenta tre satelliti. Le equazioni del moto linearizzate sono state risolte per calcolare le frequenze proprie del sistema - a tal fine si è tenuto conto dei valori medi delle rigidezze di ingranamento coinvolte - e le equazioni non-lineari del moto sono state integrate numericamente per studiare l'effetto della rigidezza tempo-variante e del gioco. Il modello proposto ha poi permesso di descrivere il comportamento non lineare di un riduttore planetario.
È stata studiatala sensibilità delle frequenze proprie ai parametri del sistema: in particolare alla variazione delle rigidezze dei supporti nel caso di pianeti equi spaziati e disposti simmetricamente.
Il distacco dei denti in presenza di vibrazioni elevate introduce una non-linearità nel sistema esaminato. Il presente lavoro descrive la complessa dinamica di un planetario in tali condizioni facendo uso di un modello a parametri concentrati. Tale modello bidimensionale rappresenta le ruote come inerzie concentrate, gli ingranamenti per mezzo di molle non lineari che tengono conto della perdita di contatto tra i denti e della variazione periodica della rigidezza d'ingranamento dovuta al cambiamento del numero di coppie di denti in presa e i supporti come molle lineari.
Il presente lavoro esamina la complessa dinamica non lineare dei planetari facendo uso di metodi numerici all'interno del range di frequenze operative. Si è effettuata un'analisi di biforcazione per studiare la presenza di fenomeni di raddoppio di periodo e di chaos.
La dinamica dei planetari mostra diversi comportamenti non lineari: salti di soluzione, moti caotici e raddoppi di periodo si verificano quando la frequenza di ingranamento o le sue armoniche superiori sono prossime ad una frequenza propria del sistema. In condizioni di risonanza, la vibrazione risultante provoca il distacco dei denti in presa, determinando l'instaurarsi di effetti non lineari, quali il salto di soluzione e le risonanze sub-armoniche.
PELLICANO FRANCESCO
Modena & Reggio Emilia University
2012-03-28
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-143716/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-143716/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-143716/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03202012-103102
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-103102/
Determinazione dell'ossicodone in matrice urinaria: aspetti tossicologico forensi e ottimizzazione di un metodo chimico analitico in LC tandem MS
MALAVOLTA, MARCO
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Nel presente lavoro di tesi si delineano gli aspetti del legal highs con particolare riferimento al misuso dell'ossicodone, focalizzando l'attenzione sulle tecniche di determinazione di tale xenobiotico in matrice urinaria. Si è proceduto all'ottimizzazione di un metodo chimico analitico mediante l'utilizzo della tecnica LC tandem MS per la determinazione dell'ossicodone e del suo principale metabolita (ossimorfone).
TASCEDDA FABIO
LICATA MANUELA
PALAZZOLI FEDERICA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-103102/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-103102/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03202012-223901
2015-04-28
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-223901/
Significato funzionale della fosforilazione di MEF2C nelle cellule satelliti
BONO, CHIARA MARIA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Il differenziamento muscolare viene regolato da due famiglie di fattori di trascrizione: i determinanti miogenici muscolo-specifici della famiglia bHLH ( Muscle Regulatory factors MRFs) e i fattori ubiquitari della famiglia MEF2 (Myocyte Ehnancer Factor 2) MEF2A, ME2B, MEF2C, MEF2D; i membri di queste due famiglie formano complessi multiproteici che attivano sinergicamente la trascrizione dei geni muscolo specifici.Tra i membri della famiglia MEF2, MEF2C svolge un ruolo predominante nel differenziamento muscolare e la sua funzione non è ridondante con quella degli altri membri.La sua regolazione avviene mediante la modulazione della trascrizione, splicing alternativo, livelli proteici, modificazioni post-traduzionali e interazione con co-attivatori e co-repressori.L’analisi delle modificazioni post-traduzionali è stata condotta in passato nel nostro laboratorio mediante un approccio di spettrometria di massa che ha rilevato due siti fosfo-accettori mai descritti in letteratura: Ser98 e Ser110.È stato anche dimostrato che questi due residui seguiti da una prolina, quando fosforilati sono essenziali per l’interazione fisica con Pin1, una peptidil cis/trans isomerasi che riconosce il motivo amminoacidico pSer/Thr-Pro catalizzando l’isomerizzazione cis/trans di questo legame peptidico.L’effetto di questa interazione consiste in una riduzione della stabilità e dell’attività transattivante della proteina MEF2C ed è stata osservata un’inibizione del differenziamento muscolare che suggerisce un nuovo ruolo di Pin1 come regolatore negativo della miogenesi scheletrica.Visto il coinvolgimento di questi residui nella modulazione dell’attività della proteina MEF2C abbiamo valutato se la fosforilazione di questi due residui subisce una modifica nel corso del differenziamento muscolare nella linea murina C2C7, un modello accreditato di questo processo in vitro. Grazie all’utilizzo di anticorpi fosfo-specifici, abbiamo osservato che MEF2C è fosforilato in modo selettivo in cellule proliferanti (mioblasti) e che tale fosforilazione si riduce nel corso del differenziamento a miotubi.Le cellule C2C7 sono una linea che deriva dalle cellule satelliti, cellule che nel muscolo adulto sono mitoticamente quiescenti, risiedono in una nicchia tra la lamina basale e il sarcolemma delle fibre muscolari ad esse associate ed esibiscono un’espressione genica e una sintesi proteica limitata ma possono attivarsi in risposta allo stress indotto da trauma, come una lesione o nel contesto di una malattia mio-degenerativa. Una volta attivate le cellule satelliti proliferano e in seguito differenziano a miotubi, una quota ritorna allo stato di quiescenza, garantendo il mantenimento di un pool di cellule staminali residenti (self-renewal). L’equilibrio tra questi processi è finemente regolato da numerose vie di segnalazione.Scopo della tesi è stato di analizzare il livello di fosforilazione di queste Serine nelle cellule satelliti durante la loro progressione miogenica allo scopo di comprenderne il significato funzionale. Tale studio è stato condotto: in vitro, su cellule satelliti in coltura primaria o nella loro nicchia in colture di fibre singole, e in vivo, in muscoli prelevati da topi a vari tempi a seguito di un danno indotto dal trattamento con cardiotossina.Da questa analisi abbiamo osservato un pattern dinamico sia nella fosforilazione dei due residui di serina che nell’espressione di specifiche isoforme di splicing durante la progressione miogenica delle cellule satelliti.In particolare è stato rilevato che MEF2C è fosforilato massivamente sulle serine 98 e 110 in fase di proliferazione e questo sia in coltura che in modelli in vivo di rigenerazione.Questi dati suggeriscono che questa fosforilazione potrebbe avere un ruolo nel promuovere la proliferezione e/o inibire il differenziamento terminale precoce delle cellule satelliti.
MOLINARI SUSANNA
BARUFFALDI FIORENZA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-08
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-223901/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-223901/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03202012-223901/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03222012-190006
2015-04-28
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
Epigenetic control of myeloid differentation plasticity
MAMMOLI, FABIANA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
In the hematopoietic system, the lineage-specific gene expression is controlled by a combined action of transcription factors both widely expressed and specific for cell type.The specific activation of transcription factors leads to differential gene expression that has been investigated during myelopoiesis (Ferrari et al., 2007), starting from the common progenitor (Hematopoietic Stem Cells) up to terminally differentiated cells through gene expression profiling studies. The identification of chromosomal regions stably silenced during myelopoiesis, which partially overlap with regions containing genes which are not related to myeloid differentiation, supports the existence of a relationship between the function and the structure of the genome and it is indicative of the fact that the gene position have a role in the regulation of gene expression.Infact in recent years several studies have shown that gene expression also depends on the subnuclear localization of the DNA sequence and on the interaction with specific subnuclear regions.The aim of this work is the analysis of the intranuclear localization of co-regulate chromatin domains already identified during myelopoiesis through the use of 3DFISH and confocal microscopy, in order to investigate the positional effect on gene expression of the gene clusters and the structural organization of chromatin (heterochromatin and euchromatin) during the myeloid differentiation, in order to improve knowledge about nuclear structure and function and the epigenetic control of myeloid differentation plasticity.In addition, we have analyzed the localization of the clusters already described within chromosome territory (CT).For each chromosome region which we have analised, we have selected a pool of human BAC clones on UCSC Genome Browser. These probes and WCP (Whole Chromosome Painting) specific for the CT selected, were tested on peripheral blood metaphases to verify their localization.Subsequently the probes were amplified, labeled, precipitated and resuspended in the hybridization mix. The cell populations studied were: hematopoietic stem cells, myeloblasts and monoblasts.Stem cells were purified from umbilical cord blood through Ficoll gradient and successive immunomagnetic separation. Myeloblasts and monoblasts were obtained by in vitro differentiation of stem cells and subsequent immunomagnetic separation of the two fractions (positive and negative for the antigen CD14).The cells were made adherent on the cover slips, fixed and permeabilized for the penetration the probe. Hybridization has been carried out for 72 hours and was followed by detection and DAPI staining.The samples were analyzed by confocal microscopy and the images obtained were processed using the software ImageJ. Quantitative evaluation of the position of the clusters in respect to the nuclear volume and the chromosomal territory was carried out by EADS (enhance dAbsolute 3D Distances to Surfaces), an algorithm based on voxels.The results show the different position within the nucleus of the silenced and expressed clusters.The clusters stably silenced have a peripheral location within the nucleus while expressed clusters show a more internal location.These results are in line with the literature data which indicate the correlation between the periphery and the nuclear gene silencing, due to presence of heterochromatin.The analysis of the localization of the clusters with respect to the chromosomal territory shows a functional localization: the silenced clusters are localized within CT, while the expressed clusters are concentrated along the surface, in the vicinity of the inter-chromosomal space containing the transcriptional machine.This is the first study of the nuclear organization in HSC and precursors and highlights the relationship between nuclear architecture, epigenetic control and gene expression during myeloid differentiation.
FERRARI SERGIO
LOMIENTO MARIANA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-08
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-190006/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03262012-121947
2013-11-12
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121947/
Isolamento e caratterizzazione di cellule staminali uretrali per applicazioni cliniche in patologie gravi
GIOVANARDI, MICHAEL
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
L'uretra maschile è il canale che trasporta l’urina e lo sperma all’esterno; è divisa in uretra posteriore (denominata uretra prostatica) e uretra anteriore (divisa in uretra bulbare e uretra peniena). Anomalie congenite o causate da traumi e infiammazioni portano allo sviluppo di gravi patologie a carico dell’epitelio uretrale. Il trattamento in questi casi prevede interventi chirurgici ad alta invasività e con elevato rischio di recidive. Al fine di sviluppare un protocollo di medicina rigenerativa che elimini questo tipo di complicanze è necessario isolare e caratterizzare le cellule staminali del distretto in quanto responsabili della rigenerazione tissutale. Sono state pertanto isolate e coltivate le cellule ottenute dalla processazione di biopsie di uretra bulbare in modo da valutare durante i vari passaggi in coltura il loro potenziale clonogenico; ciò ha inoltre consentito d’ identificare e valutare, durante i vari passaggi, l’espressione di marcatori noti in altri epiteli di rivestimento per la loro correlazione con un elevato potenziale clonogenico. I risultati di questo studio sono essenziali per una perfetta caratterizzazione del tessuto, che è un requisito fondamentale nella messa a punto di un protocollo di medicina rigenerativa.
PELLEGRINI GRAZIELLA
CORRADINI FRANCESCA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-08
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121947/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121947/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121947/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121947/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03262012-121947/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03222012-103633
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-103633/
Il ruolo dei guadagni di efficienza nella valutazione delle fusioni
BERTELLA, GIOVANNI
ECONOMIA "Marco Biagi"
Le fusioni sono argomento di grande rilievo nel settore dell'attività svolta dalle autorità antitrust. In particolare in questo lavoro ci si concentrerà sulle fusioni orizzontali, ovvero le fusioni a cui prendono parte due imprese operanti nello stesso mercato. Il tema degli effetti delle fusioni e delle modalità con cui l'autorità antitrust valuta la possibilità di autorizzare o meno una fusione è di grande interesse nella letteratura e fonte di diversi studi. In questa tesi si vogliono analizzare gli aspetti chiave quando si valuta la possibilità di autorizzare una fusione, ed in particolare il ruolo dei guadagni di efficienza, tema su cui si è molto dibattuto e che solo recentemente è stato valorizzato dalle autorità.Il primo capitolo introduce brevemente gli aspetti tecnici di una fusione, i soggetti coinvolti e le normative antitrust di riferimento. Ci si concentrerà sugli effetti negativi e positivi derivanti da una fusione, prestando particolare attenzione al tema dell'efficienza e del benessere totale. Ci serviremo di un semplice modello di competizione à la Cournot per illustrare gli effetti di una fusione sulle variabili del sistema economico. Come si vedrà, particolari condizioni possono rendere una fusione vantaggiosa per le imprese che ne prendono parte e per il surplus totale.Nel secondo capitolo saranno analizzati diversi modelli riguardanti l'interazione tra fusioni e concentrazioni e il ruolo dell'efficienza. Prima di procedere all'analisi si introdurrà brevemente il tema dell'efficienza sia dal punto di vista giuridico, ossia come l' efficiency defense è trattata nelle legislazioni antitrust, sia dal punto di vista economico, esponendo le varie tipologie di efficienze che possono realizzarsi tramite un'operazione di concentrazione tra più imprese.La valutazione del ruolo dell'efficienza ha come punto di partenza il modello di Williamson (1968), la cui analisi verte sul trade-off che si viene a creare nelle operazioni di fusione: l'autore si chiede e dimostra che guadagni di efficienza delle imprese che si fondono possono rendere una fusione socialmente desiderabile. Nel caso di un aumento del prezzo dovuto ad un incremento del potere di mercato in seguito ad una fusione, Williamson che tali aumenti possano essere bilanciati da modeste riduzioni nei costi medi di produzione.L'analisi di Williamson è stata implementata nel corso degli anni dal contributo di altri autori, tra cui sicuramente è doveroso citare Salant, Switzer e Reynolds (1983). Si può affermare che se Williamson ha studiato il potenziale vantaggio che le efficienze ottenute da una fusione portano ai consumatori, Salant et al. dimostrano, utilizzando un modello di competizione à la Cournot, che in assenza di guadagni di efficienza le fusioni non sono profittevoli neppure per le imprese che vi prendono parte.Il ruolo dei guadagni di efficienza è stato poi analizzato da Farrell e Shapiro (1990), i quali non solo hanno dimostrato la non profittabilità delle fusioni in assenza di guadagni di costo, ma hanno altresì definito condizioni e valori che devono assumere tali guadagni per rendere una fusione profittevole, sia privatamente che socialmente. Si vedrà con un modello di competizione à la Cournot quali sono e in che misura si debbano realizzare guadagni di efficienza tali da rendere una fusione profittevole per le imprese che vi partecipano e per i consumatori. Nell'ultimo capitolo si vuole in qualche modo utilizzare le teorie fino a questo momento dimostrate per cercare di comprendere le decisioni alla base dell'ondata di fusioni e acquisizioni che hanno caratterizzato il sistema bancario nell'ultimo ventennio. Dopo una breve introduzione sul mutamento del sistema bancario nel periodo considerato, l'attenzione sarà posta alle componenti che contribuiscono a determinare un aumento della concentrazione e ai possibili guadagni di efficienza che intervengono per compensare tali effetti.
BRIGHI LUIGI
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-103633/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-103633/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03132012-141253
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03132012-141253/
Caratterizzazione delle risposte T-linfocitarie aspergillo-specifiche in pazienti con Aspergillosi Invasiva.
DI SALVO, MARIA TERESA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Le infezioni fungine invasive (IFI) rappresentano la principale causa di morbidità e mortalità in pazienti immunocompromessi. Circa la metà delle IFI è dovuta ad infezione invasive da funghi filamentosi, fra le quali il 90% è rappresentato dall’ Aspergillosi Invasiva (IA). Studi condotti su modelli murini e sull’uomo hanno mostrato che i meccanismi di difesa messi in atto dall’ospite in corso di IA, coinvolgono non solo l’immunità innata, ma anche l’immunità adattativa. Diversi studi hanno evidenziato che la presenza di una risposta IFNg-specifica nei confronti di aspergillo risulta essere protettiva in corso di IA, mentre la presenza di una risposta IL10-specifica nei confronti di aspergillo si associa ad una progressione di malattia. La valutazione della risposta T-linfocitaria patogeno-specifica si è già rivelata un approccio efficace nella diagnosi della Tubercolosi e nel monitoraggio prognostico di patologie herpesvirus-associate. Lo scopo di questo studio è la valutazione dell’esistenza di una risposta immune nei confronti di alcuni antigeni ricombinanti di “Aspergillus”; la caratterizzazione di tali risposte in 22 pazienti con IA in corso di malattia e la correlazione delle risposte T-linfocitarie specifiche con l’andamento di malattia. I metodi utilizzati sono stati: a) valutazione mediante tecnica Elispot della risposta immune producente IFNg, IL10, IL4 e IL17 nei confronti di 7 antigeni ricombinanti, b) caratterizzazione della risposta specifica mediante Cytokine Secretion Assay (CSA) verso gli stessi antigeni, c) valutazione della citotossicità verso ife fungine da parte di linfociti T specifici mediante saggio colorimetrico XTT.L’ Elispot ha evidenziato che, durante tutto il corso della malattia è presente una risposta IL10 nei confronti di 6 su 7 antigeni, mentre la risposta IFNg aumenta progressivamente durante il decorso dell’infezione (verso 4 di 7 antigeni nella fase iniziale e verso 6 su 7 antigeni nella fase di risoluzione). Non è stata osservata la presenza di una risposta IL4 e IL17 ad eccezione di un unico paziente. La CSA ha poi permesso di caratterizzare dal punto di vista fenotipico la risposta evidenziata con Elispot. I risultati hanno mostrato che la risposta IFNg è prevalentemente a carico di linfociti T CD8+ con fenotipo di memoria sia Effector Memory (EM) che Central Memory (CM). La risposta IL10 è a carico di linfociti CD4+ e CD8+ con fenotipo sia EM che CM. Inoltre la CSA ha permesso di rivelare la presenza di una risposta IL4 nei confronti di tutti gli antigeni prevalentemente a carico di linfociti CD8+ EM e di una risposta IL17 nei confronti di tutti gli antigeni prevalentemente a carico di linfociti CD8+ con fenotipo sia CM che EM.In un singolo paziente con IA, tramite saggio colorimetrico XTT è stata evidenziata la capacità di linfociti T antigeni-specifici di indurre un danno citotossico verso le ife di aspergillo dopo espansione in vitro a breve termine.In conclusione questo studio dimostra per la prima volta che in corso di IA è presente una risposta specifica nei confronti di diversi antigeni fungini così come nel modello murino di malattia e in soggetti sani. Questa risposta antigene-specifica è sostenuta sia da linfociti CD4+ che CD8+. Così come precedentemente dimostrato in soggetti sani, anche i linfociti di pazienti con IA espansi ex vivo in modo antigene-specifico sono in grado di indurre un danno diretto a ife di aspergillo.L’assenza o l’insorgenza tardiva di una risposta protettiva, IFNg producente, e la presenza della sola risposta IL10 producente si associano ad un andamento infausto della malattia.L’identificazione di antigeni di aspergillo in grado di suscitare una risposta protettiva precoce può aprire la strada a nuove strategie diagnostiche e a nuovi approcci di immunoterapia, sia attiva (vaccinazione) che adottiva (infusione di linfociti T citotossici autologhi).
LUPPI MARIO
VALLERINI DANIELA
POTENZA LEONARDO
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03132012-141253/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03132012-141253/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03112012-131210
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
Identificazione e caratterizzazione di nuovi inibitori allosterici della Timidilato Sintasi umana.
SANTUCCI, MATTEO
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Negli ultimi vent’anni, si è avuto un considerevole ampliamento dell’informazione scientifica nel campo dell’oncologia ginecologica. Il Carcinoma Ovarico, in particolare, rappresenta la più comune causa di morte per neoplasie ginecologiche, verosimilmente a causa della tardività della diagnosi. Allo stato dell’arte, ovvero, in assenza di prove di efficacia, un programma di screening del carcinoma ovarico non trova indicazione quale intervento di salute pubblica. Di conseguenza, si avverte sempre di più la necessità di identificare nuovi targets farmaceutici, nuovi farmaci e biomarkers, che possano aiutare nel facilitare la diagnosi precoce e la cura. L’uso prolungato di un determinato farmaco, porta al fenomeno della resistenza, in cui il farmaco in questione attenua o perde la propria capacità di azione. In questo ambito, si inserisce il progetto LIGHTS (LIGand to Interfere with Human TS), per la ricerca di nuovi farmaci contro il carcinoma ovarico in particolare resistente ai derivati del platino. I nuovi composti devono avere un meccansimo d’azione diverso dagli inibitori classici che si legano al sito attivo ed agiscono come antimetaboliti. I nuovi inibitori devono essere progettati per legarsi all’interfaccia proteina-proteina che in questo caso è rappresentata dall’interfaccia monomero-monomero. Per studiare questo meccanismo è stato messo a punto un saggio di FRET in cui i due monomeri della TS sono stati derivatizzati con i probe opportuni per rilevare molecole che sono in grado di dissociarli. A tal fine è stata progettata una libreria di molecole derivate dallo studio di fragment based drug design in cui composti a bassa affinità sono stati identificati e caratterizzati. Questa prima libreria è stata successivamente elaborata attraverso un metodo di virtual screening. Questo secondo round di design ha condotto ad una seconda libreria di 26 composti per i quali è necessario studiare il profilo di interazione con la proteina.Obiettivo della mia tesi di Laurea è lo studio dell’interazione ligando-recettore per la caratterizzazione del meccanismo di inibizione dei composti di questa seconda libreria. Per raggiungere tali obiettivi ho svolto il seguente piano di lavoro: screening della libreria mediante cinetica enzimatica basata su saggio cromogenico, studio termodinamico dell’interazione mediante calorimetria a titolazione isotermica (ITC), studio dell’interazione mediante spettroscopia di fluorescenza e valutazione dell’interazione mediante saggio FRET al fine di definire se esiste un’inibizione dissociativa. I riusltati ottenuti hanno condotto all’identificazione di composti capaci di ridurre il segnale di FRET e perciò di modulare l’interazione dimero-dimero.
COSTI MARIA PAOLA
PONTERINI GLAUCO
FERRARI STEFANIA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03112012-131210/
oai:morethesis.unimore.it:etd-03282012-145555
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-145555/
Politica Europea di Sviluppo Rurale: aiuti per diversificazione economica e qualità della vita
COMPARSI, LETIZIA
ECONOMIA "Marco Biagi"
La politica europea di sviluppo rurale è entrata in una nuova fase di programmazione, per il periodo 2007-2013, che ha portato a novità consistenti sul piano della sua gestione finanziaria e organizzativa. Lo sviluppo rurale è diventato secondo pilastro della PAC ed è stato creato un apposito Fondo, il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale, destinato esclusivamente alle misure di Sviluppo Rurale. Oggetto della tesi è l'analisi della distribuzione e dell'utilizzo dei finanziamenti relativi all'asse 3 del Fondo, che si occupa di miglioramento della qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione economica. Si è inteso esaminare se esistano correlazioni tra l'ammontare degli aiuti e l'incidenza che questi hanno avuto nell'andamento di alcuni indicatori scelti a livello europeo come indici di migliore qualità della vita ed efficace diversificazione economica.
BERTOLINI PAOLA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-145555/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-145555/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03282012-154942
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-154942/
L'accreditamento sociosanitario in Emilia Romagna
CERRI, FEDERICA
ECONOMIA
Il sistema sociosanitario della Regione Emilia Romagna ha avviato nell’ultimo decennio un percorso di profonda trasformazione culturale del modello organizzativo dei servizi e dell’erogazione delle prestazioni di natura sociosanitaria rivolte alla popolazione, tramite la realizzazione dell’istituto dell’Accreditamento, volto a migliorare le modalità e gli strumenti di gestione del welfare per le diverse tipologie di bisogno, tra le quali si concentra l’attenzione sulla comunità degli anziani. Trattandosi di un modello di regolamentazione dei servizi e del mercato piuttosto recente e sperimentale, esistono profonde differenze a livello nazionale; il confronto che cattura maggiormente l’attenzione è quello con il modello lombardo, sia per quanto concerne il sistema di organizzazione del welfare che la via perseguita nello sviluppo dell’istituto dell’accreditamento, con particolare attenzione ad aspetti rilevanti quali la libertà di scelta dell’utente e la copertura dei costi. Nella prima parte si è concentrata l’attenzione sull’analisi della normativa e della prassi alla luce della teoria della regolamentazione nei servizi sociali, per poi esplicitare nella seconda sezione le principali caratteristiche, modalità e tempi di realizzazione del sistema. L’accreditamento emiliano-romagnolo è infatti un percorso lungo e complesso, risultato di un processo normativo e giuridico partecipato, nel rispetto dei principi indicati in ambito nazionale ed europeo, il quale prevede un periodo transitorio, attualmente in corso, come forma di accompagnamento all’accreditamento definitivo, regime ordinario da adottare entro la fine del 2013. L’obiettivo prioritario si concentra nell’omogeneizzazione dei livelli qualitativi delle prestazioni sociosanitarie dell’intero territorio regionale, con la volontà di garantire equità ed innalzamento della qualità e della professionalità, con l’apertura alla partecipazione di tutti i soggetti competenti dell’Economia Civile, pubblici e privati, profit e no profit con la garanzia di gestione unitaria del servizio. Si è studiato un sistema di finanziamento che si regge sul Fondo Regionale per la Non Autosufficienza (FRNA), le cui modalità di allocazione suscitano qualche critica diffusa, ma che ha consentito di definire un sistema di tariffazione coerente con il fabbisogno. Tuttavia ci si scontra con le numerose criticità del modello stesso, legate alla rilevazione del fabbisogno territoriale, alle differenze esistenti a livello provinciale e distrettuale, che rendono difficoltosa la conformità a standard condivisi, oltre che le relazioni da svilupparsi in forma collaborativa tra programmazione, committenza e produzione. Accanto a ciò l’endemica carenza di risorse degli Enti Locali e dei soggetti erogatori, rende difficoltosi gli investimenti necessari e rischia di far slittare i termini temporali della procedura. Le perplessità si riscontrano ad oggi da due differenti punti di vista: quello macro regionale, che comincia a delineare un primo quadro della situazione e a rilevare gli aspetti critici da rivedere e modificare in vista del periodo definitivo; quello micro delle istituzioni locali e dei soggetti erogatori accreditati, che manifestano difficoltà e dubbi in merito al futuro e alla sostenibilità del sistema. Si delinea pertanto nell’ultima parte un quadro della situazione attuale e delle prospettive in vista del completamento delle procedure, derivanti dalla realizzazione di interviste ai protagonisti coinvolti a vario livello nel sistema, mirate a catturare aspetti positivi e negativi del modello, verso la sua definitiva caratterizzazione.
BOSI PAOLO
MANTOVANI DANIELA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-154942/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-154942/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-07022012-091014
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022012-091014/
Targeted gene integration in human long-term repopulating keratinocytes by Zinc-finger nucleases-mediated homologous recombination.
COLUCCIO, ANDREA
BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE
Transplantation of autologous, genetically corrected epidermal stem cells (EpSC) is a potential treatment for a family of skin adhesion disorders called epidermolysis bullosa. Targeted transgene integration overcomes the issue of insertional mutagenesis associated with retroviral vectors, and may thus provide a safer gene transfer alternative. Recently, a new technology has been developed to increase the efficiency of targeted integration by introducing a double strand break (DSB) in a predetermined site in the genome. This system is based on the use of zinc-finger nucleases (ZFNs), which are artificial tailored nucleases composed of an array of zinc-finger DNA binding motifs fused to the catalytic domain of the endonuclease FokI. The introduced DSB can be repaired by homologous recombination (HR) using a donor DNA as a template. The donor DNA can either be the sister chromatid or an exogenous DNA molecule; thus if an expression cassette flanked by sequences homologous to the damaged site is provided to the cell, the repair machinery will insert the transgene specifically in the target site.
In this work I developed a gene-targeting platform based on the use of ZFNs and integrase-defective lentiviral vectors (IDLVs) to insert a transgene by HR into the AAVS1 locus on chromosome 19. The AAVS1 locus has been proved to be a “safe harbour” for the integration of exogenous DNA sequences, because insertion of regulatory elements does not affect expression of the neighbouring genes and the organization of the chromatin grants high and persistent level of expression of the transgene. I evaluated the targeting efficiency in a keratinocyte cell line (HaCaT) by IDLV-mediated delivery of an AAVS1-specific ZFNs pair together with an HR construct driving the insertion of a GFP expression cassette into the site of cleavage. I achieved up to 25% of targeted insertion of single copies or concatamers of the GFP cassette into the AAVS1 locus, as analysed by PCR, Southern blotting and sequencing on individual HaCaT cell clones. The system was optimized by using an adenoviral vector to deliver the ZFNs combined with the IDLV carrying the donor construct. With this platform I was able to achieve up to 13% of site-specific gene addition in immortalized keratinocyte derived from a patient affected with a benign form of epidermolysis bullosa.
I tested the toxicity and activity of the ZFNs in human primary keratinocytes derived from a healthy donor. I observed very low cytotoxicity and apoptosis induction, but robust activity of the nucleases resulting in up to 9% of disruption of the ZFNs-target site evaluated by Cel-1 assay and 454 Roche deep sequencing. Evidence of HR-mediated targeted integration was also obtained at a lower but significant frequency in human primary keratinocyte cultures, by transducing cells with the IDLV-donor and AdZFNs vectors. The strong discrepancy between the high cleavage activity of the ZFNs and the low efficiency of targeted gene addition suggests that HR constitutes the major limitation of ZFN-mediated targeted integration. To investigate if the system was able to achieve targeted gene addition in long-term repopulating keratinocyte stem cells, human skin equivalents derived from keratinocytes co-infected with IDLV donor and AdZFNs vectors were grafted onto immunodeficient (nu/nu) mice. GFP-positive spots were observed for at least 10 weeks in the grafted tissue, confirming that stable integration occurred in transplantable long-term repopulating cells.
Molecular analysis confirmed the occurrence of targeted integration of the GFP expression cassette.
Overall, these experiments provide proof of principle for the feasibility of ZFN-mediated transgene integration in a “safe harbour” genomic location in human keratinocyte stem cells, opening new possibilities for the treatment of genetic skin diseases.
RECCHIA ALESSANDRA
MAVILIO FULVIO
Modena & Reggio Emilia University
2012-07-14
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-07-16
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022012-091014/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-07022012-091014/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03222012-185613
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-185613/
I servizi offerti dall'Unione Tresinaro Secchia: un'analisi di bilancio e di sostenibilità
RAVAZZINI, MARCO
ECONOMIA
La tesi cerca di fornire una valutazione su un tipo di ente recente ed innovativo in Italia: l’unione di comuni. Attraverso l’analisi particolareggiata di un’unione costituita nell’anno 2008, la Tresinaro-Secchia, si cerca di offrire una visione d’insieme dell’istituto, e di fornire una valutazione sui servizi offerti, allo scopo di determinarne l’effettiva sostenibilità.La prima parte della tesi, di stampo più teorico, è volta ad introdurre i motivi e i passaggi che hanno portato alla decisione di istituire l’ente in Italia. Si passa poi alla descrizione - perlopiù temporale - degli eventi e delle leggi che hanno portato all’effettivo instaurarsi dell’ente, suddividendo l’analisi per livelli, dalla legislazione statale, a quella regionale, alla descrizione dello statuto dell’Unione stessa. Una breve parte, inoltre, è dedicata alla descrizione di alcune macrostatistiche delle unioni in Italia, con particolare riferimento all’Emilia Romagna e alla provincia di Reggio Emilia, dove sono situati i comuni facenti parte dell’unione analizzata. La seconda sezione del lavoro, di stampo sperimentale, si avvale di uno studio specifico della valutazione di un servizio, quello della gestione associata del servizio di polizia municipale, per adattarlo alla specificità dell’unione esaminata, cercando quindi di fornire una valutazione dei risultati raggiunti dal lato della sostenibilità. Infine, nell’ultimo capitolo, si tenta di commentare i risultati dei principali indicatori economici e finanziari utilizzati dagli enti locali, facendone un’analisi comparata negli anni (di tipo Time Series), nonché un’analisi riguardante gli stessi indicatori dei comuni facenti parte (di tipo Panel), osservando eventuali differenze che possano essere imputabili alla costituzione stessa dell’unione.
PATTARO ANNA FRANCESCA
KOCOLLARI ULPIANA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-185613/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03222012-185613/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03232012-131224
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03232012-131224/
Le strategie di sviluppo della Banca Europea degli Investimenti nei Paesi dell'Unione Europea
PIACENTINI, FRANCESCA
ECONOMIA
In questa dissertazione si vuole indagare il ruolo della Banca Europea degli Investimenti (BEI) nel contesto europeo, nel corso del tempo. In quanto Banca multilaterale di sviluppo, la BEI finanzia progetti per lo sviluppo e la crescita delle regioni europee e progetti comuni a più stati membri, rispondendo alle esigenze della Unione Europea nel contribuire alla coesione economica e sociale di tutta l'area europea e nel realizzare il mercato comune.Sebbene la tesi non si ponga come obiettivo una valutazione dell'impatto degli investimenti BEI sulla crescita dell'economia europea, si vogliono esplorare le strategie di intervento nei vari stati membri della Comunità, al fine di rivelare la filosofia di azione della BEI rispetto alle dichiarazioni di intenti della stessa.
BERTOLINI PAOLA
MUZZIOLI SILVIA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03232012-131224/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03232012-131224/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03272012-143948
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03272012-143948/
Sviluppo finanziario e disuguaglianza: evidenza empirica
GULINO, GIORGIO
ECONOMIA "Marco Biagi"
Il presente lavoro testa empiricamente le diverse ipotesi teoriche esistenti in letteratura sulla relazione tra sviluppo degli strumenti finanziari e disuguaglianza. Si utilizza lo Standardizing the World Income Inequality Database (SWIID) creato da Solt (2008), il quale fornisce un campione contenente un numero di osservazioni superiore rispetto ai precedenti lavori empirici della letteratura. Con questo database si realizza un’analisi che comprende 119 paesi, per il periodo 1960-2009. Le tecniche econometriche utilizzate comprendono sia modelli di regressione cross-section che panel. In contrasto con la maggior parte della letteratura empirica, i risultati indicano che lo sviluppo degli strumenti finanziari tende ad aumentare le disuguaglianze. Di conseguenza, come sostenuto dalla teoria di Rajan e Zingales (2003), si rifiuta l’ipotesi che lo sviluppo finanziario possa beneficiare maggiormente i livelli bassi di reddito, riducendo le disuguaglianze.
BERTOCCHI GRAZIELLA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03272012-143948/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03272012-143948/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04012012-085658
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04012012-085658/
Il Microcredito come politica di sviluppo: teorie e valutazione di casi di studio. Analisi critica del programma “Fuerza Solidaria” in Argentina (2007-2011).
FERRAGUTI, DANIELE
ECONOMIA
Il microcredito è un fenomeno in continua crescita che conta quasi tremilaseicento programmi e coinvolge più di centonovanta milioni di persone in tutto il mondo. Nel presente lavoro si cercherà di chiarire la prospettiva dell’analisi teorica del microcredito, confrontando diversi schemi riconducibili alla teoria standard, con quelli che possono essere formulati nel quadro della teoria dell’azione collettiva e della costruzione bottom-up di beni commons. Appunto sulla base teorica della “collective-action”, il presente studio propone una definizione di microcredito come un’azione di quasi-integrazione in forma d’impresa da parte di una pluralità di soggetti. Sulla base di questa definizione, si discutono criticamente le problematiche riscontrate in alcune valutazioni di programmi di microcredito e si propone un diverso approccio al metodo di valutazione. A tal fine, si procederà anche attraverso un excursus storico ragionato, riguardante diverse istituzioni – diverse nel tempo e nello spazio d’azione – che hanno avuto nel corso di un lungo periodo obiettivi economici e sociali simili, riconoscibili nel quadro descritto dal concetto (ad es. la Grameen Bank, le Casse Rurali o le Banche di Credito Cooperativo). Infine si propone la discussione di un caso di studio empirico: il programma “Fuerza Solidaria” attuato nella provincia di Buenos Aires.
GIOVANNETTI ENRICO
GIUNTINI ANDREA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04012012-085658/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04012012-085658/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04022012-114350
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04022012-114350/
Il ruolo della pubblica amministrazione nell'internazionalizzazione delle PMI
BOVE, FRANCESCO COSENZO
ECONOMIA
Il seguente lavoro di tesi si pone come obbiettivo quello di analizzare l’evoluzione degli strumenti di sostegno messi in atto dalla Pubblica Amministrazione nelle sue diverse articolazioni, per supportare i percorsi di internazionalizzazione delle imprese italiane nel mondo, in particolare viene posta una maggiore attenzione sulle azioni in favore delle PMI.
Prima si propone una classificazione dei servizi offerti dall’operatore pubblico in servizi reali e servizi finanziari, per servizi reali si intendono tutti quelli di tipo promozionale e per servizi finanziari, quelli che riguardano finanziamenti e assicurazioni, poi si passa alla descrizione dei soggetti erogatori: Sprint, ICE, Sace, Simest, CCIAA.
Nella seconda parte si descrive il sistema economico e la governance dei servizi all’internazionalizzazione in Emilia-Romagna, infine viene proposta un indagine dell’Unioncamere Emilia-Romagna sullo stato di internazionalizzazione delle imprese emiliano-romagnole.
PATTARO ANNA FRANCESCA
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04022012-114350/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04022012-114350/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04032012-102943
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-102943/
Il problema della misurazione e valutazione della performance dell'impresa sociale. Il caso del Community Services Programme in Irlanda.
VENTRE, TIZIANA
ECONOMIA "Marco Biagi"
Il presente lavoro di tesi trae origine da un dubbio: un programma pubblico che gestisca ed eroghi finanziamenti alle imprese sociali, quale ad esempio il Community Services Programme in Irlanda e tutti quelli con struttura e finalità analoghe, così come costruito, potrebbe produrre effetti distorsivi e comportamenti opportunistici da parte delle imprese che ottengono i contributi.
L’iniziale lavoro di ricerca effettuato è rivolto a tentare di comprendere e definire un cambiamento in atto, in gran parte delle economie avanzate e soprattutto in Europa, al centro del quale si colloca l’economia civile/terzo settore e in particolare l’impresa sociale. Con il proposito di riflettere su quali aspetti rendano questo soggetto diverso dalle imprese di mercato e dagli enti pubblici e quale valore aggiunto esso generi, si esaminano criticamente le posizioni di alcuni studiosi provenienti da differenti ambiti disciplinari, entro diversi framework giuridici e provenienze geografiche, per lo più Europa e Stati Uniti.
L’elaborazione svolta intende fornire un contributo alla comprensione di alcune determinanti che incidono sulla struttura dell’impresa sociale, tenuto conto di tutti quelli che sono i suoi tratti distintivi, e individua relazioni verosimilmente attive anche in contesti diversi da quello irlandese.
L’analisi dei dati è rivolta a studiare, da un punto di vista sia di previsioni teoriche che di risultati empirici, quali sono le caratteristiche organizzative e di performance dell’impresa sociale che annovera finanziamenti pubblici tra le proprie fonti di entrata, e, nel corso di questa operazione, esaminare quali sono i punti di forza e i limiti degli indicatori che possono essere impiegati per la valutazione di una prestazione debole o di successo. A tal fine, ci si avvale di un campione di 353 imprese sociali irlandesi, tutte destinatarie di una sovvenzione da parte del Community Services Programme, e di dati relativi alla loro condizione finanziaria, la struttura e dimensione, e il profilo dei lavoratori impiegati. Poiché sono appunto le regole e le condizioni esplicitate dal programma governativo di intervento che preselezionano i soggetti eleggibili alla candidatura per quel contributo economico, in un contesto di quasi integrazione, la struttura organizzativa e la performance delle unità di analisi sono determinate da una precisa azione istituzionale operante in uno specifico territorio con proprie normative, tradizioni storiche, determinazioni economiche, caratteristiche culturali e sociali.
GIOVANNETTI ENRICO
BOSI PAOLO
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-04-19
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-102943/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-102943/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04032012-123841
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-123841/
Inserimento dei laureati nel sistema economico della regione Emilia Romagna
RIGHI, RICCARDO
ECONOMIA "Marco Biagi"
La tesi indaga le dinamiche occupazionali, riguardanti la regione Emilia Romagna, che hanno coinvolto i laureati nell’arco temporale che va dal 2005 al 2008. L’abbandono degli approcci neoclassici di studio della crescita economica e di analisi del mercato del lavoro, è affrontato in favore dell’individuazione di una teoria capace di includere lo sviluppo innovativo in modo pienamente endogeno. Lo spostamento verso la comprensione degli aspetti processuali delle attività produttive, orienta verso lo studio dell’impiego specifico delle risorse, e del rapporto che si instaura tra di esse e i processi in cui sono inserite.
Si è pertanto voluto indagare il modo in cui i laureati sono messi nelle condizioni di diventare realmente un elemento di complementarità nei processi di produzione. Per fare ciò, sono stati sviluppati tre ambiti particolari di indagine. Il primo ha riguardato il rapporto tra formazione e sistema produttivo. Il secondo ha considerato il modo in cui il sistema produttivo sta qualitativamente orientandosi verso utilizzi differenti delle competenze esistenti. Infine il terzo, riguardando le dinamiche occupazionali dei laureati, ha di fatto considerato il modo in cui l’economia gestisce questa preziosa risorsa, consentendole o meno di essere un elemento strutturalmente fondamentale.
L'utilizzo di un modello riguardante i flussi occupazionali e l’utilizzo della tecnica shift-share (sulla base dell’identificazione delle diverse possibili combinazioni tra facoltà di provenienza e settore occupazionale), hanno permesso di condurre una valutazione riguardante il modo in cui i laureati si formano, si inseriscono e diventano complementari rispetto al percorso di crescita e di sviluppo del sistema economico e sociale della regione Emilia Romagna. In particolare si giungerà ad osservare come la richiesta di laureati nel periodo considerato è cresciuta, e come questo si sia accompagnato anche ad diminuzione del turnover tra laureati occupati e disoccupati. Al contempo però si osserverà una forte modificazione dell’assetto del settore Secondario (dovuto ad una pesante diminuzione di laureati in discipline tecnico-scientifiche), il che pone forti dubbi rispetto alle capacità future di evoluzione e di crescita innovativa di quel particolare ambito produttivo.
GIOVANNETTI ENRICO
LALLA MICHELE
Modena & Reggio Emilia University
2012-04-18
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-123841/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-123841/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-123841/
oai:morethesis.unimore.it:etd-04162012-225928
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-225928/
La biblioteca da luogo di conservazione a spazio di condivisione e comunicazione. Il caso della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia
BALSAMO, NADIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La tesi tratterà l'argomento del biblioteche in Italia, partendo dalla storia di queste strutture, l'aspetto normativo fino ai servizi che è in grado di offrire ai cittadini e i bisogni degli utenti finali.
Sarà anche affrontato il tema della sfida della digitalizzazione dei testi per le biblioteche e verificato come rispondono a questa nuova tendenza.
Tutto ciò sarà poi applicato al caso specifico della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, dove ho prestato Servizio Civile Volontario per un anno.
CODELUPPI VANNI
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-225928/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-225928/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04172012-204103
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04172012-204103/
LA STRATEGIA A LIVELLO AZIENDALE NEL SETTORE DELLA LOGISTICA: ANALISI E STUDIO DI SDA EXPRESS COURIER SPA
CIRIOLO, FABIANA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
L'obiettivo del presente lavoro è delineare come, nell'attuale contesto competitivo, stanno emergendo nuove categorie di operatori logistici che si propongono sul mercato con offerte di servizi integrati a livello di intera supply chain. Le imprese oggigiorno tendono in maniera sempre più evidente a disaggregare il sistema produttivo e, a differenza degli operatori tradizionali, il profilo dell'operatore logistico emerso dal caso di studio analizzato è un’impresa che cerca di integrare all'interno del suo processo produttivo e distributivo l'intero processo logistico, mettendo in atto capacità organizzative e guidandolo per conto dei propri clienti. Il lavoro è stato strutturato partendo dalla definizione di tratti caratterizzanti del settore della logistica e degli autotrasporti indagandone origini e normative, successivamente è stato analizzato un case study riguardante l'Sda Express Courier Spa ed infine sono state avanzate delle ipotesi sulle strategie evolutive da adottare e le future prospettive di sviluppo del settore. Le prime determinazioni che emergono dal lavoro di ricerca svolto indicano come il ruolo ricoperto dai più evoluti operatori di servizi logistici integrati si stia ampliando rapidamente e tenda verso l’acquisizione di responsabilità di governo di interi segmenti della supply chain, ma non sono assenti critiche sulle attività di miglioramento da implementare all'interno del settore.
GALLI GIOVANNA
BAGHI ILARIA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04172012-204103/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04172012-204103/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03282012-184149
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-184149/
Identificazione e organizzazioni 2.0: persone, tecnologie e relazioni. Il caso Lago Spa
RICCHI, FRANCESCA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il progetto di tesi è volto ad indagare gli elementi alla base dell'identificazione organizzativa in un contesto aziendale che implementa gli strumenti 2.0 per la gestione delle risorse e per la comunicazione interna. La ricerca empirica si svolge entro un'organizzazione che utilizza in modo sinergico gli strumenti del Web 2.0 e nella quale il tema dell'identificazione è particolarmente rilevante. Lo scopo della ricerca è quello di evidenziare il ruolo che tali tecnologie giocano nel processo di identificazione.
MONTANARI FABRIZIO
SCAPOLAN ANNACHIARA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-184149/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-184149/
it
info:eu-repo/semantics/openAccess
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03282012-184149/
oai:morethesis.unimore.it:etd-04162012-193047
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-193047/
Il punto vendita: da luogo di acquisto a luogo di emozioni
MARRAZZO, MARIA IMMACOLATA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il consumatore di oggi più che di elementi tangibili va alla ricerca di elementi emozionali, è sempre più alla ricerca di esperienze d'acquisto entusiasmanti piuttosto che di semplici prodotti. Per soddisfarlo non basta più semplicemente vendere un prodotto di ottima qualità ma bisogna fargli vivere un'emozione. Per essere competitivi, dunque, non basta più impiegare soltanto categorie del marketing tradizionale ma è necessario impiegare la componente emotiva, la parte inconscia, irrazionale dell'individuo. E' qui che entrano in gioco le strategie del marketing esperienziale che mirano a stimolare i sensi del cliente. Creare valore significherà rendere quest'ultimo protagonista di una memorabile esperienza di acquisto emozionandolo tramite la stimolazione di tutti i sensi. A tal proposito molte azienda offrono attraverso nuove politiche di retailing maggior controllo e pianificazione delle attività di distribuzione nei punti vendita. Nascono così nuovi fornmat distributivi che fungono da veri e propri mezzi di comunicazione e da luoghi in cui il cliednte può interagire con gli altri e vivere un'esperienza d'acquisto grazie all'atmosfera creata all'interno del negozio e alle diverse tecniche di visual merchandising. I grandi marchi tendono sempre più a curare i loro punti vendita con l'aiuto anche di architetti famosi, in quanto è ormai chiaro che il negozio è il luogo in cui il cliente possa essere emozionato e persuaso.
CODELUPPI VANNI
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-193047/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-193047/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04162012-205929
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-205929/
La moda è social: il fenomeno dei fashion blogs
CAPEZZUOLI, CECILIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
L’innovazione tecnologica prodotta dallo sviluppo dalla digitalizzazione dell’informazione ha generato il fenomeno di Internet e del Web 2.0. L’avvento e la diffusione dei media digitali segna il passaggio dalla Società Moderna e “di massa” alla “Società in rete” (Network Society). Tra i tratti dominanti del nuovo paradigma vi sono l’affermarsi della cultura convergente e la ridislocazione del potere conseguente alla “presa di possesso” da parte di masse enormi di individui, della capacità di generare contenuti, e quindi rappresentazioni e chiavi interpretative della realtà, e di veicolarli a livello globale grazie alla rete Internet e ai social media. Il settore della moda è uno dei settori che ha saputo cogliere l’importanza dell’impatto comunicativo di tali strumenti attuando strategie comunicative volte ad integrare i nuovi strumenti come i social network a mezzi già esistenti in passato come la carta stampata.
I social medi hanno permesso finalmente a chiunque di dire la sua in tema di moda. Le strategie comunicative delle aziende si spostano quindi sui social network attraverso l’utilizzo di piattaforme come Facebook e Twitter, Foursquare . La comunicazione diventa peer to peer attraverso Chat, Forum, Blog. Inoltre la moda fa sempre più ricorso a video, sfilate online, video di backstage per comunicare e coinvolgere gli utenti a 360° gradi.
Negli ultimi anni il web ha portato alla nascita di una nuova tipologia di editoria online composta da pagine create ed aggiornate in tempo reale, con altissima visibilità e bassi costi di gestione: i blog. Nati come diari personali, i blog dimostrano sempre più di essere uno strumento capace di far concorrenza alla tradizionale editoria cartacea per via della loro immediatezza e della facile reperibilità delle informazioni. Nel web esistono dei veri e propri canali indipendenti dal tradizionale “sistema moda”, i cosiddetti fashion blog, curati da esperti del settore e da giovani sconosciuti appassionati di moda che diventano vere star della blogosfera proponendo il loro punto di vista sulla moda. In questo modo all'interno del web prendono vita nuove comunità estremamente dinamiche e ricche di creatività.
Armati di computer, fotocamera e smartphone, i blogger sono onnipresenti in tutti i social network più importanti (Facebook e Twitter) per aggiornare in tempo reale la loro vita fashion.
Si attua così una “democratizzazione della moda” che la porta a scendere dal piedistallo di un tempo.
A differenza degli altri blog, i fashion blog hanno una caratteristica fondamentale: le foto. Esistono vari tipi di fashion blog : fashion blog personale, il fashion blog impostato come una rivista di moda , il fashion blog redazionale ed infine il photoblog.
Con l'avvento del fashion blog il classico giornalismo di moda è stato messo in discussione, si è creato un nuovo standard d'informazione proveniente direttamente dal pubblico, facilmente reperibile e senza confini. E' una rivoluzione della moda che avviene “dal basso” e non dalle fonti autorevoli del giornalismo, proprio questo elemento ci fa notare che la direzione intrapresa in questi mesi dal fashion blog, e in particolare dai blogger, è remixare la moda dando comunque ascolto ai suoi diktat, ma inserendo sempre la propria verve creativa. Un problema legato hai fashion blog riguarda la pubblicità ovvero la tendenza dei blogger a farsi coinvolgere dalle aziende nelle loro operazioni di marketing, vendo così meno la veridicità del blog poiché vincolato da obblighi commerciali. Il consumatore però si accorge della commistione di interessi tra la blogger e l’azienda e quindi reputa il blog non più credibile.
CODELUPPI VANNI
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-205929/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-205929/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-03272012-145350
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03272012-145350/
Scienza e società in Europa: la comunicazione della scienza ieri, oggi e domani.
TAGLIABUE, MARZIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il presente studio vuole dare una visione complessiva della comunicazione della scienza. Partendo dall'evoluzione di questo tipo di comunicazione, ne verranno analizzati i cambiamenti con i nuovi strumenti di comunicazione. Il focus si concentrerà sul contesto europeo e sui finanziamenti dati dalla commissione europea alla comunicazione scientifica. Infine un case study mostrerà in pratica un progetto europeo di disseminazione scientifica.
MARIANI MICHELE
IANI CRISTINA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03272012-145350/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-03272012-145350/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04072012-145114
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04072012-145114/
Il Made in Italy e i nuovi fashion designer italiani
FELICI, SONIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La tesi si sviluppa in tre capitoli: il primo affronta il tema delle origini del made in Italy, il secondo invece,descrive i nuovi fashion designer italiani, ovvero in che direzione sta andando la moda oggi. Infine il terzo, si concentra sull'analisi delle strategie di comunicazione dei nuovi fashion designer, terminando con il confronto fra vecchi e nuovi nomi del Made in Italy.
IRONICO SIMONA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04072012-145114/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04072012-145114/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04112012-160224
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04112012-160224/
Gli effetti che la contraffazione imprime sui consumatori di beni di lusso: il caso Gucci.
QUARENGHI, VERONICA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il seguente progetto di ricerca intende indagare l’influenza della consapevolezza dei consumatori circa l’esistenza del falso sulla brand equity di una marca di lusso. L’intento è quello di capire quali dimensioni della Customer-Based-Brand-Equity (CBBE) possano essere influenzate dalla conoscenza di prodotti contraffatti sul mercato.
Lo scopo di questo studio è quindi quello di approfondire le indagini riguardanti questo fenomeno e cercare di far luce sugli effetti che la consapevolezza della contraffazione imprime nei consumatori di beni di lusso originali, effettivi e potenziali.
L’analisi del fenomeno è stata indagata attraverso un caso aziendale, quello di Gucci spa, casa di moda italiana, divisione della holding francese PPR.
Si parte analizzando la letteratura presente sul tema della contraffazione e sul tema dei beni di lusso.
Le fondamenta della ricerca comprendono anche gli studi sulla Customer Based Brand Equity, messi a punto da Keller.
Il progetto di ricerca si è svolto attraverso la somministrazione di questionari on-line, composti da domande che si riferivano direttamente ai differenti blocchi della piramide CBBE di Keller. Ai consumatori è stato chiesto di riferirsi al brand Gucci, marca di altissimo prestigio e simbolo del lusso italiano, i cui prodotti sono tra i più contraffatti in Italia.
Dalle analisi sopra esposte è emerso che: tra i consumatori della marca e i non consumatori, la contraffazione ha un impatto positivo sulla CBBE; l’effetto positivo della contraffazione sulla CBBE è più forte per coloro che sono dei consumatori di prodotti originali rispetto ai consumatori di prodotti contraffatti.
GABRIELLI VERONICA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04112012-160224/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04112012-160224/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04162012-115117
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-115117/
LA MODA ETICA: quando la moda coniuga qualità e sostenibilità.
CIAPPI, LAURA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Di fronte al tracollo sociale e ambientale degli ultimi decenni, segmenti sempre più significativi della società si sono impegnati ad attuare comportamenti di consumo alternativi e stili di vita più sostenibili. Può dunque la moda, fenomeno effimero per eccellenza, rappresentare una forma di consumo sostenibile? Sì, e la risposta è “Moda etica”. Se da un lato, la maggiore sensibilità verso i problemi ambientali e sociali guida i consumatori a ricercare componenti etiche, estetiche e innovative nei loro acquisti, dall’altro la sfida tra le imprese del sistema moda e degli addetti ai lavori è appena iniziata. Si parla di moda eco-sostenibile, di materiali riciclati ed ecologici al 100%, di moda socio-sostenibile, come impegno e salvaguardia dei diritti dei lavoratori e di moda dell’usato, come scelta di sobrietà e di anti-consumismo. Nonostante ci sia ancora molto da esplorare il fenomeno della moda etica, di chi lo progetta e di chi lo consuma, rappresenta una promettente prospettiva per la moda di domani.
IRONICO SIMONA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-115117/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-115117/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04162012-152956
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-152956/
Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari
MARCOMIN, FABIO
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La revisione della disciplina sulla trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari emanata nel 2009 dalla Banca d’Italia, ha visto coinvolti, oltre la stessa Banca d'Italia, anche gli intermediari e le associazioni di categoria degli stessi e dei consumatori. L’obiettivo principe della revisione della normativa del 2003, consiste nel miglioramento degli strumenti di trasparenza a disposizione della clientela per permettere una maggiore conoscibilità delle condizioni contrattuali di prodotti e servizi proposti dagli intermediari. La revisione della disciplina è stata anticipata da una relazione illustrativa sui seguenti punti: i motivi della revisione, le linee della riforma ovvero obiettivi e leve, e gli interventi sulle disposizioni. Un secondo documento utile allo sviluppo della revisione conteneva due analisi d’impatto: una relativa ai fallimenti del mercato e della regolamentazione, un’altra inerente i costi-benefici delle opzioni regolamentari. Un aspetto importante è riservato alla qualità della comunicazione, motivo per cui la Banca d’Italia si è avvalsa di esperti di linguistica, psicologia e comunicazione per redigere la disciplina. Lo scopo ultimo demandato alla disciplina unitamente all’accrescimento del livello di educazione e cultura finanziaria anche nei ceti medio-bassi, attraverso giornate di formazione o seminari spesso gratuiti aperti al pubblico su risparmio e investimento, è quello di costruire un circolo virtuoso. Detto sistema ha origine nella maggior trasparenza e correttezza nei rapporti tra intermediari e clientela, passa attraverso una aumentata consapevolezza nei clienti delle proprie scelte in ambito finanziario, stimola la concorrenza del mercato e arriva a generare un clima di più estesa fiducia del consumatore nel mondo finanziario, tale da favorire la ricerca, da parte di intermediari e istituti preposti ad emanare normative, di strumenti di trasparenza ancora più efficaci.
FERRETTI RICCARDO
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-152956/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-152956/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04162012-162937
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-162937/
Fiducia intraorganizzativa. Dalla letteratura alle impressioni di un manager
VENTURELLI, NICOL
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La tesi tratta la fiducia intraorganizzativa nelle relazioni di lavoro a tutti i livelli gerarchici. Vengono prese in considerazione le relazioni verticali nella loro bidirezionalità indagando sia la fiducia che un subordinato sviluppa nei confronti dei suoi superiori sia la fiducia che un manager sviluppa nei confronti dei suoi dipendenti, nel tentativo di comprendere le differenze tra le due opposte prospettive. Non è stato trascurato nemmeno l’asse orizzontale considerando la fiducia nelle relazioni tra pari con un breve focus sul lavoro in team. Viene proposta, inoltre, con l’intento di conoscere meglio la prospettiva manageriale, un’intervista all’alta sfera dirigenziale di un’impresa. Questo specifico punto di vista che nella letteratura ha trovato uno sviluppo marginale, a fronte di diverse difficoltà in parte legate all’oggetto di studio in parte legate ai soggetti rispondenti, vuole essere preso in considerazione in un approccio centrato sui manager nel tentativo di comprendere la loro percezione.
GALLI GIOVANNA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-162937/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-162937/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04032012-152125
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-152125/
La Regolamentazione CONSOB sulle operazioni con parti correlate: una nuova disciplina per i gruppi societari e bancari
MALMUSI, ELEONORA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Le “operazioni con parti correlate” costituiscono, oramai da tempo, uno degli argomenti più critici in tema di Corporate Governance aziendale e bancaria. In virtù della loro peculiare natura potenzialmente foriera di conflitti d’interesse, esse si pongono ad oggetto di specifica disciplina e monitoraggio riguardanti operazioni poste in essere da società quotate in mercati regolamentati e non.Il tema in oggetto si pone, agli occhi degli operatori interessati e di settore, come una questione di non facile comprensione, delicata ma, soprattutto, estremamente articolata e complessa da gestire, sia sul piano della coerenza con un già presente impianto normativo imponente alle spalle sia sul piano della comunicazione. Inoltre, la crisi finanziaria degli ultimi anni ha, per così dire, “monopolizzato” l’attenzione degli stessi operatori e studiosi perlopiù sul << fallimento delle banche, l’uso sconsiderato della leva finanziaria, l’emissione di titoli tossici, le carenze dei controlli delle Autorità di Vigilanza, l’uso distorto dei sistemi di remunerazione >>; e ciò ha posto sullo sfondo questioni di Governo Societario di cruciale rilevanza, come il sistema dei controlli interni e i conflitti di interesse.Negli ultimi anni l’interesse rivolto alle “related party transactions” sta registrando un decisivo incremento, e ciò a seguito del sempre più tangibile timore che, attraverso tali operazioni, alcuni tra i soggetti che svolgono attività di direzione e coordinamento - nel mondo bancario così come in quello aziendale - possano avviare delle vere e proprie attività espropriative e conseguire, in tal modo, benefici indebiti a danno della società da loro amministrata e delle altre innumerevoli categorie di stakeholder.D’innanzi ad un quadro così ampio e complesso da gestire, ecco che sorge la necessità di realizzare una disciplina ad hoc, la quale détti specifiche regole e procedure, e delimiti la propria area di applicazione individuando, prima di tutto, quelle che sono le controparti che possono definirsi “parti correlate”. Un’ impresa, questa, non di certo semplice e nemmeno esente da possibili errori e critiche ma che, di recente, ha trovato organico compimento nella delibera CONSOB n. 17221, emanata in data 12 marzo 2010, e attraverso la quale è stato approvato il cosiddetto “Regolamento recante disposizioni in materia di operazioni con parti correlate”. In esso, vengono sanciti quei principi generali che assicurano << la trasparenza e la correttezza sostanziale e procedurale di operazioni con parti correlate effettuate, direttamente o per il tramite di società controllate, da parte di:<< società italiane quotate in mercati regolamentati italiani, o di altri paesi dell’Unione Europeaedemittenti azioni diffuse fra il pubblico in misura rilevante (secondo la definizione di cui all’art. 2-bis del Regolamento Emittenti Consob) >>.Nello specifico, il Regolamento interessa le sopracitate categorie volte a realizzare operazioni di tale natura con i soggetti in potenziale conflitto di interesse, tra cui azionisti di riferimento o di controllo, amministratori, sindaci e alti dirigenti, inclusi i loro stretti familiari (aspetti che verranno trattati con maggior approfondimento nei Capitoli 2 e 3).
VEZZANI PAOLA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-152125/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-152125/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04032012-185651
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-185651/
Le Pubbliche Relazioni nella gestione della crisi aziendale. La comunicazione di Hera spa durante la realizzazione della centrale di cogenerazione a Imola (Bo).
VALGIMIGLI, VALENTINA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La tesi intende analizzare il ruolo delle Pubbliche Relazioni e della Comunicazione durate la gestione delle problematiche e delle crisi all'interno delle organizzazioni. Dopo aver trattato brevemente la comunicazione aziendale e le discipline di issues e crisis management, si procederà ad analizzare nello specifico le attività di Pubbliche Relazioni. L'importanza assunta negli ultimi anni da questa professione che fa parte della comunicazione d'impresa e ne costituisce lo scheletro portante e la complessità crescente del contesto economico e sociale in cui le imprese operano, unita alle numerose richieste di trasparenza da parte dei vari stakeholder aziendali rendono indispensabile il suo utilizzo nel caso in cui un'impresa si trovi ad affrontare una situazione di crisi. Infatti le Pubbliche Relazioni rivestono un ruolo fondamentale nella gestione delle informazioni interne ed esterne all'organizzazione, nella facilitazione del superamento della crisi e nel conseguente contenimento dei danni.
La comunicazione di crisi assume pertanto caratteristiche specifiche che hanno come scopo fondamentale quello di proteggere e possibilmente valorizzare la reputazione che l'impresa si è costruita negli anni. Il professionista delle Pubbliche Relazioni deve delineare insieme agli altri membri del top management le linee guida della strategia comunicazionale che si vuole realizzare e attivare tutte le attività necessarie alla sua implementazione: la raccolta e il monitoraggio delle informazioni, la diffusione di una serie di messaggi chiave attraverso diverse forme di comunicazione differenziate sulla base dei vari pubblici a cui sono destinate, i rapporti con i media e la difficile gestione delle issue di percezione.
In seguito, l'elaborato propone lo studio di un caso pratico nel quale saranno analizzati alcuni aspetti relativi alla comunicazione aziendale e all'utilizzo delle Pubbliche Relazioni durante gli eventi di crisi scatenati dalla decisione di una holding italiana di aprire un nuovo impianto produttivo. A Imola nell' ottobre del 2003 la holding Hera spa, operante nei servizi idrici, energetici ed ambientali, inizia il lungo processo per la realizzazione di una nuova centrale a turbogas all'interno del territorio urbano, dando così il via ad una serie di polemiche e conflitti con la comunità locale che sfoceranno in ritardi concreti e modifiche operative nei confronti dell'impresa e del suo discusso progetto. La cittadinanza, notevolmente preoccupata a fronte dei rischi per la salute e dei già elevati livelli di inquinamento, sostiene l'irragionevolezza nella costruzione dell'impianto sul territorio imolese e attacca apertamente la multiutility, mentre l'azienda mantiene una linea difensiva moderata basata sulla proprie competenze in ambito ambientale e appoggiandosi alle autorità locali. La comunicazione aziendale e le sue attività di relazioni pubbliche saranno analizzate allo scopo di verificare se e in che modo avranno modificato le opinioni e l'issue di percezione dei cittadini. Dalla volontà dell'impresa di mantenere un confronto e un dialogo aperto con i pubblici interessati nascerà poi a marzo 2008 il RAB, cioè il Residential Advisory Board o Consiglio Consuntivo della Comunità locale, che rappresenta una forma di consultazione organizzata per permettere la realizzazione di un dialogo trasparente tra l'azienda e i cittadini. L'apertura della centrale avverrà infine a settembre del 2009, dopo sei anni dall'inizio del procedimento.
PECCHENINO MAURO
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-185651/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04032012-185651/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04182012-082413
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04182012-082413/
Strategia aziendale e nuova opportunità di business: Business Plan Nike Only Store Cycling
STAGNI, GIORGIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
La tesi si propone l’obiettivo di spiegare come da una strategia aziendale deliberata di una multinazionale, sia possibile cogliere le linee guida per poter declinare nel proprio mercato di riferimento, ovvero in Italia, un efficace progetto di business.
Il fine ultimo della tesi è quello di elaborare un business plan che produca tutte le informazioni utili ad esplicare gli obiettivi nel medio-lungo termine che si pone questo business basato sull’apertura di un nuovo punto vendita monomarca , dedicato al settore sportivo, nello specifico solo alla categoria cycling.
La prima parte della tesi consiste nella presentazione della multinazionale per conoscere la storia e l’ ispirazione di fondo, poi si passa all’analisi del modello di business e della strategia che applica a livello globale sul mercato.
La seconda parte è focalizzata sull’analisi del mercato globale e dei trend di riferimento, per poi focalizzarsi sul mercato locale Italiano di Reggio Emilia, e sulle opportunità che offre.
Una parte dell’analisi esterna del mercato è dedicata tutta al mondo cycling, affinché si abbia coscienza di tutte le discipline e le opportunità che offre il mercato del consumatore target che si è individuato.
L’ultima parte è la produzione di tutte le analisi e le decisioni prese precedentemente, ovvero la redazione vera e propria del business plan sull’apertura del nuovo punto vendita mono categoria, che ha come core business il mondo cycling e le sue declinazioni.
DI TOMA PAOLO
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04182012-082413/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04182012-082413/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
oai:morethesis.unimore.it:etd-04162012-111539
2013-01-21
dtype:LM
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-111539/
La fiducia nel brand nel settore bancario
LICCESE, LUIGIA
SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DELL'ECONOMIA
Il presente lavoro è dedicato alla fiducia nel brand nel settore dei servizi, prendendo in considerazione soprattutto il retail banking. È stata evidenziata la risorsa fiducia quale fattore indispensabile nel settore dei servizi ed elemento fondante per il consolidamento del rapporto cliente impresa. In tale ambito, sono state evidenziate le caratteristiche dei prodotti/servizi offerti alla clientela ed in particolare il loro carattere di intangibilità. Il consumatore non può prima dell’acquisto fare delle considerazioni sulle caratteristiche del prodotto, ma necessariamente deve acquistarlo per valutarne i benefici. È stato evidenziato come le imprese cercano di sfruttare sempre di più le risorse di conoscenza e di fiducia per consolidare non solo il rapporto cliente-impresa, bensì per rafforzare il valore del brand che costituisce l’interfaccia azienda-consumatore. La letteratura in materia dimostra l’importanza della forza del brand, specie nelle aziende di servizio dove nella generalità si presenta un prodotto/servizio indifferenziato che attraverso il brand può essere personalizzato, in quanto le caratteristiche della marca contengono anche la componente psicologica che incide nel processo di acquisto da parte del consumatore. Infine, si è fatto cenno come il settore bancario nel passato non ha sfruttato come leva il valore del brand, limitandosi a evidenziare la propria insegna, ciò in conseguenza della delicatezza dei servizi bancari e finanziari che frequentemente si pongono in conflitto di interessi con il cliente/consumatore; tali ostacoli vengono superati dagli intermediari finanziari, multi servizi e multi brand, specie nell’internet banking dove la banca offre prodotti/servizi di diverse società emittenti.
MARTINI MARIA CRISTIANA
Modena & Reggio Emilia University
2012-05-08
info:eu-repo/date/embargoEnd/2052-05-10
text
application/pdf
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-111539/
https://morethesis.unimore.it/theses/available/etd-04162012-111539/
it
info:eu-repo/semantics/closedAccess
!!!didl!100